Pubblicato Giovedì, 09 Aprile 2015
Scritto da Santino Verna


UN SENTITO APPUNTAMENTO CON LA FEDE E LA TRADIZIONE

LA FESTA DI SANTA REPARATA

Finite le feste pasquali con la Pasqua di Resurrezione e il lunedì dell’Angelo (Cona e Borgo S. Maria), eccoci alla festa patronale di S. Reparata, vergine e martire, testimone della fede poco conosciuta e peraltro patrona di pochi luoghi in Italia e all’estero.

Reparata era una fanciulla di Cesarea di Palestina, vissuta nel III sec. d.C. e martirizzata a 12 anni sotto Decio. Il culto arrivò in Italia, probabilmente anche grazie a S. Zanobi che dall’Oriente si era trasferito a Firenze, con una colonia di conterranei. Per questo la primitiva Cattedrale di Firenze aveva il titolo di S. Reparata e alla ricostruzione (XIII sec.) assunse il nome di S. Maria del Fiore, con chiaro riferimento alla città del Fiore (Firenze), anche se la denominazione vera e propria è la Natività di Maria. A Firenze viene festeggiata nel giorno assegnato dal Martirologio Romano, l’8 ottobre. Per questo in Toscana c’è il proverbio: “A Santa Reparata/ ogni oliva è inoliata”.

E’ venerata pure a Lucca, la città delle cento chiese, dove la denominazione è in condominio però con S. Giovanni. La Basilica è detta dei SS. Giovanni e Reparata. Particolare venerazione ha a Nizza, città ora francese dove si parlò in maniera flebile di un gemellaggio con Atri, quando vi è stato diplomatico il Dott. Domenico Vecchioni, nato nella città degli Acquaviva, trapiantato a Pescara, la cui carriera si è svolta in diversi Paesi del mondo come l’Argentina dove ha approfondito la figura di Evita.

In Abruzzo S. Reparata è venerata ad Atri, Casoli e Civitella del Tronto. La leggenda si fonde con la più famosa S. Margherita di Antiochia, patrona di Villamagna, dove ogni anno, il 13 luglio, viene rappresentato il miracolo della liberazione del paese dai Saraceni, proprio come in Atri. Costumi semplici, scenografie essenziali, spade di cartone, un’esile e raffinata ragazza del paese vestita con l’iconografia della martire che secondo la tradizione sconfisse un drago come S. Giorgio.

In Atri la festa patronale è meno sentita di S. Rita, la celebrazione più sgargiante della cittadina. Complice il tempo incerto di aprile, con il vento a volte tagliente, in questi ultimi decenni amplificato nell’area del complesso monumentale della Cattedrale con il non più esistente Arco di Monsignore che offriva una barriera contro il biglietto da visita dell’inverno.

Sotto il profilo religioso la festa è caratterizzata dal triduo (venerdì, sabato, domenica) e dalla liturgia nel poco classico giorno del lunedì. Si segue, più o meno, l’orario delle feste di precetto, con la partecipazione delle parrocchie cittadine. La S. Messa vespertina è presieduta sempre dal Vescovo, circondato dai canonici della Cattedrale con il Presidente e l’Arcidiacono e i parroci dell’ex-diocesi (forania). Qualche volta, oltre a sacerdoti ospiti, è venuto un presbitero dall’arcidiocesi di Chieti-Vasto, dove S. Reparata, come è stato detto, è venerata.

In assenza del Vescovo diocesano è venuto un Pastore di una diocesi della CEAM. Ovviamente Mons. Leopoldo Teofili, atriano, Arcivescovo di Lanciano e Vescovo di Ortona e poi Mons. Antonio Iannucci, Arcivescovo di Pescara- Penne, Mons. Ettore Di Filippo, Arcivescovo di Campobasso- Boiano e Mons. Antonio Valentini, Arcivescovo di Chieti-Vasto. Con l’Arcivescovo Antonio Nuzzi la consuetudine del Vescovo esterno si è affievolita, perché ha sempre presenziato nella solennità della protettrice. Una delle sue prime visite ufficiali ad Atri dopo l’ingresso fu proprio S. Reparata.

Ma quella liturgia fu vissuta con il dolore del cuore, perché pochi giorni prima era crollato il timpano curvilineo della chiesa di S. Gabriele. Quando si diffuse la notizia, qualche atriano residente fuori Abruzzo pensò alla Cattedrale e di conseguenza alla festa di S. Reparata bloccata. L’informazione si ridimensionò, ma fu sempre un colpo al cuore.

Nel 2005 la festa di S. Reparata fu caratterizzata dalla morte di S. Giovanni Paolo II, l’unico Papa che ha visitato Atri felicemente regnante. Non fu celebrata la Messa della protettrice dall’Arcivescovo Vincenzo D’Addario che otto mesi dopo avrebbe incontrato sorella morte. La festa fu rimandata a qualche settimana dopo. L’anno successivo Atri era in festa per la nomina episcopale di un suo figlio: Mons. Gianfranco De Luca, Vescovo di Termoli-Larino, Canonico della Concattedrale.

La processione con il busto argenteo fa il giro della città, sostando dalle clarisse, con l’accompagnamento della banda che esegue brani appropriati, alternandosi con il popolo salmodiante. La fede semplice e convinta della gente si registra dai balconi, fasciati da serici drappi rossi, con qualche lacrima che riga il volto dei devoti: “ajetece tè”.

Sì, perché la processione di S. Reparata come in alcuni casi quella di S. Rita, qualcuno la guarda dalla finestra, mentre attende con ansia il suono delle varie campane per capire, grosso modo, dove si trova. Chi sta a Capo d’Atri deve sentire i sacri bronzi di S. Chiara per correre al balcone, come faceva Renzo Arbore, nella sua Foggia (terra di frequenti processioni, specialmente nei paesi della provincia), per ammirare i bandisti e gli strumenti musicali.

Tra la festa di S. Reparata e quella di S. Rita c’è una bonaria rivalità, forse erede di quella che c’era tra i quarti S. Maria e S. Croce (Capo d’Atri). Si fa a gara per presentare la festa più bella, ma la Santa degli impossibili vince sempre. Forse la teoria dei sacerdoti parati con il Vescovo mitrato, con l’attenta partecipazione dei fedeli della forania, è la rivincita della Vergine di Cesarea, il gol della bandiera alla festa di Capo d’Atri, a cui già si pensa, perché l’anticamera delle sognate vacanze estive.

SANTINO VERNA