TRADIZIONI E INTENSE EMOZIONI

CRESIME E COMUNIONI AD ATRI

Nel ciclo biologico c’imbattiamo nei Sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia (prima partecipazione alla medesima). Atri per tanti anni ha avuto una data determinata per l’amministrazione del Sacramento della maturità: il 2 giugno. Festa nazionale, a livello cattolico non di precetto, quindi facilmente abbinata ad eventi della Chiesa.

A mezzogiorno circa avveniva la celebrazione della Cresima in Cattedrale, con i banchi disposti nella soluzione circolare, per facilitare il passaggio del Vescovo. Qualche ora prima era avvenuta la Prima Comunione, nella stessa Cattedrale (o in S. Agostino, durante i penultimi grandi restauri) per i parrocchiani di S. Maria, in S. Nicola per il quarto di Capo d’Atri e parte di quello di S. Nicola. Ovvero l’antica parrocchia con il nome del Santo che unisce l’Oriente e l’Occidente. Per i ragazzi che frequentavano l’Istituto “Ricciconti” delle Figlie della Carità, la Prima Comunione avveniva nella cappella dello stabile. Anticamente nelle vicinanze c’era la chiesa di S. Stefano, retta dai Celestini.

Per le Cresime veniva sempre il Vescovo diocesano. Per gli atriani era una festa vedere e salutare, baciandogli la mano, il “burbero benefico” Mons. Carlo Pensa, ultimo Vescovo di Penne e Atri, il grande Pastore Mons. Gilla Vincenzo Gremigni poi trasferito a Novara dove Pio XII lo promosse Arcivescovo “ad personam” e il Servo di Dio Amilcare Battistelli, il Vescovo passionista che sull’abito portava sempre lo stemma della congregazione, conservando sempre la fisionomia dell’umile confratello di S. Gabriele.

Con Padre Abele e il vento conciliare, Cresime e Prime Comunioni in Atri vennero riformulate. Ogni Parrocchia aveva la sua celebrazione e per molti anni in un’unica S. Messa veniva amministrata la Cresima e poi la Prima Comunione. La data del 2 giugno scomparve e per le Cresime in Cattedrale fu scelta (anche se non sempre, perché bisognava vedere la disponibilità del Vescovo) la Solennità di Pentecoste (quest’anno il 24 maggio). A volte l’abbinamento è stato fatto con la festa di S. Reparata, come nel 1987, quando Padre Abele celebrò la Messa solenne della IIa domenica di Pasqua, mentre nei Secondi Vespri della protettrice presiedette Mons. Antonio Valentini, allora Arcivescovo di Chieti-Vasto.

Ricordiamo Don Giovanni D’Onofrio che proclamava il Vangelo e dava sempre un occhio, con la direzione, al coro domenicale, presente nel luogo più attenzionato della Concattedrale: il coro affrescato dal Delitio, quel giorno non disturbato dai turisti.

In una domenica vicina, le Cresime nella Parrocchia di S. Nicola. Padre Abele non sempre è venuto ad amministrarle. L’ultima volta, nel 1989, era appena emerito. A differenza degli altri anni, in quella domenica di giugno, erano pochi i chierichetti, perché gli altri o erano cresimandi o facevano da padrini ai festeggiati o…erano stati visitati dalla varicella, anticipando di qualche giorno la chiusura della scuola. La celebrazione riuscì molto bene, anche con la processione guidata da Mons. Giuseppe Di Filippo, Parroco di S. Nicola dal monastero delle clarisse alla chiesa parrocchiale. Attualmente la teoria muove dalla chiesa di S. Spirito, percorrendo Via Picena. Quando non era possibile partire da S. Chiara, si utilizzava l’asilo infantile.

La Parrocchia di S. Gabriele per un quarto di secolo ha vissuto le Cresime in modo molto particolare, perché grazie a Don Paolo Pallini, sono arrivati tanti Vescovi stranieri. Si cominciò nel 1982, quando Mons. Pavel Hnilica, amico di S. Giovanni Paolo II, della Beata Teresa di Calcutta e Chiara Lubich, visitò S. Gabriele per le Cresime. Era un po’ l’imago brevis della Chiesa del silenzio, quando si parlava ancora di “cortina di ferro”. Gli anni ’80 registrarono la presenza di Pastori dell’Est- Europeo, e un anno la celebrazione fu compiuta in rito orientale. Poi fu la volta dei Vescovi africani e asiatici e quattro dei Pastori passati per S. Gabriele hanno ricevuto la berretta cardinalizia. Ha chiuso la tradizione Mons. Mikael Al-Jamil, venuto anche in altre occasioni in quella che era diventata la sua città di adozione.

Nel 1989, a causa del crollo del timpano curvilineo della chiesa di S. Gabriele, le Cresime furono amministrate in S. Giovanni. Anche se la celebrazione avveniva in trasferta, in altro piviere, riuscì molto solenne, per la bellezza dell’interno. Già si pensava al ripristino della parrocchia, avvenuto l’antivigilia di Natale dello stesso anno, l’anno della caduta del muro di Berlino. E fu anche la prima Messa a S. Gabriele con la possibilità della comunione nella mano, cominciata per l’Italia, nella Ia domenica di Avvento, il 3 dicembre.

Per un periodo la Cresima si facev pure nella chiesa della Cona, piviere di S. Gabriele, ed era la domenica più vicina al 2 luglio. Chi non poteva farla nella propria parrocchia, ad es. perché i parenti avevano a disposizione altri momenti per il ritorno, la faceva nella chiesa di S. Giovanni.

Le Cresime e le Prime Comunioni comportavano negli anni in cui avveniva il 2 giugno in Cattedrale un piccolo pranzo in casa, dove il festeggiato (o i festeggiati) erano circondati dall’affetto dei parenti, dei compari e degli amici stretti. Oggi, con le grandi feste nei ristoranti e negli agriturismi, si invitano amici lontani, dove la motivazione talvolta è sfiorata da interesse e opportunismo, e si dimenticano i compari, di Battesimo e di Cresima, di anello (testimoni di nozze) e “a fiori”, cognazione che avveniva il 24 giugno tra due contraenti, la cui restituzione portava la data del 29 giugno.

Il compare di Cresima che dovrebbe essere una guida, ma non di rado è dimenticato dal figlioccio. Pertanto diventa una figura formale, presente nel giorno della festa magari con un bel regalo (di solito l’orologio), per poi scomparire dopo il pranzo o, nel migliore dei casi, in periodi successivi.

Antonino Anello nella raccolta “Lu ttavette” ha dedicato una poesia proprio dal titolo “Creseme e Cummenione”, trasferendosi dal ciclo calendariale, abbondantemente indagato e poeticamente descritto a quello biologico, con grande enfasi e una riflessione che invita al ritorno dei valori e alle cose vere della vita.

SANTINO VERNA