LA "MORTE CLINICA" DEL NOSTRO OSPEDALE NELLA INDIFFERENZA DELLA POLITICA

PRONTO SOCCORSO ADDIO, FUNZIONERA' SOLO A...META'!

Ho letto di recente sul quotidiano abruzzese “Il Centro” la notizia secondo la quale  l’assessore regionale alla Sanità  Silvio Paolucci, dopo aver chiuso il punto nascita di Atri e quello di altri  tre centri della nostra regione per uscire dal commissariamento, starebbe valutando anche l’ipotesi di chiudere il pronto soccorso del San Liberatore dalle 20.00 alle 8.00 del mattino successivo. La decisione sarebbe al vaglio non solo della Regione ma persino dei “piani superiori” che in questo caso sono decisivi per la scelta del pronto soccorso” a tempo” .

La notizia a quanto mi risulta non ha toccato il cuore e la pancia della nostra classe politica locale, destra o sinistra che si voglia. Nessun sussulto, nessuna reazione degna di nota e nemmeno un comunicato stampa che non si nega a chichessia. Il destino del nostro amato ospedale sembra segnato da tempo ma  l’accelerazione che la giunta di Luciano D’Alfonso  ( il Presiedente  che venne ad Atri a visitare la tomba di Emilio Mattucci il giorno della sua elezione) ha impresso alla sua chiusura e alla sua morte “clinica” non ha precedenti. Un professionista della Sanità che lavora all’interno del nosocomio atriano mi ha raccontato recentemente di trovarsi in sala operatoria per un’ operazione di routine . Ad un certo punto il paziente va in blocco cardiaco e necessita di un immediato intervento. La nostra unità cardiologica è stata depredata  anche dell’applicazione del pacemaker e si rende necessario il trasporto urgente a Teramo. Il camice bianco chiama il 118 per avere l’ambulanza e l’unità operativa risponde che a Teramo l’ambulanza c’è ma l’autista no, si trova a Giulianova. Ma non finisce qui! Rintracciato l’autista quest’ultimo a bordo di una Fiat Panda si avvia verso Teramo dove arriva dopo quarantacinque minuti. Arriva ad Atri (altri 30 minuti abbondanti anche a sirene spiegate) con l’ambulanza e carica il paziente ancora  in vita per grazia ricevuta.  Sul mezzo del soccorso salgono anche i medici che assistono il malato sino a Teramo per il successivo ricovero in cardiologia. A questo punto i medici di Atri si aspettano che qualcuno li riporti al nosocomio di provenienza.  Macchè, non c’è alcun autista per riportarli ad Atri, anzi, non è un problema del Mazzini di Teramo.  Dopo reiterate suppliche e corteggiamenti al personale del 118, un volenteroso riporta ad Atri, con una Fiat Panda, i due sanitari i quali escono dall’auto ringraziando il buon cuore del generoso autista. Questa è la situazione della nostra sanità abruzzese e teramana nello specifico. Altro che rilancio della sanità abruzzese, altro che belle parole al vento del trio Paolucci-  D’Alfonso-Di Camillo. Con l’apertura part-time del pronto soccorso di Atri, dopo quello che avete appena letto, non c’è alcuna speranza di sopravvivere per chi avrà la sventura di sentirsi male di notte o di chiamare un 118 che non ha personale e mezzi. Un pronto soccorso a metà non lo vogliamo e non lo meritiamo.

Caro Presidente d’Alfonso il suo amico Emilio Mattucci se fosse ancora in vita  le direbbe che queste cose non si fanno, e che non si scherza con la pelle degli altri. Chissà che prima o poi nei suoi sogni notturni non le giunga un severo ammonimento del Presidente Mattucci e non scenda dal letto di corsa a ricordarsi quello che ha promesso agli abruzzesi in campagna elettorale. O mio Dio…..forse sto sognando io.

MARINO SPADA