ATRI ROSSA E COMITATO S. LIBERATORE: LA POLEMICA CONTINUA!

LOTTA DI CLASSE

Dopo la spenta manifestazione dello scorso 5 dicembre contro la (già avvenuta) chiusura del punto nascita del San Liberatore, continuano le polemiche su quello che poteva essere e che non è stato. Premesso che con i se e con i ma non si va e non si arriva da nessuna parte, vogliamo ribadire alcuni punti fondamentali: nessuno di noi ha mai snobbato l'attività del comitato, anzi, siamo stati riconoscenti circa il condivisibile lavoro svolto in modo certosino e meticoloso. Peccato però che tale impegno non abbia portato i frutti sperati e nessuno si sia chiesto perché. Siamo consapevoli che non è semplice far cambiare i piani di chi vuole smantellare l’ospedale di Atri, ma nello stesso tempo siamo convinti che con una serie di proteste concordate in sinergia e senza timori e/o pregiudizi saremmo riusciti a ottenere qualcosa, come è accaduto a Sulmona o a Penne, dove se non altro i cittadini hanno ottenuto una proroga in attesa di riesame.

Atri Rossa, educatamente ed in punta di piedi, ha teso più volte la mano al comitato sin da subito, ma forse il Triumvirato nei 18 mesi non è stato attento. O comprano Il Centro solo quando ci sono loro in passerella? Anche nell’ultima estrema manifestazione ci siamo fatti avanti; sembravamo graditi, ma - guarda caso - a ridosso della riunione più importante, quella organizzativa, siamo stati avvisati in zona cesarini e solo grazie alla tempestività del coordinatore locale di Azione Antifascista. Ma una telefonata? Un messaggio? Chi organizza si preoccupa di chiamare a raccolta, o no? I mezzi e gli strumenti ci sono. Ecco, questo dovrebbero sapere quei cittadini che su FB ci sfidano ad organizzare una manifestazione tutta nostra per constatare “se siamo più bravi”. Cari cittadini, è per questo che Atri è stata dilaniata fino all’osso, proprio perché si ragiona ancora così, con questa sufficienza. La protesta non è una competizione, le forze andavano unite ma ognuno doveva essere lasciato LIBERO di sventolare la sua bandiera – rossa, gialla, azzurra, multicolore - e di gridare a modo suo l’indignazione. Nè Atri Rossa né Azione Antifascista ha mai insinuato che sarebbe stato più bravo e più bello, o che avrebbe conquistato e coinvolto un maggior numero di manifestanti.

La nostra è una critica non alle finalità, ma alle modalità. Non ci interessa fare la guerra dei numeri. Se avessimo avuto modo di partecipare, opportunamente avvisati, alla riunione organizzativa avremmo messo in tavola le seguenti semplici carte: ottimizzare i tempi senza cedere alla fretta, perchè una manifestazione decisiva non si può organizzare in meno di una settimana; preparare e sensibilizzare gli studenti che intendono partecipare all’evento a suon di incontri (perchè no) creativi extrascolastici; convocare tutti i giorni i cittadini in Auditorium, magari aperto e presidiato mattina e sera per un’informazione costante, una sorta di postazione permanente per non dimenticare l’importanza del problema nel quotidiano, tra la spesa, il parrucchiere ed il caffè al bar; banchetti nelle piazze dei comuni dell’area interessata con distribuzione di materiale iilustrativo, coinvolgendo giovani volenterosi della costa e dell'entroterra; possibilità di chiedere aiuto logistico ai movimenti organizzati del territorio; invitare le attività commerciali, nel giorno del corteo, al piccolo sacrificio di abbassare le saracinesche senza esercitare per qualche ora. Questa è solo qualche idea: confrontandoci, forse, potevano venircene mille altre. Ma hanno preferito così, fino alla fine. Bene, lasciamo fare tutto al caso, in attesa dell’oracolo del TAR, che sentenzierà, purtroppo, quello che si teme. Intanto il nostro Movimento - che non è un Partito - ribadisce per l’ennesima volta la disponibilità a contribuire a qualsiasi forma di lotta futura per salvaguardare quel che resta di Atri, precisando che il nostro lavoro è autentico, tangibile e va ben oltre un click, un commento ad effetto o un MIPIACE.

Sandro S