LE TRADIZIONI CHE FANNO FESTA

ESTRAZIONE DEI SANTI PROTETTORI IN ATRI

La solennità dell’Epifania, nel mondo francescano, è caratterizzata dalla tradizione dell’estrazione dei Santi protettori, i testimoni della fede (Santi e Beati) che accompagnano il fedele nel corso dell’anno, da poco iniziato, con l’intercessione. Occorre però imitarli i Santi e conoscerne un po’ la storia. Non sono soltanto i Santi francescani che tappezzano il calendario in maniera grande, ma coloro che hanno personificato le beatitudini nel primo e secondo millennio cristiano.

Quelli che son stati più vicini a Gesù come la Madonna e S. Giuseppe, i nonni SS. Gioachino e Anna, gli Apostoli e i Discepoli, i Martiri dei primi secoli come S. Agata, S. Lucia e S. Dorotea per fare esempi ben conosciuti, gli Abati come S. Antonio e S. Benedetto, i Dottori come S. Basilio e S. Giovanni Crisostomo molto cari alle Chiese orientali e poi tutto il fiume dei Santi dell’Ordine Serafico, a partire dal Patriarca S. Francesco, proseguendo naturalmente con S. Antonio di Padova e S. Chiara.

Poi vengono i Santi dei nostri giorni, con il XX secolo detto “dei martiri”, con quanti hanno versato il sangue per la fede e la giustizia. L’imago brevis è il Beato Oscar Arnulfo Romero, l’Arcivescovo salvadoregno, sempre ligio ai doveri di successore degli apostoli e pastore che pagò con la vita l’amore e la difesa del gregge a lui affidato. Ci sono certamente anche i Santi delle nostre famiglie, i genitori, i nonni, gli zii che ci guardano e assistono dal Paradiso.

La tradizione era certamente nota da tanto tempo in Atri, perché la cittadina respira il francescanesimo almeno da 800 anni, quando al Concilio Lateranense IV, il Santo Poverello di Assisi, incontrò il Vescovo di Penne, Anastasio. Quest’ultimo chiese a S. Francesco la presenza dei suoi frati per il suo territorio che abbracciava la città dei calanchi. Si vuole che Francesco sia venuto in terra vestina per pacificare alcune fazioni e il segno visibile è il pozzo nell’antico convento dell’Immacolata in Isola del Gran Sasso, dal 1847 ritiro (denominazione che sta per casa religiosa) dei PP. Passionisti. Nel 1859 vi arrivò, per completare la formazione seminariale, confratel Gabriele dell’Addolorata, Santo dal 1920, e si chiamava Francesco, come il famoso concittadino e battezzato allo stesso fonte del Poverello, nella Cattedrale di S. Rufino, all’inizio della navata destra.

Un convento francescano esisteva in Atri sin dal 1240, nell’attuale centro storico, con il nome del Santo Poverello. Qui si è celebrata nell’umiltà e nella festa, la solennità dell’Epifania, presente in tutte le chiese cittadine, con il bacio di Gesù Bambino. Il tempo natalizio, popolarmente, finisce con l’Epifania, anche se liturgicamente termina nella festa del Battesimo del Signore, nella domenica compresa tra il 7 e il 13 gennaio (quest’anno il 10). Ma nel Battesimo contempliamo Gesù adulto, ed è finita, per così dire, l’atmosfera del Santo Natale. Già il 7 gennaio si torna alla normalità. Sempre sotto il profilo popolare, il tempo natalizio si conclude il 2 febbraio, quando Gesù Bambino a 40 giorni dalla nascita viene presentato al tempio. E’ il giorno in cui, in alcuni luoghi, viene smontato il presepe, anche se per una ragione funzionale (consentire la visione della rappresentazione a quanti sono stati impediti nel tempo veramente natalizio).

Nel pomeriggio del 6 gennaio, la tradizione di visitare i presepi in Atri, completi con l’arrivo dei Magi. S. Spirito, S. Nicola, S. Chiara, S. Giovanni, S. Francesco, S. Liberatore, S. Reparata, la Cattedrale. E se si vuol scendere in periferia anche S. Gabriele e la cappella dell’ospedale. Per motivi d’impraticabilità, non c’è il presepe a S. Francesco e auspichiamo l’imminente riapertura.

L’estrazione è tornata in Atri, nel 2006, nella chiesa di S. Chiara, per iniziativa di P. Maurizio Di Paolo, allora Vice-Parroco dell’Assunta in Silvi che volle inaugurare la consuetudine di attendere l’anno nuovo con l’adorazione eucaristica e la S. Messa, congiungendo il Te Deum con il Veni Creator. Quest’ultimo era particolare prerogativa della chiesa di S. Nicola, perché l’allora Parroco, Mons. Aurelio Tracanna, dovendo presenziare in Cattedrale (o in S. Caterina) l’ultimo dell’anno, con la Giunta Municipale, riservava il primo gennaio alla sua amata parrocchia. La tradizione si affievolì, concentrando l’attenzione alla celebrazione del 31 dicembre in Cattedrale, per le Parrocchie di S. Maria e S. Nicola, con l’animazione della schola- cantorum, erede della corale “S. Francesco”. Oltre al Te Deum, vengono eseguiti brani del repertorio natalizio come “Che magnifica notte di stelle” di P. Domenico Stella, celebre direttore della Cappella Musicale della Basilica Papale di Assisi. Per tanti anni con la voce tenorile di Arturo Modestini, scomparso nel 2011, abile anche come baritono e basso, il cui erede artistico è l’allievo Riccardo Della Sciucca. Dal 2004 al 2007 la S. Messa della sera di S. Silvestro è stata trasferita in S. Francesco.

L’iniziativa di P. Maurizio fu suggerita dalla S. Messa dell’attesa del nuovo anno, nella chiesa di S. Francesco in Pineto (quartiere dei poeti), celebrata dall’allora Parroco Don Enrico Liberatore. L’estrazione può essere anticipata, ma sempre nell’imminenza dell’Epifania.

SANTINO VERNA