IL NIPOTE A DON ENRICO:

"HO ANCORA TANTO BISOGNO DELLE TUE CAREZZE..."

Caro zio,

voglio iniziare il tuo ricordo con una delle lettere che ti scrissi tanto tempo fa e che penso possa essere un sunto della tua vita in mezzo a noi:

“ Caro zio in mezzo al mondo, eri un esempio di vita, eri il punto di riferimento di tutti i giovani. Fuori dal mondo non sei che un povero frate rinchiuso fra quattro fredde mura, che aspetta con ansia qualcosa che mai arriverà.

In mezzo al mondo eri un sacerdote rispettato, per molti un idolo, me compreso.

Fuori dal mondo ora sei una persona qualunque che trascorre le sue giornate in solitudine, lontano dalla vita. In mezzo al mondo sarai ricordato come un sacerdote esemplare, umile e caritatevole con tutti, pronto ad aiutare il prossimo.

Fuori dal mondo non sarai ricordato se non vagamente per quel nome scritto su quella tomba.

Tra quattro mura trascorri le tue giornate, ti vedo disteso su di una tavola, mentre rifletti sui passi di un libro. Ti vedo genuflesso dinanzi ad un crocifisso, forse preghi o forse parli con Dio.

Ti vedo ogni giorno mentre fai scorrere la vita, solitaria e monotona. Ti vedo infelice e insoddisfatto, ti vorrei vedere gioioso e raggiante, desideroso di vivere la vita come facevi un tempo, zio.

Cos’è la solitudine? Te lo sei chiesto zio? …

Forse qualcosa di cui si ha bisogno in certi momenti della vita, ma non la compagna della vita stessa. L’isolamento col tempo uccide i nostri pensieri, distrugge la libertà, ci estranea da tutto e da tutti, raffredda le nostre idee, i nostri desideri, ci rende inetti a vivere. La solitudine è la distruzione della vita, rende passivi dinanzi a tutto.

Per questo, caro zio, non permettere che essa, che tanto brami, distrugga la tua esistenza, non permetterle di chiudere il tuo intelletto. Reagisci, torna alla libertà, torna tra le braccia di quel piccolo mondo che un giorno lasciasti inerte e attonito per riacquistare vigore e riprendere con te il cammino, pur se lungo e difficile, di vita.”

 

Questa lettera zio te la scrissi quando eri alla Certosa, in quel momento pensai che tu ci lasciavi per sempre ma mi sbagliavo perché nei momenti di bisogno eri lì, pronto a tendermi la tua grande mano…

Oggi invece mi hai lasciato… , ci hai lasciati veramente e l’hai fatto così come era tuo solito, in punta di piedi, accompagnato da quella solitudine che era la tua vita e che ti ha portato tra le braccia di quel Dio che tanto cervavi… .

Però, a differenza di quanto scritto tempo fa, oggi ho capito che non sarai ricordato “ Se non vagamente per quel nome scritto su quella tomba” ma sarai ricordato, soprattutto fuori, come un santo sacerdote umile e caritatevole con tutti.

Caro zio i ricordi più belli, le nostre scampagnate, i tuoi insegnamenti, le nostre cantate dentro la tua 127 beige, ti ricordi quando cantavamo a squarciagola Jerusalem, Jerusalem…., la raccolta delle more,…  li porterò per sempre nel mio cuore.

So che dall’alto dei cieli non farai mancare alle tue sorelle, al caro zio Giudo e ai tuoi nipoti e nipotine la tua santa benedizione giornaliera.

Con il tuo essere sacerdote hai scritto delle bellissime pagine di Vangelo, con il tuo essere zio hai scritto delle belle pagine di vita nel mio cuore.

GRAZIE per tutto il bene che mi hai donato e mi raccomando, quando con le tue grandi braccia abbraccerai il caro nonno Felice, ricordatevi che sulla terra avete lasciato un nipote che ha ancora tanto ma tanto bisogno delle vostre dolci carezze.

Con grande affetto tuo nipote….

TOMMASO MARINELLI