VILLA BOZZA E IL SUO PATRONO

SAN BENIGNO E I PERSONAGGI ILLUSTRI DELL'ANTICO BORGO

Il 13 febbraio si festeggia S. Benigno, presbitero e martire, ucciso a Todi nel IV secolo. Dalla scarna biografia sappiamo che fu un uomo di grande rettitudine e per questo venne ordinato sacerdote. Il martirio avvenne nei pressi della città di Todi, e il corpo riposa nella chiesa di S. Silvestro, sempre nella vivibilissima cittadina umbra. La collocazione in quest’ultima doveva essere una sistemazione idonea, perché la salma non venne trasferita altrove, come si è verificato per gli altri patroni di Todi.

La chiesa di S. Silvestro non ha avuto la celebrità di quella di S. Fortunato, dove Nino Manfredi, nel 1971, girò la scena del matrimonio nel film “Per grazia ricevuta”, come ebbe modo di ricordare nel 1998, in una conferenza presso l’Università degli Stranieri di Perugia. Lionel Stander, il Mangiafuoco di Comencini, passeggiava ai piedi del sagrato, nella divertente e drammatica scena.

Un documento nel XVII secolo, parla di S. Benigno e ce lo ritroviamo, chissà per quali vie, patrono di Villa Bozza, il borgo nel territorio di Montefino, uno dei 10 comuni della provincia di Teramo appartenente all’arcidiocesi di Pescara-Penne. Certamente il nome Benigno non è diffuso a Villa Bozza e neppure in Atri, a differenza degli Zopito di Loreto Aprutino e dei Nunzio di Pescosansonesco e altri comuni limitrofi.

I bozzesi si recavano in Atri in varie occasioni, come feste e fiere, raggiungendo la cittadina ducale a piedi, percorrendo scorciatoie. Gli atriani restituivano le visite, nelle feste dell’anno, o in ambiti più quotidiani, come il ritrovo presso la casa di Ettore Mincione e Guglielmina Ranalli o, in tempi più recenti, al “Gallo” o “Erasmi”.

Due figli illustri di Villa Bozza, l’antica “Villa Beotia”, hanno vissuto pagine fondamentali di vita nella città di Atri: il Prof. Giuseppino Mincione e il Prof. Nicola Cesare Occhiocupo, il primo nel quarto S. Croce e più tardi nei pressi della villa comunale, il secondo in Via Aurelio Grue.

Il Prof. Mincione, docente di materie umanistiche, scomparso il 17 giugno scorso, è stato Rettore dell’Università della Terza Età a Pescara e nel tempo libero ha curato la poesia trilingue, come Don Luigi Illuminati (vernacolo, italiano, latino), anche attraverso i distici. Per Atri ha composto la canzonetta “Cambane de Atre”, con la musica di Don Bruno Trubiani, senza dimenticare “La gazzose de lu squatrone”, per interessamento di Massimo Di Febbo che ne realizzò l’illustrazione, con la musica del m° Antonio Di Jorio, padre della canzone abruzzese. Tra gli inni sacri, uno al Beato Rodolfo, con la musica del suo amico, Prof. Antonio Piovano, di Città S. Angelo, e il progetto di un oratorio, punto di partenza per il rilancio del figlio più illustre di Atri.

Il Prof. Occhiocupo, giornalista, è stato per 12 anni Magnifico Rettore dell’Università di Parma e nella festa di S. Ilario, patrono della città emiliana ha ricevuto il primo riconoscimento conferito ad un illustre cittadino di adozione. Nell’Antitrust ha avuto alti incarichi, ed è conosciuto soprattutto come grande esperto della Costituzione. Il 3 dicembre 1994, al Teatro Comunale, ha ricevuto la cittadinanza di Atri, mentre venivano salutati altri due figli di Atri, Mons. Francesco Di Felice, alla vigilia della nomina a Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Famiglia e il Dott. Domenico Vecchioni,  ambasciatore e biografo di Evita Peron, la “Madonna dei descamisados”, purtroppo a torto dimenticata e tornata all’attenzione del mondo giovanile grazie all’interpretazione di Luisa Veronica Ciccone, peraltro pacentrana.

I docenti bozzesi, nella città dannunziana, si son ritrovati ad un tiro di schioppo, nel piviere del Sacro Cuore, la chiesa più centrale di Pescara

S. Benigno non è presente nel santorale atriano, anche se ne parla (ma è un omonimo), Antonino Anello, nel componimento “Na jurnate de meravije”, ambientato a Pettorano sul Gizio, dove si era recato con la schola cantorum “S. Francesco” di cui è stato autorevole basso, per tutta la permanenza dei Conventuali nella seconda metà del XX secolo in Atri, e anche dopo la soppressione del convento, quando la corale fu ricostituita dal m° Cav. Glauco Marcone, dopo la breve esperienza dell’Academia Baptistiana, presso la chiesa di S. Giovanni.

Negli anni ’90, per iniziativa del Prof. Mincione e dell’allora Parroco di Villa Bozza, Don Remo Chioditti, direttore di Radio Speranza, fu caldeggiata l’idea del gemellaggio tra il paese dell’entroterra a Sud del Vomano e Todi. La chiesa di S. Maria delle Grazie nel paesino era in restauro e il binomio umbro-abruzzese avrebbe siglato felicemente il ripristino, alla vigilia del Grande Giubileo del 2000. Il Prof. Mincione si era interessato peraltro di un prelato legato contemporaneamente all’Umbria e all’Abruzzo, l’umanista Giovanni Battista Valentini, Vescovo di Penne e Atri (o di Atri e Penne, se firmava dal palazzo vescovile dirimpetto alla Porta Santa), detto il “Cantalicio”, dal paesino, proprio tra Umbria e Abruzzo, dove ebbe i natali. Insegnò pure all’Università di Perugia.

Purtroppo il gemellaggio andò in fumo, perché nel settembre 1997 ci fu il terremoto che colpì la dorsale apenninica tra Umbria e Marche. Don Remo fu trasferito da Villa Bozza e lo storico avvenimento non venne realizzato. Ma il Prof. Mincione ricordava sempre con nostalgia il progetto, nel nome del protettore del borgo natio, paradossalmente poco conosciuto dagli atriani. Avrebbe commentato il Professore: “Ab assuetis non fit passio”.

SANTINO VERNA