Pubblicato Domenica, 26 Luglio 2015
Scritto da Nino Bindi

A S.MARGHERITA UNA SERATA PER  RICORDARE MARCELLO PICCIRILLI

LA DOLCEZZA DEI RICORDI, L'AMAREZZA DEI RIMPIANTI: UNA MERAVIGLIOSA STAGIONE DELLA VITA

Gli inventori di questa serata che ringrazio per quello che hanno fatto, mi hanno chiesto di parlare di Marcello. “Qualunque cosa ti venga in mente di lui” mi hanno detto. E io ho risposto ”Sì”. Poi, riflettendo un po’, mi sono ricordato che altri avrebbero potuto raccontare Marcello meglio di me, Mariano mio fratello, ma anche lui non c’è più,  Adelchi De Collibus, Tonino Manco, forse Claudio Angelozzi e anche alcuni altri. Questi erano gli amici intimi di Marcello. Molti di loro erano stati anche compagni di scuola alla ragioneria e si sa che nei banchi spesso nascono amicizie che possono durare anche per tutta la vita. Io, in realtà, non ero quel che comunemente si dice un amico stretto di Marcello, lo conobbi perchè era amico di Mariano. Veniva spesso a casa nostra, e, quando mio fratello lanciò il primo fondaco da ballo di Atri in via S.Chiara, la domenica pomeriggio tutta la comitiva ballava al suono di un “Geloso”, un registratore oggi da museo che mi pare fosse di Guido Angelozzi, altro amico e personaggio indispensabile in quella comitiva, famoso per le sue furenti storie d’amore.

Marcello in quel fondaco cominciò a comparire con una bella ragazza bionda dagli occhi grigi: Dina. Io, in realtà, ero un po’ l’intruso, ma non ero l’unico fuori quota perché in quel ritrovo dipinto da noi bazzicavano anche altri amici dell’ASA, uno per tutti Quinto Paolini anche decoratore del fondaco. C’era poi un altro punto in comune tra me e Marcello. Dina tutti i giorni riceveva a casa sua un’amica e compagna di scuola: Rosy. La motivazione ufficiale di questa frequentazione giornaliera era “fare i compiti”! In quella stanza ogni giorno avevano un miliardo di cose da dirsi ma forse trovavano pure il tempo per studiare! Certo è che questa Rosy cominciò ad interessarmi. Spesso l’andavo a prendere a casa di Dina e fu così che finii sul binario che avrebbe portato anche me dritto al matrimonio.

S’era presa anche l’abitudine di tirare a lungo le nottate sempre con Marcello dentro al gruppo. Io e Mariano avevamo un parente che fabbricava camomilla e così le notti venivano innaffiate da litri e litri preparati nella pentola per la pasta. Tra le volute del molto fumo di sigarette si arrivava all’alba parlando di donne, di amori difficili o di come il mondo sarebbe dovuto cambiare.

La vita di provincia fluiva così per noi tra sport, sogni, musica e la frequentazione dell’ASA dove, nelle notti di neve, arrostivamo salsicce fino a far giorno. Marcello era già uno sportivo molto amato in città. Un fisico agile e scattante con un’attitudine innata per il calcio si era distinto anche nel podismo. Si faceva applaudire come guardiano centrale dell’area. Dotato di un forte senso dell’anticipo, era l’incubo degli attaccanti anche nel gioco aereo. Svettava su di loro da grande colpitore di testa! Ma forse non tutti ricordano che era bravissimo anche a pallacanestro. Si esibì in diversi tornei estivi mettendosi in luce per la velocità e per il tiro.

