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- Pubblicato Martedì, 16 Febbraio 2016
- Scritto da Santino Verna
LA FESTA DI SAN GABRIELE IN ATRI
IL SANTO DEL POPOLO
Per la ricorrenza di San Gabriele dell’Addolorata si usa la locuzione “festa liturgica”, per distinguerla dalla “festa popolare”. I Santi dell’era contemporanea, ma un po’ anche quelli moderni (in senso manualistico del termine) hanno uno scarso peso calendariale. Un esempio sono gli innumerevoli proverbi, con la rima facilitante meccanismi di memoria, come “Sant’Antonio con la barba bianca/ se non piove, la neve non manca” o “Quando arriva il Padovano/ togli il pastrano”, per indicare rispettivamente il freddo della metà di gennaio, quando cade la festa dell’Abate egiziano e il caldo incipiente alle soglie del solstizio estivo, quando è la ricorrenza di S. Antonio di Padova.
S. Gabriele cade il 27 febbraio, giorno obituario, come la maggior parte dei testimoni della fede. Febbraio, per via anche della Quaresima, è un mese non molto ricco di Santi. Tutti conosciamo la storia di S. Gabriele, almeno per via dei frequenti rapporti col Santuario ai piedi del Gran Sasso o per le missioni popolari dei confratelli nelle nostre terre.
Francesco Possenti –questo il nome anagrafico- nacque in Assisi il 1° marzo 1838, e gli fu messo il nome del più illustre figlio della città alle falde del Subasio. Battezzato al fonte di S. Rufino, gli furono messi anche i nomi di Giuseppe, Vincenzo, Pacifico e Rufino, secondo la consuetudine del ceto egemone. Il babbo era di Terni, la mamma di Civitanova Marche. La famiglia si trasferì a Spoleto, per via della professione paterna e nella città longobarda visse la fanciullezza spensierata, nella famiglia numerosa dove ogni sera vi era la recita del Santo Rosario.
A Spoleto ebbe la chiamata alla vita religiosa, fissando gli occhi nello sguardo della Madonna, durante la processione che partiva dalla Cattedrale. Ancora oggi nel Duomo si venera la SS. Icone che parlò al giovanissimo Checchino (questo il diminutivo in famiglia e per gli amici) oltre ad un modesto quadro di S. Gabriele. Tra i Passionisti, in breve tempo, visse lo straordinario itinerario di santità.
La tubercolosi lo portò alla morte, avvenuta all’alba del 27 febbraio 1862, mentre si preparava agli Ordini Maggiori. Aveva già ricevuto quelli minori nella Cattedrale di Penne, perché Isola del Gran Sasso, apparteneva alla diocesi vestina. Gli furono conferiti dal Vescovo Vincenzo D’Alfonso, deceduto nel 1880 e tumulato nella cappella dei canonici del camposanto di Atri, assieme a diversi sacerdoti della cittadina, l’ultimo, in ordine di tempo, l’indimenticabile Don Enrico Liberatore. Lui ci guarda e sorride dal Paradiso con S. Gabriele e tutti i nostri Santi.
Beatificato nel 1908 da Papa Sarto e canonizzato nel 1920 da Benedetto XV, il culto fu promosso soprattutto dal confratello e biografo P. Stanislao dello Spirito Santo, anche lui proveniente dall’ex-Regno Pontificio, Vescovo recensito Amilcare Stanislao Battistelli. Fu lui a volerlo patrono della diocesi e della città di Atri “aeque principaliter” con S. Reparata. Era il 1953.
Nei luoghi abruzzesi dove è viva la devozione a S. Gabriele, si sviluppò la consuetudine del “famulato”. Un bambino (maschietto o femminuccia) che aveva ricevuto una grazia del Signore, per intercessione di S. Gabriele, indossava per un determinato tempo, l’abito religioso passionista. Tale tradizione esisteva, soprattutto nell’Italia Meridionale, con l’abito minoritico, come ringraziamento a S. Antonio di Padova, protettore appunto dei bambini. In Atri sembrò prevalere la devozione al Patrono d’Abruzzo, soprattutto per contiguità territoriale e vicinanza cronologica, ma anche grazie all’abbonamento a “L’Eco di S. Gabriele”, nato sette anni prima della canonizzazione. Giuseppe Antonelli, insigne scultore atriano, ebbe la gioia di incontrare, da bambino, il fratello di S. Gabriele, Dott. Michele Possenti, illustre medico, ormai molto avanti negli anni.
La festa di S. Gabriele si tiene nell’omonima Parrocchia del rione S. Antonio e il triduo comincia il 24 febbraio. Diversi di Atri, il 27 febbraio, si recano, alla spicciolata al Santuario presso Isola del Gran Sasso, per la prima Messa nell’ora della morta o per un’altra nelle ore successive nel nuovo Tempio, fresco di dedicazione. Chi non può andarvi, si reca nella chiesa atriana che riecheggia, nelle sembianze, la cappella del vecchio Santuario, con il deambulatorio anulare. Per tantissimi anni vi ha celebrato, in orario quasi antelucano, P. Ferdinando Zicchetti, stretto collaboratore di Mons. Battistelli.
Con l’organizzazione del Parroco Don Paolo Pallini e del successore, Don Vincenzo Salladini, coadiuvato dal Vice-Parroco Don Matteo Baiocco D’Angelo, la ricorrenza liturgica ha avuto sempre un meraviglioso svolgimento in collaborazione con il gruppo parrocchiale. A volte è intervenuto un predicatore passionista. Nel 2006, nei Secondi Vespri, ha celebrato Mons. Domenicangelo Scotti, fresco di consacrazione episcopale, da due mesi Vescovo di Trivento, su invito di Don Paolo, suo antico compagno di seminario.
SANTINO VERNA