Pubblicato Sabato, 11 Luglio 2015
Scritto da Santino Verna


"L'UROLOGO DEI POVERI" PER TANTI ANNI HA ABITATO LA DEVOZIONE POPOLARE

SAN LIBORIO, VENERATO IN S. GIOVANNI AD ATRI

Dal XVI secolo nella chiesa di S. Giovanni (S. Domenico) in Atri, si venera S. Liborio, Vescovo di Le Mans, la cui memoria liturgica è il 23 luglio. La condivideva con il più famoso S. Apollinare di Ravenna, Patrono dell’Emilia- Romagna. Situazione di condominio che si verificava due giorni dopo, con S. Giacomo Apostolo festeggiato con S. Cristoforo. L’elevazione di S. Brigida a Patrona d’Europa (1999), per volere di S. Giovanni Paolo II, ha modificato la terza decade di luglio, assegnando il 23 luglio alla Santa svedese, mentre S. Apollinare è stato anticipato al 20 luglio.

S. Liborio non ha avuto problemi, perché non era presente nel calendario della Chiesa Universale. Venerato in Germania e in Francia, fu proprio quest’ultima ad influenzare Atri per il culto. In S. Giovanni gli è dedicata la prima cappella laterale, “cornu Epistolae”, opera dei Giosaffatti, artisti veneti, trapiantati nel Piceno. Erano espressione postrinascimentale della cultura adriatica, di cui Atri faceva parte. La cappella tornò all’attenzione nel 1994, grazie alla monografia sulla chiesa di S. Giovanni, curata dalla Regione Abruzzo, scritta da Piergiorgio Maria Cipollini.

Il Santo, vissuto nel IV secolo, e’ vestito con i paramenti episcopali che, con l’editto di Costantino (313) si definirono sempre di più. Il pastorale e l’anello, insegne principali dell’episcopato, simboli di Cristo Buon Pastore e dello sposalizio del Vescovo con la Chiesa particolare dove sarebbe rimasto tutta la vita (non era definita la figura del Vescovo emerito e non esistevano trasferimenti in altra diocesi, se non in casi rarissimi), sono associati alla mitra, simbolo della potestà del Vescovo perché somiglia alla corona regale, ma anche all’elmo del combattimento contro il maligno. Il volto è incorniciato dalla corta barba bianca, simbolo della sapienza, perché indica l’età avanzata. Infatti i Vescovi martiri in giovane età, come S. Emidio, patrono contro il terremoto, sono imberbi e con i capelli più lunghi del solito, quasi un’ulteriore sottolineatura della verde età. Attributi sono le pietre (calcoli) e il pavone, simbolo dell’immortalità come la fenice, e nel caso di Liborio, dell’uccello che ne accompagnò le reliquie a Padeborn, in Germania. Gli animali non di rado accompagnano i testimoni della fede nell’iconografia: il maiale ai piedi di S. Antonio Abate, il cane ai piedi di S. Rocco, il corvo ai piedi di S. Espedito; l’agnello in braccio a S. Giovanni Battista e S. Agnese, senza dimenticare i tre simboli degli evangelisti.

Nella chiesa di S. Giovanni, l’interno, dall’ingresso alla balaustra parla dell’Ordine dei Predicatori. E’ quella la chiesa di S. Domenico, mentre dalla balaustra al coro, emerge il vero titolare della chiesa. Ma nell’Ordine Domenicano in Atri sono presenti “partecipazioni straordinarie” come S. Liborio, protettore contro le malattie renali. Emiliano Giancristofaro l’avrebbe chiamato “nefrologo dei poveri”, in analogia ad altri Santi, particolarmente venerati in Abruzzo, specializzati per alcune malattie: S. Biagio per la gola, S. Lucia per gli occhi, S. Mauro per i dolori alle ossa, S. Onofrio per il mal di pancia etc. Il Vescovo di Le Mans è anche patrono della prostata, quindi potrebbe essere denominato “urologo dei poveri”, organo in passato poco indagato e oggi puntualizzato sempre di più, grazie al progresso della scienza.

Quando fu portato il culto di S. Liborio in Atri, ma anche in tempi successivi, c’erano ben altri problemi. Oggi ne abbiamo superati molti, come quello della fame, almeno in Occidente. Per questo la battuta, “si muore più di prostata, che di fame”.

Fu realizzata anche la “conocchia” del Vescovo di Le Mans, sempre seguendo lo schema iconografico del successore degli Apostoli. Per tanto tempo è stata collocata nell’oratorio del SS. Rosario, attiguo alla chiesa, sede dell’omonima Arciconfraternita, tra le più antiche in Abruzzo. Il simulacro era posto presso uno stallo ligneo del coro ad uso dei confratelli e più tardi utilizzato per l’esposizione di paramenti sacri antichi di pertinenza di S. Giovanni.

Probabilmente in passato si faceva una bella festa, con tanto di triduo, perché non contrastava con altre celebrazioni nella cittadina. Ma anche se contemporaneamente c’erano altri momenti liturgici, questo non era un problema. S. Giovanni era chiesa capoquarto, e aveva caratteristiche simili alla Parrocchia, come si evince da una poesia dialettale di Antonino Anello che nella fiction vernacola fa diventare la “sua” S. Domenico, sede parrocchiale, in contrasto con la vera parrocchia, S. Maria nella Cattedrale. I contradaioli sentono nelle proprie vene l’appartenenza al quartiere e fino al 2005 S. Giovanni è stata Rettoria, affidata a Mons. Giuseppe Di Filippo, Arcidiacono del Capitolo.

Tra i pochi altri luoghi dove è venerato S. Liborio, la cappella ducale di Colorno, ripristinata dopo i restauri, il 28 luglio 2013. Un paese gemellato moralmente con Atri, perché un figlio illustre della città acquaviviana, il Prof. Nicola Cesare Occhiocupo, costituzionalista, allievo di Giuseppe Ferrari, per 12 anni è stato Magnifico Rettore dell’Università di Parma e per più volte Preside della Facoltà di Giurisprudenza nel medesimo ateneo. Il docente che ha appena compiuto 79 anni, è nato a Villa Bozza di Montefino (un tempo mandamento di Atri) e ha trascorso la fanciullezza, con la famiglia, in Atri, in Via Ferrante, prima di trasferirsi a Pescara, per proseguire gli studi, nella centralissima Via Roma, all’ombra della chiesa del Sacro Cuore. La cittadinanza di Atri gli è stata conferita il 3 dicembre 1994, presso il Teatro Comunale.

Durante i suoi frequenti ritorni a Pescara, dove lo si può ancora incontrare, nelle vie ben squadrate dell’antica Castellammare, nella conversazione spesso con qualche atriano, fa ogni tanto il suo ritorno nella cittadina della prima giovinezza, non solo per conferenze sulla Costituzione, l’Antitrust, il mondo accademico, ma per tante rimpatriate fra amici.

In uno dei giorni più caldi dell’anno, nel giorno del solleone, va ricordato quindi un confessore che ha abitato egregiamente per tanti anni nel Santorale di Atri, assai ricco nel centro storico, un tempo assai popolato dalle famiglie numerose.

SANTINO VERNA