Pubblicato Lunedì, 19 Ottobre 2015
Scritto da Antonio Cerquitelli

SPUNTI DI RIFLESSIONE

HEGEL: L'INDIVIDUO NON BASTA A SE STESSO, HA BISOGNO DELL'ALTRO!

Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Sono consapevole che quanto ho appena scritto potrebbe già indurre molti a sfogliare pagina. Non serve un sondaggio di Nando Pagnoncelli per scoprire quanto questo filosofo abbia ben poco appeal tra gli studenti del liceo e spesso perfino tra quelli di filosofia. Dialettica, Spirito, negazione della negazione, sintesi … sono solo alcuni dei termini tipici del vocabolario hegeliano che possono generare mostri . E la “ Fenomenologia dello Spirito” o “ i Lineamenti di filosofia del diritto” diventano per ognuno opere che probabilmente Hegel avrebbe scritto in uno stato psichedelico o di contemplazione estatica che nulla hanno a che fare con la realtà effettuale delle cose. C’è da dire a discolpa di noi studenti che la filosofia del pensatore di Stoccarda, soprattutto nei licei, viene spiegata immediatamente a partire dai concetti di “ monismo panteistico”, “ tutto ciò che è reale è razionale”, “ Spirito Assoluto” senza soffermarsi prima sulle importanti novità che Hegel ha introdotto riguardo la nozione di soggetto.

Per arrivare alle fondamenta del suo pensiero è necessario soffermarsi sulle riflessioni antropologiche ed etico- sociali che hanno avuto preminenza negli scritti giovanili rispetto alle tematiche logiche e ontologiche, tipiche della maturità. Dunque: nuova definizione di soggetto. La vera natura dell’ Io non si risolve nella semplice relazione conoscitiva con il mondo, né in un elementare appagamento di bisogni. L’ identità più vera dell’ Io consiste nell’ essere riconosciuto nel suo valore di individuo e di persona da un essere umano a lui simile, ossia nel riconoscimento da parte di un altro soggetto : ”L’autocoscienza raggiunge il suo appagamento solo in un’ altra autocoscienza … l’ autocoscienza è in e per sé in quanto essa è in e per sé un’ altra cosa: ossia è soltanto come un qualcosa di riconosciuto”. ( cit. “Fenomenologia dello Spirito”). Il soggetto non è qualcosa di conchiuso e già dato, che trova la propria identità nell’ autocoscienza quale certezza interiore di sé, alla maniera dell’ “ Io penso” kantiano. Riconoscimento della propria irripetibile individualità da parte di un altro: questa è l’ autentica esistenza umana per Hegel. L’ altro non deve essere negato: è il soggetto stesso che, inizialmente “ povero di realtà”, nega se stesso, esce fuori di sé, diventa cioè altro da sè, e torna “in sé e per sé” nella sintesi, dopo essersi arricchito attraverso il travaglio del negativo (confronto con l’ altro) . Questo è il nocciolo della dialettica hegeliana: il divenire e formarsi della soggettività è quanto Hegel definisce “dialettica”. Dialettica perché il divenire del soggetto non è lineare bensì ricco di scarti e contraddizioni interiori. Il soggetto che pretende di darsi una rappresentazione individualistica e separata dalla vita degli altri viene condotto dalla vita stessa, e dalla pregnanza delle relazioni che inconsapevolmente lo legano agli altri, ad uno scacco esistenziale. A non poter coincidere con se stesso. A non poter bastare a se stesso. Perciò per poter trovare l’ identità più propria ha bisogno di confrontarsi, di essere riconosciuto dall’ altro nella propria personalissima identità. L’ altro diventa così condizione necessaria per la propria soddisfazione interiore. Quanti spunti di riflessione offre allora Hegel! Tempo fa Margaret Thatcher ebbe a dire: “ Non esiste la società ma solo gli individui”. Siamo sicuri che esistono solo gli individui? Come ha spiegato il filosofo di Stoccarda, l’ individuo non basta mai a se stesso, ha sempre bisogno dell’ altro; egli entra in uno scacco esistenziale in cui è la vita stessa a imporre il confronto, in cui ad essere negato inizialmente non è l’ altro ma il proprio

io, che nella sintesi diviene arricchito dal momento della negazione (riconoscimento da parte dell’ altro). Il rapporto individuo-società è un problema cruciale e mai risolto completamente della modernità. Abbiamo visto come Hegel abbia confutato i sostenitori di uno sterile e dogmatico individualismo facendo leva sulla mediazione tra individui: alla prospettiva particolaristica e conflittuale della natura bisogna sostituire la prospettiva dell’ universale, cioè la visione di un’ individualità includente l’ alterità, tipica della realtà “spirituale”. Hegel credeva assolutamente che fosse possibile una sintesi tra due soggetti. Marx, il suo discepolo maledetto, no. Ma questa è un’ altra storia …

ANTONIO CERQUITELLI