Pubblicato Martedì, 30 Giugno 2015
Scritto da Santino Verna

LA MADONNA DELLA SALETTE IN ATRI

UNA FESTA CHE VIVE SOLO NEI RICORDI

Una festa scomparsa nella città di Atri, quella della B.V. Riconciliatrice della Salette, l’ultima domenica di giugno. La memoria liturgica è il 19 settembre, giorno dell’apparizione, avvenuta nel 1846, ma per opportunità pastorale, veniva fatta a giugno.

L’apparizione avvenne in uno sconosciuto borgo subalpino della Francia sudorientale, nei pressi di Grenoble, a due ragazzi, Massimino Giraud e Melania Calvat, privi d’istruzione, sostanze e affetto. I poveri sono spesso i destinatari dei messaggi della Madonna, non perché si vuol fare un elogio alla povertà, ma per ricordarci che non dobbiamo riporre fiducia nelle cose materiali. La Madonna è apparsa anche a gente facoltosa, come era avvenuta quattro anni prima, nella Basilica di S. Andrea delle Fratte in Roma, ad Alfonse Ratisbonne, intellettuale ebreo.

Il messaggio della Salette è il pianto della Madonna che non riesce a trattenere il braccio appesantito del Signore per i peccati dell’umanità. In particolare Maria Santissima ne richiama due: la bestemmia e la violazione del precetto festivo. Un richiamo che forse ci fa sorridere se pensiamo alla bestemmia detta per abitudine o alla Messa domenicale a cui non si riesce ad andare per svariati motivi confrontati con tanti peccati che vediamo alla televisione. La Madonna richiamò i ragazzi al primato di Dio, in un periodo molto difficile per l’Europa. La Francia ormai era secolarizzata e aspetterà il 1905 per la separazione netta tra Chiesa e Stato e l’Italia si appresta a diventare uno Stato unitario. Ai pastorelli come Massimino e Melania  ben poco interessava se l’Italia era formata da un assortimento di staterelli o da uno stato unico, interessavano soltanto i bisogni di prima necessità. L’Unità d’Italia portò certamente alla secolarizzazione nel Bel Paese, ma furono anni importanti per la Chiesa, con il Pontificato del Beato Pio IX e il dogma dell’Immacolata Concezione (1854).

Il messaggio della Salette si sviluppò soprattutto nell’Italia Meridionale, perché il lungo Calvario di Melania la portò in diversi luoghi del Sud, come Messina, Castellamare di Stabia, Lecce e Altamura, dove incontrò sorella morte nel 1904. Nell’antico capoluogo siciliano incontrò S. Annibale di Francia, grande devoto di S. Antonio che l’accolse come figlia spirituale. Per meglio servire il Santuario, alle pendici delle Alpi francesi, spesso ricoperto da una consistente coltre di neve, fu istituito un corpo di sacerdoti diocesani, presto Missionari di Nostra Signora della Salette, il cui abito ha i due attributi mariani, comparsi nel 1846: il martello e la tenaglia, simboli del peccato e della riparazione. La congregazione non ha molte case in Italia, e tra queste ricordiamo le comunità di Roma, Napoli e Salmata, nei pressi di Nocera Umbra.

In Atri il messaggio salettino si sviluppò anche grazie all’appartenenza al Regno delle Due Sicilie, cementato dalla presenza degli Acquaviva d’Aragona, una delle più importanti famiglie del Reame. Nella seconda metà del XIX sec. tutti i Vescovi di Atri e Penne vennero dai territori regnicoli: Mons. Vincenzo D’Alfonso, molisano, anche se appartenente alla badia di Montecassino, oggi Lazio, ma allora Campania, Mons. Luigi Martucci, irpino e Mons. Giuseppe Morticelli, sulmonese. Atri era un centro importante per l’Abruzzo, ma presto sarebbe diventata grande Pescara, con la ferrovia adriatica e lo sviluppo demografico.

La statua della Madonna della Salette fu collocata nella chiesa di S. Agostino e nel 1987, anno mariano, per iniziativa di Don Bruno Trubiani, Arcidiacono e Direttore del Museo Capitolare, la statua fu portata in Cattedrale e processionalmente arrivò nella chiesa delle clarisse, dove l’anziano sacerdote era cappellano, celebrandovi tutti i giorni l’Eucarestia. S. Chiara sarebbe diventato centro cittadino del culto salettino e per questo fu chiamato P. Umberto Paiola, M.S. per portare materiale conoscitivo, anche attraverso audiovisivi e soprattutto parlare della Madonna Riconciliatrice.

Mentre Lourdes, Fatima e Rue du Bac hanno avuto grande risonanza e anche in Atri erano e sono ben conosciuti grazie ai treni bianchi dell’Unitalsi per i primi due con i pellegrinaggi estivi annuali e alle Figlie della Carità, per Rue du Bac, con la festa del 27 novembre nella Parrocchia di S. Nicola, al cui piviere apparteneva una delle due case in Atri (comunità del vecchio ospedale) e con il ritocco dei confini parrocchiali degli anni ’50, anche l’altra di Via P. Baiocchi, La Salette non ha avuto molti atriani nel suo Santuario, forse anche per la difficoltà di raggiungerlo, maggiormente nei mesi freddi.

Nel 1989 fu realizzata la nuova statua, collocata nel presbiterio di S. Chiara. Per alcuni anni fu organizzata, grazie al dinamico comitato, la festa, consistente nel programma religioso e in quello ricreativo. Uno scarno programma per la verità, ma più che sufficiente per realizzare un bel clima mariano nel centro storico di Atri, nel Tabor della città degli Acquaviva.

Dalla festa completa, si passò a quella soltanto religiosa, con il triduo prima dell’ultima domenica di giugno. Nel 1997 la coincidenza con la solennità dei SS. Pietro e Paolo, festa assai sentita in passato quando l’amico che aveva ricevuto i fiori il 24 giugno, restituiva il mazzolino al compare, come segno di puro legame affettivo. E per tutta la vita si chiamavano “compari”. In Atri c’erano la chiesa, con il monastero, di S. Pietro Apostolo, demoliti nel gennaio 1957 e scomparsi esplicitamente anche nella toponomastica, nel 1996. S. Paolo invece è la famosa pietra fuori Atri, ma qui sorge un piccolo dubbio, perché potrebbe essere S. Paolo eremita, la cui immagine campeggia nel coro della Cattedrale, opera del Delitio.

La festa della Madonna della Salette rimane nei ricordi degli atriani. Giugno non è il mese ideale per le feste in centro storico, eppure è il mese dei Santi: S. Antonio, S. Luigi, S. Giovanni, S. Francesco Caracciolo, i SS. Pietro e Paolo…La Madonna non ha bisogno di giochi pirici o di luminarie, ma è anche bene festeggiarla per rinsaldare la comunione con Dio e con la Chiesa.

SANTINO VERNA