Pubblicato Sabato, 29 Agosto 2015
Scritto da Santino Verna

Una preziosa "reliquia"

IL TURIBOLO DI S. GIOVANNI PAOLO II ALLE CLARISSE DI ATRI

Ricordando i 30 anni della venuta di S. Giovanni Paolo II, felicemente regnante, nelle diocesi di Teramo e Atri (allora ancora unite “aeque principaliter”), i riflettori son puntati al monastero delle clarisse di Atri che custodiscono il leggero turibolo utilizzato dal Papa polacco nella S. Messa conclusiva del Congresso Eucaristico Diocesano.

Tre furono le tappe di S. Giovanni Paolo II, il 30 giugno 1985, domenica: al mattino nella Cattedrale di Atri dove incontrò gli ammalati della regione, l’Angelus al Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata con l’inaugurazione della cripta della nuova Basilica (ospita in estate l’urna del Santo del sorriso) per l’incontro con i giovani, la sera a Teramo per l’Eucarestia.

L’organizzazione prevedeva ovviamente le suppellettili liturgiche della S. Messa. Poiché c’era bisogno di un turibolo funzionale e dignitoso, la scelta cadde sul monastero clarisse di Atri, in quel momento l’unica comunità claustrale della diocesi. Ho usato il singolare, perché avrei dovuto dire, “le diocesi”, perché ancora unite (15 mesi dopo avverrà la fusione), con la clausola della perfetta uguaglianza. Ma per Padre Abele, il grande organizzatore dell’evento, esisteva un’unica grande diocesi, un’unica grande famiglia, la Chiesa che è in Teramo e Atri, senza problemi di trattino o congiunzione.

Il Papa polacco voleva un turibolo leggero, e ne farà uso fino al 1994, quando a causa della caduta dopo Pasqua che gli impedì la dedicazione in maggio del Santuario della Madonna delle Lacrime in Siracusa, celebrava senza incensare l’altare. Una delle ultime Messe dove incensò è legata indirettamente ad Atri. Si festeggiava la riapertura, dopo il restauro, della Cappella Sistina e dopo la diretta, a causa di un vuoto di tempo di Rai 1, fu mandata in onda una puntata di “A tu per tu con l’opera d’arte” di Cesare Brandi e la puntata riguardava proprio gli affreschi della Cattedrale di Atri, da qualche anno Concattedrale, ma la dicitura non è ovviamente contemplata dagli storici dell’arte.

Il turibolo di S. Chiara non è datato, e non è stato attenzionato dagli storici delle arte minori. Giancarlo Gentilini, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Perugia dopo un fecondo periodo di insegnamento a Lecce, il più grande studioso dell’opera robbiana, domandò in aula al gruppetto degli studenti: “Sapete cos’è un turibolo?”. In Abruzzo è detto “incensiere”, sia nella forma italiana che in quella dialettale.

Può essere messo a confronto, per la magnificenza, al turibolo settecentesco della Cattedrale, custodito nel Museo Capitolare, utilizzato in celebrazioni solenni, come la prima visita di Mons. Antonio Nuzzi, Arcivescovo di Teramo- Atri, sabato 11 marzo 1989. Era la prima venuta di un Vescovo senza la modalità dell’ingresso solenne. E il giorno dopo c’era la tappa della “Tirreno-Adriatica” in Atri e tanti amanti del ciclismo erano già proiettati all’indomani.

Il turibolo, nel coperchio ha immagini di Santi e Sante dell’Ordine Serafico, quindi era stato realizzato per il Monastero di S. Chiara, probabilmente come “dote” di una monaca. Quando si entrava in comunità – lo sappiamo tutti- le religiose portavano il corredo, come avveniva per le spose. Con la differenza che, in alcuni luoghi, nei giorni seguenti dopo il trasporto della “dote”, collocata in un’artistica cassapanca lignea spesso e volentieri, avveniva il rito del “controcorredo” che si risolveva in una prassi goliardica, pretesto di socializzazione e di alimentazione più abbondante.

Il manufatto è accompagnato dalla navicella e viene utilizzato nelle celebrazioni più importanti in S. Chiara, come il Triduo e la S. Messa nella Solennità della titolare, presieduta dal Vescovo diocesano (Mons. Michele Seccia, quest’anno ha celebrato nei Secondi Vespri, con il Cappellano Don Paolo Pallini e i Parroci della città). Un tempo si faceva la Novena, e oggi si è optato per una forma più rispondente alla situazione attuale.

Giovanni Paolo II è stato l’unico Papa venuto in Atri, felicemente regnante. La notizia fu data all’inizio dell’anno liturgico 1984. Il manifesto fu disegnato dal m° Federico Tamburri.

L’evento è ricordato, in Piazza Duomo, da una lapide, scoperta il 29 giugno 1986, domenica, nella Solennità dei SS. Pietro e Paolo, dopo la S. Messa celebrata in Cattedrale dall’Arcivescovo, ora Cardinale, Mons. Loris F. Capovilla, Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano, quasi a ricordare i rapporti sempre vivi tra Atri e la Basilica della S. Casa, dove, oltre ai momenti ufficiali, i devoti vi hanno celebrato il sacramento nuziale, vi hanno ricordato più di una volta l’anniversario di matrimonio, vi hanno fatto o vi fanno sosta durante i viaggi nell’Italia Settentrionale.

Il turibolo di S. Chiara è custodito dalle monache del Monastero. Ringraziamo l’Abbadessa Madre Carmelina Pisciella per aver fornito quest’inedito e radioso particolare che ricorda peraltro l’incontro di S. Giovanni Paolo II con le claustrali di Atri, in Piazza Duomo.

SANTINO VERNA