Pubblicato Martedì, 08 Settembre 2015
Scritto da Santino Verna

UN RICORDO A 15 ANNI DALLA SUA MORTE

IL CARDINAL VINCENZO FAGIOLO, PRESENTE ALLA FESTA DI S. RITA IN ATRI

Il 22 settembre prossimo ricorrono i 15 anni della morte del Card. Vincenzo Fagiolo, unico porporato venuto per la festa di S. Rita di Atri. Era il 2000, e già sul suo volto si leggevano i segni del “mal che non si nomina”, anche se lucidissimo e sereno.

Il Card. Fagiolo era nato in Segni il 5 febbraio 1918. Era compaesano quindi dei porporati Angelo e Pericle Felici e di Giulio Andreotti. Quando tornava nella cittadina laziale durante le vacanze estive incontrava sempre gli illustri compaesani e Andreotti disse scherzosamente ad un giornalista che aveva un merito in più rispetto ai prelati, quello di aver continuato la specie umana, non essendo vincolato dal celibato.

Il giovane Vincenzo si formò nel Seminario Maggiore Romano e fu incardinato nella diocesi del Papa. Durante l’ultimo conflitto si adoperò per la salvezza di alcuni ebrei e celebre resta l’aiuto dato a Micheal Tagliacozzo. Ordinato prete nel 1943, lavorò nell’Ente Sordomuti e fece l’esperienza della parrocchia. Docente di diritto canonico, insegnò presso la LUISS e nella neonata Università degli Studi “G. D’Annunzio” che all’epoca comprendeva anche Teramo.

Nel 1971 il Beato Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Chieti, subentrando a Mons. Loris Francesco Capovilla, trasferito a Loreto con la stessa sede titolare di Papa Giovanni, Mesembria. In un primo momento Papa Montini aveva pensato a Mons. Clemente Riva, giovane rosminiano, poco più tardi elevato all’episcopato nella diocesi del Papa, come ausiliare, ma poi la scelta cadde su Mons. Fagiolo. Ricevette la consacrazione episcopale nella Basilica Liberiana dalle mani dell’Arciprete della stessa, il Card. Carlo Confalonieri. Ai suoi lati c’erano il suo Vescovo, Mons. Luigi Maria Carli e l’Arcivescovo dell’Aquila, Mons. Costantino Stella. Motto episcopale “Plenitudo legis dilectio”. I prelati scelgono una frase della Bibbia o dei Padri, non di rado legati al proprio cognome o all’esperienza spirituale e pastorale. Mons. Fagiolo, prendendo le parole di S. Paolo ai Romani, volle mettere in evidenza il luogo dell’azione pastorale, il mondo giuridico.

A Chieti si conquistò subito la simpatia della gente, essendo un Arcivescovo colto e preparato, aperto e cordiale, attento alla religiosità popolare, fenomeno ben visibile nella Chiesa teatina. Non disdegnava la partecipazione alle processioni nei paesi più sperduti alle falde della Maiella, e anche prossimo alla morte, si sottopose al faticoso rito di Roccacaramanico, dove dovette salire tantissimi scalini. Lo aveva invitato il compianto letterato, Prof. Marcello Maria De Giovanni.

Ovviamente era sempre presente alla processione del Venerdì Santo a Chieti, dove, fedele alla riforma liturgica, volle la partecipazione dei canonici, non più con l’abito corale, ma con la casula rossa. Nel 1982 fece restituire a Vasto la diocesi e divenne Arcivescovo di Chieti e Vescovo di Vasto.

Vice-Presidente della CEI e della Charitas Italiana dovette affrontare sin dall’inizio l’emergenza del terremoto in Irpinia, avvenuto il 23 novembre 1980. Evento caratterizzato dalla situazione sociologica di una regione rassegnata, a differenza di quanto era avvenuto quattro anni prima in Friuli. In questa veste, Mons. Fagiolo presiedeva la S. Messa all’inizio di Avvento e Quaresima, in diretta su Rai 1, e lo ricordiamo dalla chiesa di S. Nicola alla Kalsa in Palermo e da quella di S. Monica ad Ostia Lido. Commentò pure il Vangelo alla televisione e alla radio.

Presidente della CEAM, rivendicò, ma non per se stesso, le prerogative del Primate d’Abruzzo. Chieti è la diocesi più grande, più antica, un suo Arcivescovo, Gian Pietro Carafa, all’indomani del Concilio di Trento divenne Sommo Pontefice con il nome di Paolo IV, tre ordini religiosi sono nate nel suo ambito (Teatini, Caracciolini, Camilliani), negli ultimi secoli ha avuto grandi Pastori come Rocco Cocchia, legato alla riscoperta delle ceneri di Cristoforo Colombo, Giuseppe Venturi, “defensor civitatis”, Capovilla e Bosio, prelati vicinissimi ai due Papi del Concilio Vaticano II.

Il 19 marzo 1983 ebbe la gioia della visita di S. Giovanni Paolo II a S. Salvo, ultima propaggine dell’arcidiocesi. Il Papa polacco avrebbe fatto sosta anche a Termoli. Da otto secoli non tornava un Pontefice, felicemente regnante, nel Vastese, dai tempi di Alessandro III che diede l’indulgenza alla chiesa di S. Pietro (poi S. Antonio) nella città di Diomede.

I chietini restituirono la visita, sette mesi dopo, con la S. Messa nella Basilica Vaticana, presieduta da Mons. Fagiolo con un gruppo di sacerdoti e l’udienza di S. Giovanni Paolo II, nell’Aula “Paolo VI”. Erano presenti le autorità civili e militari, e spiccava il Ministro Remo Gaspari. C’era anche una nutrita rappresentanza della RAI di Pescara, dove spiccava la partecipazione straordinaria del poeta chietino Raffaele Fraticelli, conduttore del programma “Pe la Majelle”, con un pullmann partito in orario antelucano dalla città dannunziana, perché aveva seguito tutto l’evento di S. Salvo. Era la seconda volta per la sede di Via De Amicis con il piccolo schermo e Mons. Fagiolo ci teneva molto, non per il gusto di essere ripreso dalle telecamere, ma perché credeva molto ai mezzi della comunicazione sociale, come mezzi di apostolato.

Trasferito a Roma, nel 1984 come Segretario nel dicastero dei religiosi, nel 1990 divenne Presidente del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi e quindi della Commissione Disciplinare della Curia Romana. Nel 1994 S. Giovanni Paolo II lo fece Cardinale diacono di S.Teodoro e tornò a Chieti vestito di rosso più volte. Molti si sarebbero aspettati al Concistoro Mons. Capovilla e la porpora sarebbe arrivata solo l’anno scorso, per volere di Papa Francesco.

Ad Atri la sua visita fu motivata dal primo centenario della canonizzazione della Santa degli impossibili. E già si cominciava a parlare del Santuario ritiano nella città dei calanchi. Atri è il secondo luogo dopo Cascia per il culto di S. Rita. Il Card. Fagiolo celebrò all’aperto, in Largo S.Spirito, per la nutrita presenza dei fedeli, provenienti da vari luoghi, nonostante giorno feriale.

Le esequie furono celebrate a Roma da S. Giovanni Paolo II e a Chieti dai Vescovi abruzzesi e molisani. Nella Cattedrale di S. Giustino era presente Giuseppe Antonelli e con lui era presente tutta Atri, perché Peppino è stata l’imago brevis della città acquaviviana, per il bene che ha sempre voluto e donato al paese natale, dove ha profuso l’estro artistico, la valorizzazione per i monumenti e il calore umano.

SANTINO VERNA