DECENNALE DELLA MORTE DI MONS. VINCENZO D’ADDARIO

LA TENEREZZA DI UN SORRISO,
LA DOLCEZZA DELLO SGUARDO,
LA FORZA DI UN GRANDE PASTORE

Il 1° dicembre 2005 moriva nell’Episcopio di Teramo, Mons. Vincenzo D’Addario, Arcivescovo di Teramo- Atri. Il giorno prima era stato a Roma con tantissimi giovani della diocesi, carichi dell’esperienza della Gmg a Colonia. C’era stata l’udienza in Piazza S. Pietro con Benedetto XVI e subito dopo, la S. Messa all’Altare della Cattedra con alcuni sacerdoti, tra i quali Mons. Francesco Di Felice, Consultore del Pontificio Consiglio della Famiglia e già Sotto-Segretario del medesimo e Mons. Gianfranco De Luca, alla vigilia della nomina episcopale a Termoli- Larino.

Mons. D’Addario era nato a Pianella nel 1942 e proveniva da una famiglia e da un tessuto sociale profondamente religioso. Alunno del Seminario di Penne e poi di Chieti, si distinse per il profitto nello studio, la disciplina, la spiritualità e la formazione. Ordinato sacerdote nel 1966 dal Vescovo di Penne-Pescara, Mons. Antonio Iannucci, ne fu segretario particolare per 12 anni, accompagnandolo con la 124, dove l’Arcivescovo sedeva nel sedile posteriore.

Parroco di S. Marco Evangelista nella periferia di Pescara, Don Vincenzo fu anche Pro-Vicario e Vicario-Generale per poco tempo. Prima della nomina episcopale, dopo la morte di Don Italo Febo, fu Parroco “ad interim” del Sacro Cuore, sempre nella città dannunziana, chiesa centralissima, all’incrocio di Corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele. Insegnò religione al liceo “G.D’Annunzio” e fu in prima fila nell’organizzazione del Congresso Eucaristico Nazionale di Pescara, nel 1977.

Mons. Iannucci intuiva le sue capacità pastorali e il suo spessore spirituale. Pertanto lo propose per l’episcopato. Lo immaginava ausiliare di Pescara, per la presa di possesso dopo la sua rinuncia per raggiunti limiti di età, ma non fu possibile. S. Giovanni Paolo II nel 1986 lo nominò Coadiutore di Ascoli Satriano e Cerignola, data l’infermità del Vescovo Mons. Mario Di Lieto, prossimo alla rinuncia, anche per l’età canonica dei 75 anni. Don Vincenzo fu consacrato Vescovo nella chiesa dello Spirito Santo in Pescara, annessa all’Episcopio, dove, durante il lungo episcopato di Mons. Iannucci si tenevano diverse celebrazioni diocesane. Poi, Mons. Francesco Cuccarese, riportò la Cattedrale di S. Cetteo a maggior visibilità. Questo continua con Mons. Tommaso Valentinetti, anche se la centrale chiesa di Via L’Aquila, opera di Marcello Piacentini, ha riacquistato una certa importanza.

La consacrazione fu compiuta dal Card. Bernardin Gantin e concelebrarono numerosi Vescovi abruzzesi, molisani e pugliesi. Fuori dalle regioni interessate, Mons. Franco Gualdrini, Vescovo di Terni, amico di Mons. Iannucci, in quanto capranicense come lui e Mons. Cleto Bellucci, Arcivescovo di Fermo, già Rettore del Seminario di Chieti. Tra i ministranti, prossimo al diaconato, c’era Mons. Gino Cilli, attuale successore di Mons. Bellucci a Chieti.

Mons. D’Addario si conquistò subito la simpatia dei pugliesi, in una terra segnata dalla mancanza del lavoro e dalla criminalità che ancora raggiungeva i livelli della Sicilia. Nel 1989, figurava nell’ipotetica rosa dei nomi per Teramo-Atri, data la rinuncia di Padre Abele. Era soltanto una flebile possibilità, alimentata dall’abruzzesità e dal fatto che durante il papato woytiliano erano frequenti i “rientri” nella regione di provenienza (Chiaretti da S. Benedetto a Perugia, Molinari da Rieti a L’Aquila, Nuzzi da S. Angelo dei Lombardi a Teramo, Valentini da Trivento a Chieti). Nel 1990 il possibile rientro a Pescara, con le dimissioni di Mons. Iannucci. Ma nel clima della Pasqua di quell’anno, S. Giovanni Paolo II, nominava Mons. Francesco Cuccarese, trasferendolo da Caserta. Ma per Don Vincenzo la promozione arrivò comunque: Arcivescovo di Manfredonia- Vieste.

Impegnato nella beatificazione e canonizzazione di P. Pio, Mons. D’Addario sviluppò molto l’apostolato della buona stampa. Curò le vocazioni e riattivò il seminario minore di Manfredonia- Vieste. Gli alunni sarebbero poi andato in quello regionale di Molfetta. Erano anni d’oro per la Chiesa in Puglia e ricordiamo soltanto Don Tonino Bello e Padre Mariano Magrassi.

Il 24 agosto 2002, il rientro a Teramo-Atri. Quando ad Atri si seppe la notizia, fu accolta con gioia, perché finalmente tornava un abruzzese dopo tanti anni. Mons. Antonio Nuzzi non si considerava tale, pur essendo molisano, perché la sua regione civile fino al 1977 era ecclesiasticamente legata a Benevento, e soprattutto Boiano con la città campana ha mantenuto un rapporto stretto, nel nome del comune patrono S. Bartolomeo, festeggiato con la differenza di 24 ore, dando la precedenza alla città metropolitica.

Mons. D’Addario fu particolarmente legato ad Atri, dove fece la prima visita solenne domenica 27 ottobre 2002, in una sera con il tempo clemente. Tantissimi i concelebranti in presbiterio, sembrava l’ingresso degli antichi Vescovi di Atri, in chiave moderna. Presente a tante processioni nel corso dell’anno, per fare un esempio delle sue visite, ben cinque volte nel corso del 2003 fu presente nella parrocchia di S. Gabriele, nel rione S. Antonio.

Il suo nome rimane impresso, anche fisicamente, sul pavimento della Cattedrale di Atri. Era chiusa quando incontrò sorella morte. In Atri si aspettava la festa dell’Immacolata e quell’anno la celebrazione dicembrina fu vissuta con un velo di tristezza. Un Pastore che ricordiamo tutti con grande affetto, perché ci ha insegnato ad amare di più il Signore e la Chiesa con la serenità seria e la serietà serena che devono caratterizzare il popolo santo di Dio, sacerdoti, religiosi, famiglie e laici, tutti, se vogliamo intuire una goccia di Paradiso nel deserto che ci attende ogni giorno.

SANTINO VERNA