IL SALUTO DELLA NOSTRA CITTA'

ESEQUIATO PADRE GIORGIO DI FEBBO

Dopo la celebrazione esequiale nella chiesa di S. Francesco in Tagliacozzo, presieduta da P. Fabrizio De Lellis, Vicario Provinciale con funzione di Ministro Provinciale e concelebrata da una ventina di sacerdoti, religiosi e diocesani, tra i quali P. Nicola Petrone, la salma di P. Giorgio Di Febbo è tornata nella natia Atri, nel pomeriggio del 26 maggio, a poche ore dalla processione del Corpus Domini, con il Vescovo, i Canonici e i Parroci della forania, proprio nel giorno liturgico con la teoria teoforica.

Il baldacchino nel cantuccio della prima campata della navata destra, l’unica coperta da volta crociera, quella che sormonta l’altare di S. Anna, di patronato acquaviviano, sta ad indicare la processione con il SS. Sacramento, rilanciata in Atri, dall’Anno Eucaristico con il relativo Congresso a Bari, voluto da S. Giovanni Paolo II, nell’anno in cui avrebbe incontrato sorella morte.

E’ una meravigliosa giornata di sole maggiolino. Alle tre del pomeriggio, Piazza Duomo è semideserta, con un drappello atriano presso i due caffè all’ombra della Cattedrale. Un’occhiata al calendario ci ricorda la memoria di S. Filippo Neri, il Santo della gioia, la cui congregazione con lui in testa, si è imbattuta egregiamente nel nostro Abruzzo, con la badia di S. Giovanni in Venere, perché era l’epoca delle commende, con i relativi Abati.

Il feretro arriva dalla statale di Atri, e la S. Messa viene celebrata da P. Carmine Terenzio, a nome del Provinciale, della stessa comunità di Tagliacozzo. P. Giorgio era arrivato nell’autunno 2012 nel convento tra Pescara e Roma e ha vissuto nella comunità tommasiana gli ultimi anni di vita, coltivando la passione per la montagna. Aveva scalato vette di una certa importanza come quelle alpine, e le immagini tappezzavano la cella del convento. In mancanza di quelle all’estremo Nord del Bel Paese, aveva tutto il campionario abruzzese con Gran Sasso, Maiella e Velino-Sirente.

A latere, P. Massimiliano Di Carlo, definitore Provinciale e Parroco di S. Maria Assunta a Silvi e P. Fulvio Petti, economo Provinciale e vice-Parroco della stessa, dove P. Giorgio è stato negli anni della maturità. Nella chiesa che si affaccia sulla nazionale adriatica, incantava silvaroli e bagnanti, provenienti da varie parti del mondo, con l’esecuzione di musica sacra e classica.

Tra i concelebranti, tre compagni di formazione, P. Silvio Di Giancroce, già Guardiano del Santuario del Miracolo di Lanciano e Parroco per nove anni di S. Maria Assunta a Silvi, P. Lorenzo Tucci, poeta dialettale, della comunità della Madonna dei Lumi a Civitella del Tronto e P. Francesco Di Salvatore, per tanti anni in Atri come cappellano dell’ospedale civile.

Nella vibrante omelia P. Carmine ha sottolineato la sensibilità e la discrezione di P. Giorgio. Ha ricordato che tutti siamo preziosi agli occhi di Dio. E alla fine ha ricordato pure la raffinatezza del compositore e il brano HVP (Ho voglia di piangere). Sedette all’organo, in Atri, pure il giorno della prima Messa, dopo il pranzo, per l’intervista di Giovanni Verna, registrata dal cugino Pino Perfetti, presente nell’assemblea.

La liturgia era animata dal coro OFS di Chieti, coordinato dal Dott. Giuseppe Crusafio, salentino. Con la chitarra ha eseguito brani del repertorio del RnS e di Assisi. P. Giorgio è stato per 16 anni nella comunità di S. Francesco al Corso dove ha animato il nutrito gruppo dei francescani laici, composto da molti giovani, provenienti anche da fuori Chieti. Anni molto intensi, con il Grande Giubileo del 2000. Non poteva mancare “Dolce Sentire”, il più famoso canto francescano nella liturgia, e neppure “O Signore fa di me uno strumento”, del sacerdote padovano Paolo Spoladore, quasi a sottolineare la francescanità e l’antonianità di P. Giorgio, maturata nella chiesa all’ombra della casa paterna. Non aveva neanche sei anni, quando per intercessione di S. Antonio di Padova, Atri fu salvata dalle mine ed esplose di gioia. Da allora la festa del Taumaturgo lusitano fu contrassegnata dal significativo ricordo e divenne la numero tre della cittadina, dopo S. Rita e S. Reparata.

La salma è stata salutata dal maggior numero dei presenti in Piazza Duomo, mentre P. Carmine ricordava che la data della morte non avviene a caso. P. Giorgio teneva molto alla Basilica di S. Francesco in Assisi, fiore all’occhiello dei Minori Conventuali e il Signore gli ha fatto dono di morire il 24 maggio, quando la principale chiesa francescana di tutto il mondo è in festa. Anche S. Giovanni Paolo II è morto nella vigilia della IIa domenica di Pasqua e il Beato Paolo VI ha concluso la giornata terrena, nel giorno della Trasfigurazione, lui che per motto episcopale avrebbe scelto “cum ipso in monte”. Gli fu sconsigliato per il taglio troppo contemplativo.

Ora P. Giorgio riposa accanto ai familiari, nella parte antica del camposanto monumentale di Atri. E forse quando un bambino andrà a trovare i nonni in quel cimitero s’imbatterà nella scritta. Potrebbe nascere la curiosità sui francescani. Per P. David Maria Turoldo fu l’entrata con la madre nel Santuario della Madonna delle Grazie ad Udine, per qualche altro potrebbe essere la tomba di un figlio di S. Francesco che ha operato nella vigna del Signore con amore e discrezione.

SANTINO VERNA