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- Pubblicato Venerdì, 18 Dicembre 2015
- Scritto da Santino Verna
LA CALDA ATMOSFERA NATALIZIA
IL PRESEPE NELLA PERIFERIA DI ATRI
Con la dicitura “periferia” siamo entrati in sintonia grazie a Papa Francesco che da poco ha festeggiato i suoi 79 anni e al quale auguriamo filialmente e devotamente lunga vita, e quando questo termine riguarda Atri, intendiamo principalmente il rione S. Antonio.
E’ l’area più legata al presepe, perché anticamente vi era la chiesa di S. Antonio Abate, con l’annesso convento dei Minori Osservanti, la famiglia del Primo Ordine di S. Francesco che ha la custodia del Santuario di Greccio, dove il Santo Poverello di Assisi fece il primo presepe vivente della storia, la notte di Natale 1223, nove mesi prima dell’Impressione delle Stimmate. Gli Osservanti confluirono, grazie a Leone XIII, nell’Ordine dei Frati Minori “simpliciter dicti”. Della loro chiesa atriana rimangono pochissimi ruderi, mentre il portale fu installato sulla facciata della chiesa di S. Spirito, sempre in Atri.
Erede della chiesa di S. Antonio, quella di S. Gabriele dell’Addolorata, dove sempre viene allestito uno sgargiante presepe, frutto della collaborazione delle tante componenti della comunità. La storia della chiesa è legata a due date natalizie: il 26 dicembre 1972, l’erezione a Vicaria Curata, primo passo verso la Parrocchia, con la presidenza del Vescovo Abele Conigli e il 23 dicembre 1989, la riapertura, dopo otto mesi di impraticabilità dovuta al crollo del timpano curvilineo della facciata.
La cappella dell’ospedale, inaugurata nel 1980 all’indomani dell’entrata in funzione del complesso nuovo del nosocomio, realizza sempre un presepe di spicco, grazie alla regia di Antonio Assogna, in sinergia con il figlio Ugo, artista a tutto tondo. Entrambi discepoli dello zio e maestro Giuseppe Antonelli, nel mare magnum dell’arte hanno incluso ovviamente anche quella presepiale. Peppino, oltre ad allestire rappresentazioni della Natività nelle case degli amici, con l’amico pittore e naturalista Antonio Pavone, ha restaurato il presepe nella chiesa delle clarisse.
La Messa della notte, celebrata poche ore prima delle ore 24 della vigilia, tocca il culmine della commozione con l’animazione della schola cantorum “A. Pacini” e la declamazione del “Cantico delle Creature” di Filippo Prosperi, attore atriano la cui arte trasuda sempre una forte spiritualità francescana. Il Cantico viene eseguito quando viene messo Gesù Bambino nella culla. Solo allora si può dire che il presepe è completo. I pignoli possono dire che il presepe è a 360 gradi, quando arrivano i Magi, ma nella prima rappresentazione i facoltosi dell’Oriente non c’erano. Furono promossi, soprattutto a partire dal XVI sec., con il presepe popolare di S. Gaetano quando forse si volevano mettere in risalto i diplomatici stranieri che arrivavano a Napoli, con l’esibizione di vesti preziose.
La schola cantorum, fondata dai fratelli docenti Carmine e Concezio Leonzi, rispettivamente maestro per lunghi e fecondi anni e direttore artistico della rassegna polifonica internazionale dell’estate, anima la Messa di mezzanotte in ospedale, dal 1987, anno della fondazione. Fu la prima S. Messa solenne della sua vibrante storia. Le prime celebrazioni, meno solenni, furono nella chiesa di S. Spirito, culla della corale, durante il mese dei morti.
Altro presepe di periferia, è quello di S. Maria delle Grazie, in c.da Cona. Non possiamo più considerare area rurale la Cona, perché ormai è agganciata alla periferia. Un tempo sembrava un luogo tanto lontano e fare il pellegrinaggio a piedi, singolarmente, significava sottoporsi alla fatica di una lunga camminata. Spazio idoneo per il Mistero della Natività, la cappella della Madonna di Pompei, all’ingresso della chiesa. Fu realizzata nel 1899, per interessamento di Tommaso Di Febbo, i cui discendenti vivono ancora nella contrada.
Nelle case vengono allestiti tanti presepi e la periferia ha il vantaggio di esibirli ai tanti passanti, in macchina o a piedi, se vengono esposti in giardino o sul davanzale. Il centro storico ha pure questo vantaggio, ma ormai il numero degli abitanti si va assottigliando, soprattutto nelle vie principali, come il Corso Elio Adriano, dove con una piccola dose di pessimismo un atriano diceva qualche settimana fa che la gente si conta sulla punta delle dita.
Ricordiamo il presepe di Antonio Pavone, nella sua casa in Viale Risorgimento, proprio all’ingresso della periferia Sud. L’artista atriano, 91 anni, sempre con l’estro artistico e la passione per la cittadina natale, ha messo nel presepe il frutto dell’esperienza di insegnante italiano all’estero. Egitto, Nigeria, Somalia e Turchia sono state le nazione del fecondo servizio di docente di discipline artistiche. Il presepe di S. Chiara risale ai primi anni del ritorno in patria. E L’Egitto è l’unica nazione africana toccata da Nostro Signore, durante la fuga con Giuseppe e Maria e pertanto il continente può essere fiero di aver avuto un piccolo lembo segnato dai passi del Redentore.
SANTINO VERNA