Pubblicato Martedì, 28 Luglio 2015
Scritto da Antonio Cerquitelli

LA LEZIONE DI SOCRATE E LA CRISI GRECA

E' LA GENTE CHE FA LA STORIA, NON I BANCHIERI E I BUROCRATI

Il filosofo dell’ antichità  greca Socrate pretendeva dai suoi discepoli che sapessero produrre delle definizioni universali. Che sapessero rispondere al “ ti esti ”, ovvero, al “che cosa ”. Socrate non voleva che si descrivesse un tavolo qualsiasi, ma che si desse la definizione di tavolo, valida universalmente, la cui verità fosse indubitabile. Ciò era molto importante per il filosofo, in quanto solo in questo modo era possibile fondare un dibattito ben strutturato razionalmente,  per evitare inutili giochi linguistici che mirassero a confondere l’ interlocutore. 

In politica però accade spesso  che pronunciamo un profluvio di parole senza idee chiare e distinte su cui confrontarsi . Per esempio, cos’ è l’ Europa? Cos’ è questa cosiddetta Unione Europea? Un ‘ unione di Stati, direte voi. Ma, suvvia ammettiamolo, questa Europa è la semplice somma di volontà particolari.  Jean Jacques Rousseau spiegava come la volontà generale non nasce mai dalla mera  somma di interessi particolari, ma dal consenso unanime di tutti. Jean Jacques aveva in testa questo: un nuovo corpo politico deve avere sempre un consenso universale al suo atto fondativo, successivamente le leggi, espressione della volontà generale, sono votate secondo il principio della maggioranza. Ma, ripeto la domanda, cos’ è questa Europa? Un corpo politico? Niente affatto. Le cronache di questi giorni relative alla vicenda greca hanno messo in luce i limiti e le contraddizioni di un organismo che pare più la creatura mostruosa che si nota sul frontespizio del “ Leviathan” di Thomas Hobbes, invece di ciò che aveva in mente Altiero Spinelli, tante volte citato quanto rinnegato.

