Una nuova rubrica \ Visto dall'alto…

CARI POLITICI NON ABBIATE PAURA DELLA RETE!

 

Ringrazio l'amico Direttore per avermi dato la possibilità di iniziare questa nuova rubrica, anche se non sono affatto sicuro di essere un redattore affidabile. Mi sembra stimolante poter scrivere per un giornale on-line, oltretutto della mia città, convinto che Indialogo rappresenti una felice intuizione che non tradirà le aspettative dei lettori. A mio parere l'informazione digitale – a differenza di quanto sostenuto dal bravo giornalista Guido Alferj che ha presenziato l'inaugurazione della testata – soppianterà decisamente, in tempi neanche troppo lunghi, quella dei media tradizionali. Il principale motivo di questa mia previsione risiede nella "dinamicità" della rete, strumento che, rispetto a carta stampata e televisione, offre una grande possibilità di interazione: tutto può essere condiviso, commentato, acquisito, pubblicato, discusso… la circolazione delle idee è continua e le opinioni si formano liberamente; per non parlare della vastità dei contenuti… on-line è possibile trovare di tutto e consultarlo da ogni luogo e a qualsiasi ora… Non è fantastico? Non molti anni fa ciò sarebbe stato semplicemente impensabile!

Questa premessa – per tornare alla mission di questa rubrica che è quella di provare ad offrire nuovi spunti di discussione – serve ad evidenziare un paradosso di questo nostro Paese: da un lato l'importanza crescente che va assumendo l'uso degli strumenti digitali e le conoscenze informatiche in ogni ambito della vita sociale, dall'altro, la generazione che maggiormente usa le nuove tecnologie messa all'angolo. Avrete capito che sto parlando della cosiddetta generazione degli "sfigati", quella che secondo il governo non ha prospettive. Dieci milioni di italiani, tra 30 e 40 anni, che scorrazzano quotidianamente tra blog, social network e cloud computing, che leggono, approfondiscono, scelgono… e che in Italia non solo non hanno futuro, ma, a quanto pare neanche un presente dal momento che parole come "innovazione", "internet", sembrano essere sparite dal lessico dei nostri governanti. Intanto, gli esperti ci fanno sapere che il digital divide (che indica il divario esistente tra chi ha effettivo accesso alle tecnologie delle informazioni e chi ne è escluso) è tra i più alti in Europa. Sarebbe stato sufficiente curiosare in una Pubblica Amministrazione (una qualunque, tanto il livello è lo stesso) per capire che non serviva che ce lo dicessero loro: i metodi di lavoro, tranne rare eccezioni, sono uguali a 20 anni fa e i lavoratori – che invece hanno un presente e un futuro – non sembrano avvertire minimamente l'esigenza di cambiamento, anzi, spesso la combattono… Come potrebbe essere diversamente se l'età media di quelli che dovrebbero promuovere l'innovazione – il nostro Governo - è di 64 anni e se le leggi che tirano fuori servono solo ad impedire l'ingresso di giovani risorse nel mondo del lavoro?! Leggo proprio in questi giorni che alcuni "inquilini" del nostro Transatlantico siedono su quelle poltrone da ben 40 anni! Mi riesce difficile pensare che la generazione di cui parliamo, anche in politica – come già avviene in altre democrazie – non riesca a fare meglio di questi dinosauri, considerato lo sfascio che stiamo vivendo.

Ecco dunque spiegato il motivo per cui il "popolo della rete" fa le fortune di Grillo, il quale prima di ogni altro ha capito che internet non è solo un comodo passatempo, ma incarna uno "status mentale" che privilegia l'immediatezza, la concretezza, l'assenza di filtri: l'esatto contrario della politica. I nuovi "navigatori" non sono più disponibili a delegare in bianco i loro diritti e la "connessione" con questa nuova realtà può avvenire solo con l'utilizzo del loro stesso linguaggio. Quanti candidati saranno in grado di fare questo alle prossime scadenze elettorali?

Vorrei quindi dire alla politica nostrana che non saranno certo i soliti comunicati conditi con qualche termine da "new economy" ad impressionare la comunità digitale; occorrono idee completamente nuove, metodi di approccio diversi, argomentazioni moderne… allora si che la rete potrà essere un valido ausilio. Quanti, per esempio, dei prossimi candidati Sindaci sarebbero disposti, attraverso un continuo confronto con i cittadini, a documentare dettagliatamente sul sito istituzionale (magari con la pubblicazione del bilancio) tutti i costi sostenuti dall'Amministrazione? In che misura avranno la volontà di motivare pubblicamente e in maniera trasparente le loro scelte politiche?

Questa sarebbe la vera rivoluzione digitale nel rapporto tra elettore ed eletto, altro che 100 metri di asfalto o qualche lampione! Ma avremo modo di approfondire ulteriormente questi temi, per adesso aspettiamo le risposte.

 Il Barone rosso… verde