Pubblicato Lunedì, 27 Luglio 2015
Scritto da Santino Verna

UN MAESTOSO ALTARE IN CATTEDRALE, LA DEVOZIONE NEL CU0RE DEL POPOLO

LA FESTA DEI SS. GIOACHINO E ANNA IN ATRI

Da un po’ di tempo esiste anche la festa dei nonni, fissata al 2 ottobre, memoria degli Angeli Custodi. I nonni sono infatti gli angeli dei nipotini e ci accompagnano durante la fanciullezza e anche dopo, soprattutto dal Cielo. Ma la vera festa dei nonni, se vogliamo dare una prosecuzione a quella del papà, nella Solennità di S. Giuseppe (19 marzo) è il 26 luglio, giorno dei nonni di Gesù, i Santi Gioachino e Anna, genitori della Madonna. Forse sotto il profilo commerciale rende maggiormente la data ottobrina, perché in luglio tutti sono in vacanza.

Fino alla riforma liturgica, i SS. Gioachino e Anna erano separati, non perché erano in disaccordo (questo mai!), ma per dedicare un giorno in più ai nonni del Signore. Il nonno era festeggiato il 16 agosto, e in precedenza, nella domenica nell’ottava dell’Assunzione e la nonna, il 26 luglio. Abbondavano le feste dei Santi, anche perché i duri lavori manuali avevano bisogno di giorni di riposo, e la Chiesa andava incontro ai poveri e agli oppressi. E con gli onomastici, era l’occasione per portare gli auguri agli aristocratici del paese che in cambio offrivano doni in natura o in denaro. I compleanni ancora si radicavano nella mentalità, anche perché era più facile ricordare le date religiose.

Il Beato Paolo VI, riformando il calendario, nel 1969, unì S. Gioachino a S. Anna e la data unica fu fissata al 26 luglio. Il 16 agosto, dalle nostre parti, non c’era tanto spazio per il nonno di Gesù, perché è la festa di S. Rocco, assai venerato dal XV secolo, quando divenne protettore contro la peste. La presunta presenza a Roccamontepiano da Roma, presso un aristocratico del luogo, lo fece subito diventare un abruzzese di adozione e, una volta finito il pericolo della peste, divenne il Santo “contro tutti i mali” (E. Giancristofaro), a differenza di S. Gioachino, che con S. Anna, non appartiene alla schiera dei taumaturghi.

S. Anna era venerata nella Cattedrale di Atri, soprattutto dal 1503, quando le fu eretto un altare, in pietra della Maiella, a destra dell’altar maggiore. Di patronato acquaviviano, fu realizzato per interessamento della duchessa Isabella Piccolomini-Todeschini, moglie di Andrea Matteo, e imparentata con due omonimi Pontefici, Pio II e Pio III. Fu realizzata una tela raffigurante la Madonna tra i due Santi genitori e l’altare divenne popolarmente “degli sposi”, perché fino a tempi non tanto lontani, era il luogo del rito del matrimonio. 

I penultimi grandi restauri (1954-64), comportarono il trasloco dell’altare di Paolo De Garviis dal luogo originario alla prima campata della navata destra, all’ingresso della Cattedrale. La grande tela fu portata al Museo Capitolare e sostituita da un’altra, più piccola, con lo stessa tema, donata da Tommaso Antonelli, storico custode della Cattedrale, appartenente alla sua camera da letto. Il baldacchino che sormonta il piccolo altare ha gli stemmi Acquaviva d’Aragona e Piccolomini-Todeschini.

Per il quarto S. Nicola, la nonna del Signore era venerata in S. Francesco, dove i frati celebravano la Messa nel giorno della festa al suo altare, il primo entrando a sinistra. Ha una tela convenzionale di S. Anna, perché dopo le soppressioni ottocentesche, nella chiesa magistrale dei Francescani non rimasero molte opere d’arte, a differenza di S. Giovanni, considerata quasi una pinacoteca della cittadina. Nella cappella si venera pure S. Giovanni Bosco.

Ma il luogo vero e proprio del culto di S. Anna, in Atri, è la chiesa di S. Spirito, complice la presenza agostiniana che lega Anna, alla protagonista femminile dell’Ordine, Monica, anch’ella madre di famiglia. In Vaticano, la chiesa degli Agostiniani ha il nome di S. Anna, ed è stata una delle prime chiese visitate da Papa Francesco, all’inizio del ministero petrino.

Tra gli impegni degli affiliati all’Ordine di S. Agostino, l’assistenza alle gestanti. E, felice coincidenza, la chiesa era annessa al nosocomio, dove, quando il parto non era ospedalizzato, avvenivano le nascite più difficili. Qualche volta, come ringraziamento per un meraviglioso esito di una nascita che si annunciava difficile e dolorosa, il nome della bimba era Anna Rita, sempre per il legame tra le due Sante che hanno sperimentato il matrimonio, la maternità e la vedovanza. Ma soprattutto e prima di tutto la santità, il cammino difficile della vita, supportato dalla grande fede.

Non esisteva la divisione di ostetricia e ginecologia, ma tutto rientrava nell’alveo chirurgico. Con il trasferimento dell’ospedale nel nuovo stabile del rione S. Antonio, il culto di S. Anna rimase sempre a S. Spirito. Ma senza S. Gioachino. Nella chiesa di S. Spirito, probabilmente, il simulacro del nonno di Gesù era a fianco dell’altar maggiore. Nel 1824, S. Gaspare del Bufalo, volendo lasciare un ricordo della sua predicazione in Atri, volle trasformare S. Gioachino nel suo Santo patrono, S. Francesco Saverio. Forse non c’era la disponibilità di realizzare una nuova immagine, o forse in altre situazioni, non solo in Atri, ma in tutto l’Abruzzo, si finiva alla stessa soluzione.

Gioachino, alto, magro, barbato, come il patrono delle missioni. Bastava soltanto cambiare la veste, dalla convenzionale tunica con il mantello (simile all’abito di S. Giuseppe), alla talare dei sacerdoti diocesani, adottata e leggermente modificata dai gesuiti, con una stola verde, presa dal paratoio, senza farsi problemi del colore liturgico. Per completare l’opera il bordone con cui il Saverio si appoggiava durante le peregrinazioni missionarie, simile al bastone di S. Gioachino e S. Giuseppe, dal profondo significato biblico della verga di Aronne.

S. Anna è venerata pure al quartiere dei fiori a Pineto, con una festa, sempre nella terza decade di luglio. Il quartiere è così chiamato dalla toponomastica e i pinetesi rispondono sempre con grande gioia e senso di appartenenza al quartiere e alla parrocchia.

SANTINO VERNA