L'AFFETTUOSO RICORDO DI MARIA AMELII GIACINTUCCI

Nella notte tra l’11 e il 12 giugno, nell’imminenza della festa di S. Antonio di Padova, ha concluso la giornata terrena presso l’ospedale civile di Atri, Maria Amelii Giacintucci, figura storica del rione Capo d’Atri. Era nata nell’antico quarto S. Croce nel 1927 da Giovanni ed Ersilia Caduceo. Il fratello Domenico, trapiantato a Roma, prematuramente scomparso era componente della banda musicale di Atri come suonatore di grancassa, mentre l’altro fratello Michele, calciatore della “Folgore” di Atri accanto a Bibì Pavone fu per tanti anni nel comitato dei festeggiamenti di S. Rita. Senza dimenticare il fratello Ermanno, pure lui collaboratore del comitato di S. Rita e organizzatore della festa della Madonna al Colle della Giustizia.

Maria nel 1951 sposò Vittorio Giacintucci, maestro muratore, nella Chiesa di S. Agostino, durante i festeggiamenti di S. Reparata e andò ad abitare a Vico Giardinetto. Hanno avuto tre figli Giovanna, Franco e Carmelita, tutti residenti ad Atri. Maria ricordava con nostalgia e senso identitario tutte le tradizioni calendariali e biologiche della cittadina, come la Maggiolata, nel secondo dopoguerra, lungo le vie del centro storico. Condivideva i ricordi con la sorella Giuseppina, dimorante in Vico Monticello, sempre nel dedalo di viuzze di Capo d’Atri. E, ovviamente, con la sorella Adelia, trapiantata in Romagna, quando tornava nella cittadina dei calanchi.

Ultranovantenne aveva lasciato lo storico rione, un tempo caratterizzato da tanti abitanti e numerosi bambini, e si era trasferita dalla figlia Giovanna in Viale Risorgimento. Sentiva forte l’attaccamento a Capo d’Atri, e ogni volta che incontrava un contradaiolo, subito rievocava i tempi passati, con la commozione sul volto. Era una donna di fede, anche se non sbandierata, e quando si parlava di un tumulto o un’ingiustizia, sovente rispondeva: “Ci sta Gesù Cristo!”, come ad indicare che nessuno sfugge all’occhio provvido e misericordioso del Signore.

Siamo vicini ai figli, ai nipoti e ai pronipoti, nella certezza che un giorno ritroveremo i nostri trapassati al cospetto di Dio.

SANTINO VERNA