STORIA E TRADIZIONI DEL NATALE

IL PRESEPE NELLE VIE, NELLE PIAZZE E NELLE CASE DI ATRI CENTRO

Partendo da Capo d’Atri, se vogliamo seguire l’itinerario antropomorfico, il primo presepe è quello della casa di riposo “S. Rita”. Ricordiamo quello allestito diversi anni fa, sotto la regia della Sig.na Aida De Berardinis, indimenticabile direttrice dell’istituto e volontaria dell’Unitalsi per la sottosezione di Atri. Il presepe fu ammirato, domenica 17 dicembre 1995, dall’allora Nunzio Apostolico in Italia, Mons. Francesco Colasuonno, poco dopo Cardinale, venuto in Atri, per la celebrazione del decennale della storica visita di S. Giovanni Paolo II.

Un breve saluto fu dato dall’allora Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’istituto di Capo d’Atri, Rag. Elio Della Sciucca, alla presenza anche dell’allora Arcivescovo di Teramo-Atri Mons. Antonio Nuzzi e del presidente della sottosezione Unitalsi di Atri, Dott. Vittorino Teofili, la cui presenza era motivata soprattutto dalla sede provvisoria dell’opera legata al Santuario pirenaico, presso la casa di riposo.

Un altro bel presepe, piccolo e luminoso, sul davanzale, chiuso dalla finestra, quello di Alessandro Marcone, valente artigiano e dinamico sportivo che ha spento anche la centesima candelina. Passato all’altra riva qualche mese fa, la rappresentazione della Nascita di Gesù, costituiva una breve sosta per chi da Capo d’Atri andava verso il centro della cittadina vero e proprio.

Il presepe di casa Verna, con la capanna di sughero, risale al 1936, quando fu acquistato dal Comm. Avv. Santino Verna con tutte le figurine, la maggior parte ora mutilate e ancora inserite nella rappresentazione nella sala, per ricordare la presenza del Signore tra i poveri e i diversamente abili. All’interno della capanna, oltre a Gesù Bambino, la Madonna e S. Giuseppe, e il bue e l’asinello, con l’angelo sospeso all’ingresso della grotta, S. Gioachino, figurina di bottega napoletana, proveniente dal cuore della città di Pulcinella, indica la presenza del nonno di Gesù che unisce e rinnova la famiglia.

Nei pressi dell’oratorio della Trinità, il piccolo presepe di Cleto Draconte, annunciato dallo striscione luminoso azzurro che accompagnava le altri luci poliedriche. Cleto, originario di Isola del Gran Sasso, era vissuto diversi anni con la moglie Ilde Orlandi e il figlio Stefano Walter in Venezuela ed era molto abile nei giochi di luce, da buon meccanico e fabbro.

Le Figlie della Carità facevano il presepe in un apposito vano dell’avito palazzo Ricciconti. Aperto soltanto nel periodo natalizio, ogni anno sembrava diverso, perché bastava cambiare uno zampognaro o sistemare in un altro posto un laghetto con le anatre e subito i ragazzi, abituati alle cose belle e non ai mostri proposti dai video-games, coglievano la metamorfosi.

In Vico Ronci, il presepe all’aperto di Gino Capanna Piscè. Un allestimento che cominciava il giorno dopo l’Assunta, al culmine delle celebrazioni estive di Atri. Un presepe con la ricostruzione del paesaggio montano abruzzese, come Guardiagrele, legato per tanti versi alla storia atriana, soprattutto per la presenza di Andrea Delitio. Gino illustrava con dovizia di particolari la sua opera, dove metteva un’infinita passione. Vico Ronci, strada pedonale tra il Corso e l’antica Via Trinità, è legata al presepe, perché quando S. Francesco lo faceva a Greccio per la prima volta nella storia, in quel vicolo, presumibilmente, era un bimbo in fasce, il Beato, anche lui Francesco, Ronci. Sempre presente nelle memorie atriane, in quanto figlio illustre della città, la sua figura divenne più vicina agli atriani negli anni ’60, quando tutti vi scorgevano in controluce il segretario particolare di Papa Giovanni, l’attuale Card. Loris Capovilla, perché in S. Pietro Celestino molti vedevano il Papa buono.

Vico Ronci era l’unica stradina sfiorata, all’ingresso e all’uscita, dalla ridotta processione di S. Antonio, il 13 giugno, a cura dei frati di S. Francesco. E S. Antonio fu un grande cantore dell’infanzia di Cristo e della sua Misericordia verso tutti.

Piazza Duomo, dal 1965, ha il grande presepe della città. La rappresentazione della Natività ha figure a grandezza naturale e non molti personaggi. In questi ultimi tempi, grazie alla pro-loco e alle associazioni, le celebrazioni natalizie hanno raggiunto maggiore coinvolgimento. La piazza è praticamente il sagrato della Cattedrale, perché la più importante chiesa di Atri non ne dispone di uno vero e proprio. Il sagrato anche all’indomani del Concilio Vaticano II non suscitava grandissimo interesse negli storici dell’arte e nei liturgisti. Nel 1990 fu fatto un convegno proprio sul sagrato a Baveno, dove celebrò diverse volte il grande Arcivescovo Gilla Vincenzo Gremigni, durante l’episcopato a Novara, dove concluse prematuramente la giornata terrena, proprio il giorno dopo l’Epifania. Il sagrato è prolungamento sacro che fa da atrio aperto alla chiesa e vi si svolgono importanti momenti dell’anno liturgico, come la benedizione del fuoco nuovo, all’inizio della Veglia Pasquale.

Ricordiamo pure i presepi nelle scuole, allestiti dagli alunni, con il coordinamento degli insegnanti, anche se la maggior parte degli istituti scolastici sono fuori dal centro. Tra i tanti, interamente realizzati dagli scolari, quello diretto dalla Maestra Angela Prosperi Vecchioni, nel 1986, con ambientazione esotica, mentre era presente nella mente di tutti, il recente incontro interreligioso di Assisi di S. Giovanni Paolo II.

E, infine, ricordiamo il presepe del poeta e autore di commedie, Antonino Anello, nella sua casa all’ombra della chiesa di S. Giovanni. Grazie al figlio Alberto, regista e anche lui autore teatrale, come il fratello Francesco, attore e fotografo, sono stati realizzate figure di cartapesta per il Mistero della Natività. Lungo la scalinata è la statua della Madonna, nell’iconografia della Medaglia Miracolosa che ricorda la fede mariana della famiglia.

SANTINO VERNA