La vera “unione degli stati europei” non è mai nata, tanto in senso letterale quanto politico, nonostante i primi accordi commerciali dell’ immediato dopo guerra sembrassero pieni di buoni auspici. Ciò che è accaduto in questi giorni è esemplificativo. C’ è stata una guerra invisibile tra truppe europee guidate da generali tedeschi e un popolo greco stremato dopo anni di austerity, abbandonato a se stesso. Prima di arrivare alle conclusioni è bene naturalmente argomentare sulle premesse di quanto è avvenuto in questi anni. Nel 2008 scoppia una crisi bancaria negli USA che porta alla chiusura di importanti colossi finanziari. Per i Paesi dell’ eurozona, la principale preoccupazione è stato l’ enorme debito pubblico dei paesi chiamati ironicamente PIIGS, ( Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). Ora, allo scoppiare della crisi greca, ad essere esposte nei confronti della Grecia erano perlopiù  banche tedesche e francesi. Noi pensiamo che il denaro prestato dall’ Italia e dagli altri Stati ad Atene era rivolto a finanziare nuovi programmi di riforme. In realtà la maggior parte del credito è servito per rifinanziare le banche estere, in gran parte tedesche, dopodiché  un 20%  è andato alle banche nazionali greche e solo una minima parte è finito alle finanze pubbliche di Atene. Pubblicizzazione dei rischi e privatizzazione delle tutele insomma. I creditori per Atene sono così diventati gli altri governi dell’ Eurozona che naturalmente non hanno alcuna convenienza ad accontentare i greci. Perderebbero i voti dei propri cittadini. L’ immediata obiezione che qualcuno potrebbe avanzare sicuramente è questa: la Grecia ha truccato i propri bilanci per entrare a far parte dell’ euro, per non parlare poi delle spese pazze per la difesa, delle baby pensioni, evasione fiscale e molto altro. Nessuno mette in dubbio questo. Ma la storia ci dice che il paese virtuoso per antonomasia, la Germania, ha causato due guerre mondiali, in particolar modo la seconda. Nonostante i suoi atroci e terribili “ errori”, menti illuminate ( tra cui anche greci ed italiani) hanno ben deciso di tagliare un debito insostenibile per permettere ai tedeschi di riprendersi economicamente e, grazie alla loro indiscutibile cultura del lavoro, sono oggi tra i Paesi più sviluppati. A ciò aggiungiamo il fatto che fu proprio la Germania, con l’ allora cancelliere Schroeder, a non volere severi controlli sul bilancio subito dopo l’ entrata in vigore dell’ euro: presidente della commissione europea era Romano Prodi e gli fu intimato di tacere. Corsi e ricorsi storici. Già la storia. Possiamo ignorarla, sabotarla, ma il suo movimento deve compiersi. Ed è troppo  facile poi chiudere un occhio, quando si detengono le chiavi del potere. I cosiddetti falchi in Europa amano far riferimento all’ enorme denaro che le finanze elleniche spendono per i servizi del settore militare: però ecco che, spulciando tra le carte, si viene a scoprire che sono proprio i tedeschi ad aver stretto accordi commerciali con gli elleni per la vendita di armi e sottomarini avanzatissimi. E le famose baby pensioni? I greci non sono forse dei privilegiati? In realtà la media ufficiale dell’ età pensionabile greca è sempre stata in linea con gli standard europei. Il problema è l’ esistenza di innumerevoli deroghe che abbassa l’ età pensionabile a 55 anni per gli uomini e 50 per le donne. Ma dopo le riforme incisive del 2010 e del 2012 che hanno tagliato bonus come le tredicesime e gli assegni anche del 40%, la pensione media è di 700 euro e il 45% dei pensionati vive sotto la soglia di povertà, incassando 665 euro al mese.  Il punto, politico e sociale, è che in un Paese come la Grecia, dove l'industria privata è fragile a causa anche delle scellerate scelte della vecchia classe dirigente e la disoccupazione è al 26% sulla media della popolazione, salendo drammaticamente al 50% tra gli under 25 - le pensioni hanno costituito e costituiscono l'unico autentico ammortizzatore sociale per quasi metà della popolazione. La principale fonte di reddito per il 49% delle famiglie, contro il 36% che vive invece grazie ai ricavi da lavoro. I vecchi in sostanza mantengono i giovani e, senza le loro pensioni, giuste o sbagliate che siano, la crisi sociale esploderebbe in tutta la sua fragorosa distruttività.  Ma il vero nodo gordiano  in questa partita politica che vede coinvolti  i “Paesi PIIGS” e paesi virtuosi del Nord Europa è il debito. Ormai una gabbia d’ acciaio per Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda. Debito che, come ho detto sopra, era privato per le scellerate scelte di banche tedesche e francesi ed ora accollato ai portafogli degli europei. I debiti si pagano! E si devono pagare, aggiungo. Ma qui giungiamo  ad un altro tema, non politico,ma umano. Da quando è iniziata la crisi in Grecia ben 10 mila persone si sono suicidate. 10 mila vite umane che si sono fidate più della morte che degli uomini per porre fine alle loro sofferenze. La guerra civile in Jugoslavia ha causato 20 mila morti: e in Grecia cosa sta accadendo? Lì da anni si combatte una guerra invisibile, di cui i responsabili sono tutti quelli che in fondo continuano a credere che la ricetta del neoliberismo abbia effetti salvifici. La medicina ha funzionato, il malato è morto! E allora non è giusto parlare più di debito, ma di usura. +270% di casi di depressione e +500% di cittadini che hanno perso l'assicurazione sanitaria (in tutto sono 2,5 milioni i greci senza copertura). Ancora. Dal 2010 al 2014 il reddito medio delle famiglie è crollato del 30%, mentre i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà, nel 2013, erano schizzati al 34,6%. Il prezzo delle riforme. Ma i debiti si pagano, continua ad aggiungere qualcuno. Sarebbe interessante spiegarlo alle famiglie di quelle 10 mila persone la cui vita è stata portata via da questo famoso debito pubblico. I mandanti di queste morti sono tutti quei cittadini che non riescono a farsi altro da sé, ad aprirsi alla contingenza, ad entrare, solo per un momento, nelle menti e dei cuori di chi ha deciso di togliersi la vita, a distogliere solo per un attimo lo sguardo dal proprio smartphone, magari mentre si è seduti su una poltrona e chiedersi “ e se io fossi greco”? I mandanti sono anche tutti quegli imbecilli, e mi riferisco in particolar modo a molti saccenti opinionisti e cacicchi politici, che paragonano i nazisti di “ alba dorata” a Siryza, il Front National a Podemos … non si può dar torto allora a chi parla di    “ tramonto dell’ Occidente”!  Dove sono finiti i grandi statisti?  E’ necessaria una ristrutturazione del debito, come ha fatto notare anche il FMI. Schaeuble non vuole. Ma tutti i nodi verranno al pettine o altrimenti a cadere con Atene sarà tutta l’ UE. Infine il referendum. Se la politica è fatta di simboli, il referendum è stato carico di pregnanza simbolica. Perché ha smascherato questo feticcio che continuiamo a chiamare Unione Europea. Finchè non nasce una Costituzione Europea, una Europa federale di Stati, la Troika non ha il diritto di ingerire sul principio inviolabile di autodeterminazione dei popoli. Berlino ha umiliato Atene nelle trattative. Punire uno per educarne cento. Ma se Atene piange, chi ride? La vittoria della Merkel è stata una vittoria di Pirro. Non ha compreso che umiliando i greci potrebbe far canalizzare la loro rabbia  verso i nazisti di Alba Dorata. Non ha compreso che anche in Spagna Podemos sta spazzando via un sistema neoliberista che ha portato la disoccupazione a livelli vertiginosi. Non ha compreso che se davvero vuole far trionfare le sue politiche deve passare al vaglio del voto popolare europeo. Non certo quello dello scorso anno. Una farsa. C’è bisogno che a decidere sia il Parlamento europeo, democraticamente eletto. Perché è la gente che fa la storia.

ANTONIO CERQUITELLI