E così, dopo il fondaco-nait e l’amicizia delle nostre rispettive ragazze, il Basket rappresentò un altro punto di contatto tra me e Marcello. Allora giochicchiavo e, in uno degli storici tornei estivi in Piazza Duomo in cui eravamo nella stessa squadra, alla fine di una infuocata partita, finimmo a casa mia io Marcello e Iginio. Stavo rovistando in cucina per trovare qualcosa da mangiare, quando mia madre che sicuramente avevamo svegliato, dal piano di sopra mi chiese chi avessi portato in casa a quell’ora di notte, ed io per tagliar corto, risposi: “ Le ali! ”. Marcello e Iginio infatti erano le due ali del quintetto base. Questa mia uscita lo divertì tantissimo al punto che la tirava fuori anche dopo anni! Marcello però dovette scegliere tra Calcio e Basket. Gli fu naturale decidere per il calcio e ben presto la tifoseria di Atri si rassegnò a perderlo perchè salì di categoria ingaggiato in quarta serie nella società di Città Sant’Angelo. Intanto, da sempre socio dell’ ASA, viene votato e sarà un ottimo Presidente della storica associazione studentesca atriana.

Un bel giorno Marcello mi chiese di portare una serenata alla fidanzata. Sì, c’erano ancora le serenate negli anni ‘60 …  e Dina, quella notte, forse alla terza canzone si affacciò per prendersi  il regalo più romantico che una innamorata possa ricevere. Marcello era lì sotto in mezzo ai cantori e ai suonatori. Lei lassù bella come sempre, ma senza quell’aria scappaticcia e frettolosa di quando incontrava Marcello specie nei primi periodi. Era calma e contenta quella notte, no era di più, era raggiante. Dina appoggiata a quella ringhiera in ferro, la ricordo benissimo, era lei la felicità! Poi il tempo maturò una tappa importante. Il loro matrimonio.

Arrivarono Tonia e Piera tutt’e due brune e con la struttura fisica del padre che nel frattempo comincia ad allenare. Continuerà ad essere attivo nel mondo del calcio dando la sua passione ad Atri, Fontanelle, Santa Margherita e Casoli. Ma a Santa Margherita successe qualcosa in più: nacque un filing con la gente e con tutto il paese. Marcello e i suoi ragazzi erano entrati nel cuore di tutti. E tutti rimasero nel suo cuore. Era opinione diffusa: Marcello era un maestro di calcio e di vita. Le sue squadre sempre motivate e brave! Il segreto? Sapeva legarsi ai suoi giocatori portandoli ai massimi rendimenti. I suoi calciatori lo hanno amato moltissimo. E la prova è qui in questa serata voluta, dopo vent’anni, proprio dai suoi ragazzi. Luca Cellinese, Vittorio Concetti, Maurizio Cantarini ed altri che ora sono uomini, alcuni hanno figli grandi ma non sono riusciti a dimenticare il loro allenatore! Ma ci sono molti altri felici per questa serata, Piero Marcone (al tempo Daiana), Fiorenzo Astolfi e tantissimi altri tra dirigenti e atleti delle società sportive. E questo significa che Marcello ha fabbricato un rapporto umano che ha lasciato un solco nelle vite delle persone. E questo succede solo quando di mezzo c’è il cuore!

Passano ancora degli anni ed io mi ritrovo nel ’93 assessore alla cultura nel nostro Comune dove ritrovo Marcello ragioniere agli uffici finanziari. Sempre attento alle pratiche, conosceva l’ambiente e sapeva consigliarmi per trovare le vie d’uscita in un mondo a me totalmente sconosciuto. Ma lo vedevo sempre più serio e soprattutto stanco. Si era ammalato. Mariano gli faceva compagnia quasi tutti i giorni mentre io chiesi a Dina di non vederlo mai più. Lei ogni giorno alla Cona a piedi per parlare con la Madonna delle Grazie. Marcello ci lascia nel 94. E in quell’anno so che quella coppia ha costruito un legame che nemmeno la morte ha potuto rompere.

Voglio chiudere con una immagine. Marcello e Dina si sposarono nel ‘74 nella chiesa di San Nicola a dieci metri dalla finestra della serenata. All’uscita Marcello non volle salire in auto. Prese per mano la sposa e tutti gli invitati lo seguirono per il cuore del centro storico. Scesero per il corso. Lui bello, bruno e disinvolto, lei bionda, sorridente ed anche parecchio sexy considerati gli anni ‘70. I passanti furono contagiati dall’allegria di quel corteo spontaneo trascinato da quei due che in testa erano la locomotiva della felicità. Sì è questa, proprio questa l’immagine con cui voglio chiudere questa serata per Marcello.

Nino Bindi