LA FESTA DELL'ASSUNTA IN ATRI

RITI E TRADIZIONI PER ONORARE LA TITOLARE DELLA CATTEDRALE

La solennità dell’Assunzione di Maria, è la Pasqua di Maria Santissima. Festeggiata dagli Orientali con la denominazione di “Dormizione” e dai Riformati come “Transito”, l’Assunzione è festa di precetto, collocata al centro di mese di agosto, del mese dell’Augusta, ovvero la Madre di Dio. Tante Cattedrali sono dedicate all’Assunzione, come quelle di Brescia, Padova e Pisa, in Abruzzo abbiamo la Cattedrale di Teramo, anche se va sotto il nome di S. Berardo, titolare del cappellone che si affaccia sulla navata sinistra e la Concattedrale di Atri, denomimata nel cuore di tutti “Santa Maria”.

La festa era preceduta dalla novena, tempo di preparazione alla solennità, con inizio il 6 agosto, festa della Trasfigurazione del Signore, molto cara alle Chiese d’Oriente, ma anche in Occidente, recensita come festa del SS. Salvatore, soprattutto in Sicilia. In Atri era la festa di S. Liberatore e in tempi lontani era attenzionata l’eponima chiesa in Piazza del popolo. La novena comprendeva la celebrazione vesperale e il culmine era l’apertura della Porta Santa. Fu fatta una grande festa nel 1950, quando Pio XII promulgò il dogma dell’Assunzione di Maria SS. In Cielo. E sulla cattedra di Atri c’era un amico personale di Papa Pacelli, Mons. Gilla Vincenzo Gremigni che dal pulpito tenne infuocati sermoni, intrisi di Vangelo, teologia e storia. Pochi mesi dopo fu trasferito a Novara.

Dopo il Grande Giubileo del 2000, con il maggiore inserimento del Monastero di S. Chiara nella Parrocchia di S. Maria, nel cui piviere ricade, si tiene il triduo, con inizio il 12 agosto, perché nei giorni precedenti si tiene quello della “Pianticella”, con la partecipazione delle tre famiglie del Primo Ordine in Abruzzo (i Minori presto comprenderanno anche il Lazio, i Cappuccini oltre all’Abruzzo hanno una piccolissima area laziale, i Conventuali le regioni di Abruzzo e Molise). Grande spazio è dato, per via della Porta Santa, al rito della rimozione dell’ostacolo, la sera del 13 agosto e all’ottava dell’Assunta, dal 15 al 22 agosto, ultimo giorno in cui è possibile lucrare l’indulgenza.

La mattina del 15 agosto, varie SS. Messe vengono celebrate in Cattedrale. La Messa grande, un tempo, era celebrata dal Vescovo diocesano. Attualmente interviene nel rito della Porta Santa. Per i Secondi Vespri, la S. Messa solenne. Dal 2013, la processione con il simulacro dell’Assunta, conservato per tutto l’anno nel transetto sinistro di S. Reparata, e prelevato nel mese di maggio come statua mariana e nei giorni dedicati all’Assunzione. Il simulacro, meno ricco dell’Immacolata, è una dolcissima Madonna con le braccia alzate verso il Cielo che attendono la corona di gloria. Rivestita della preziosa dalmatica con fondo bianco, la Madonna ha il manto azzurro, il colore del cielo di cui è Regina, e la tinta che, a partire dal Tardo Medioevo, sostituì l’oro come colore della trascedenza. La “conocchia” non è dotata di corona o baldacchino, ma viene messa sul fercolo barocco per la presenza in Cattedrale e la processione.

In Cattedrale erano presenti due dipinti dell’Assunta: nel ciclo del Delitio, il pannello centrale inferiore in fondo, distrutto nel mezzo perché vi fu messa, nel XVII sec. la cattedra lignea e uno, nell’arco trionfale, realizzato nel XVIII sec., perché stonava con il presbiterio affrescato con opere di transizione tra il Tardogotico e il Rinascimento. E come altare frontale della navata sinistra, simmetrico a quello di S. Anna, l’altare dell’Assunta, d’obbligo nella chiesa eponima.

Viene fatto “mezzo giro”, per maggior praticità. Partenza dalla Cattedrale, imbocco di Via Ferrante, quindi Via S. Chiara, dove l’Assunta riceve l’omaggio delle damianite, Piazza duchi d’Acquaviva, e poi la discesa lungo Corso Elio Adriano, prima del rientro in Duomo. La processione ha meno coinvolgimento emotivo dell’apertura della Porta Santa. Pochi drappi per la verità lungo il percorso. Forse si vedono più tricolori durante i mondiali o gli europei di calcio, neppure per le feste nazionali. Chi esibisce la bandiera dell’Italia il 25 aprile viene bollato per un nostalgico, un retrogrado, un appassionato di cose passate. Veramente siamo un popolo di “contemporanei” (U. Oietti).

Sotto il profilo profano, il momento più caratteristico è la fiera, ricordata per tre cibi: cocomeri, cipolle e porchetta. I primi due vengono dalla Valle del Vomano o da quella parte della provincia di Teramo che nel 1927 passò a Pescara, la porchetta era una specialità dei Cocciarficco e dei Rapini, particolarmente apprezzata dal canonico umanista Luigi Illuminati. La delizia suina è presente in Atri in tanti altri momenti dell’anno, presso le macellerie o sui furgoni del mercato settimanale (lunedì in centro, mercoledì all’ospedale) o delle varie feste dell’anno (S. Reparata, S. Rita, la Cona etc.)

Della fiera si parla nella commedia dialettale “Lu distine de la vicchiaje” di Fausto Verdecchia, con la regia del figlio Mario. Era il momento degli incontri amorosi, in cui nascevano i fidanzamenti. Così raccontano i due storici interpreti, Nicola Parente e Concettina Marrone. E’ un inserto lieto, in una storia dove si analizza l’abbandono degli anziani e il confino nella casa di riposo. La commedia fu rappresentata nel 1987, nel cineteatro “Salotto”, ora solo un lontano ricordo e poco tempo dopo in Piazza duchi d’Acquaviva, con la partecipazione straordinaria di Franca Arborea, attrice, autrice e regista.

Dal 1973 si svolge la sfilata dei carri dipinti trainati dai buoi, tradizione originariamente abbinata alla festa di S. Antonio di Padova, con partenza dalla villa comunale e arrivo in Piazza del Popolo. L’eco di Ortona contribuì al trasferimento al 22 maggio, anche grazie al M° Antonio Di Jorio che ne divenne il protagonista indiscusso. Negli anni ’60, il Prof. Antonio Pavone, artista e naturalista, caldeggiò l’idea di un corteo in costume per il giorno clou dell’estate atriana, come avveniva in tante città e borghi dell’Italia Centrale, dove Atri ricade geograficamente, ma non storicamente. L’iniziativa di abbinare la festa dell’Assunta ai carri si deve al Rag. Antonio Manco e al Prof. Massimo Spezialetti, con l’avallo dell’allora Assessore alla Cultura del Comune di Atri, Prof. Pino Zanni Ulisse.

In serata, la rassegna di cori e gruppi folkloristici, tra i quali, ovviamente, quale padrone di casa, il coro “Antonio Di Jorio”. Indimenticabile l’VIIIa edizione (1982), presentata da Ivana Vaccari, la prima giornalista donna nella redazione di Via De Amicis di Pescara. La redattrice modenese un po’ si vergognava a salire sul palco, con l’enorme platea che toccava cifre astronomiche, ma fu poi incoraggiata dagli organizzatori e la serata riuscì meravigliosamente.

SANTINO VERNA