Pubblicato Lunedì, 09 Marzo 2015
Scritto da Santino Verna

LO STORICO SETTIMANALE E LA NOSTRA CITTA'

I 90 ANNI DEL RADIO CORRIERE TV

Nel 1925 nasceva il Radio Corriere, settimanale con i palinsesti radiofonici, e più tardi, anche televisivi. Il 6 ottobre 1924 erano cominciate ufficialmente le trasmissioni radio e per i media cominciava la pagina più sorprendente della sua storia.

Nel n. 33 del 1955 Atri viene presentata in un articolo, per la venuta della “Radiosquadra”. Faceva conoscere i paesi e le tradizioni d’Italia. Si parlò ovviamente della Cattedrale, dove erano da poco cominciati i penultimi grandi restauri, conclusi nel 1964. Fu eseguita la canzonetta “Cambane de Atre”, con i versi del Prof. Giuseppino Mincione, docente universitario e insigne latinista, all’epoca residente in Atri dove insegnava e la musica di Don Bruno Trubiani, all’epoca Vicario Curato di S. Maria nella Cattedrale.

Fu affidata alle voci argentine delle collegiali dell’istituto “Mandocchi” delle Figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria (Ravasco), dove Don Bruno fu cappellano. In una strofa si parla del Beato Rodolfo Acquaviva, mentre il ritornello delle campane accende la nostalgia in tanti cuori. La canzonetta ha avuto seguito in un’altra “Atre nostre”, con i versi di Antonino Anello, poeta in vernacolo e autore di commedie, e la musica del M° Cav. Glauco Marcone, insegnante di educazione musicale nelle scuole statali, maestro di banda e direttore di cori sacri e folkloristici. Quest’ultima è stata recitata da Tonino Anello, nell’edizione 2002, della kermessa estiva “Serata sotto le stelle”.

Grande spazio nelle pagine del Radio Corriere TV, su più numeri, negli anni ’70 e ’80, alla sfilata dei carri trainati dai buoi, il 15 agosto. All’epoca non si parlava molto di Porta Santa, perché partecipavano pochi fedeli nel pomeriggio della vigilia dell’Assunta. I carri erano la riproposizione delle Maggiolate ortonesi e atriane, con l’esecuzione delle migliori canzoni abruzzesi.

Il palinsesto di sabato 4 agosto 1984, mette in seconda serata su Rai 1, “A tu per tu con l’opera d’arte” con i testi dello storico dell’arte senese Cesare Brandi. Vengono proposti tre gioielli abruzzesi: la fontana delle 99 cannelle a L’Aquila, il paliotto di Nicola da Guardiagrele nella Cattedrale di Atri e gli affreschi di Andrea Delitio nella Cattedrale di Atri. La Biblia Pauperum del maestro marsicano ha sempre rappresentato il tesoro del Duomo atriano, ma vi sono tante altre bellezze, dimenticate dalle telecamere come le pitture dei maestri abruzzesi e marchigiani considerati minori, le opere plastiche di Paolo De Garviis e la vaschetta romanica, già acquasantiera, del XIII secolo, probabilmente della stessa cerchia dell’esecutore che lavorò nella chiesa di S. Maria Maggiore a Lanciano.

Il documentario su Atri fu riproposto dieci anni dopo, ma questa volta senza apparire sui giornali, perché c’era un vuoto da riempire su Raiuno. Prima c’era stata la S. Messa per il ripristino della Cappella Sistina, presieduta da S. Giovanni Paolo II. Pertanto diversi atriani avevano messo la cassetta nel videoregistratore (era ancora l’era del VHS), e con sorpresa videro sul piccolo schermo la pellicola un po’ rovinata con la Cattedrale di S. Maria. Lo stupore di Pino Perfetti, autorevole componente della sezione regionale abruzzese di “Italia Nostra” e videoamatore, fu molto grande e cominciò il rapido giro di telefonate in quella tarda mattinata per raggiungere gli atriani fuori Abruzzo.

Nel marzo 1989 un evento culturale-sportivo, il passaggio della Tirreno-Adriatica nella città degli Acquaviva. Anche chi non era appassionato di ciclismo si sintonizzò sulla TV di Stato, per ammirare i monumenti architettonici del paese. Le immagini furono mutuate dall’indimenticabile maestro Domenico Muscianese- Claudiani, genio della comunicazione sociale, per la sigla del TG di Tele-Atri. E il 1989 fu l’anno dell’exploit della TV locale con più trasmissioni e nuove iniziative.

Nel dicembre 1989 Atri tornò di nuovo all’attenzione con il contenitore “Uno mattina”, condotto allora da Puccio Corona e Livia Azzariti. Per “L’Italia che si sveglia”, Monica Leofreddi era in Piazza Duomo per presentare, con tre giorni d’anticipo, l’accensione e la sfilata dei “faugni”, in orario insolito, con il sole già timidamente apparso nel cielo di fine autunno, e la fibrillazione di giovani e meno giovani per l’intera giornata dell’8 dicembre. I “faugni” dopo un periodo di raffreddamento nella partecipazione, cominciavano una nuova giovinezza. La “nottata” era prerogativa di quasi tutti i giovani della cittadina, non solo nelle case del centro storico, il giro era diventato più lungo, le televisioni pubbliche e commerciali erano sempre presenti, con i cameramen venuti già dalla sera prima per evitare la levataccia antelucana, gli antropologi e i demologi che cominciavano ad interessarsi dell’antico rito.

La S. Messa in televisione, sempre riportata sul Radio Corriere TV (fino al 1984 anche con il nome del Cardinale o Vescovo celebrante, dopo soltanto se presiedeva il Papa o in rarissime occasioni il porporato, e in questo caso era sempre sottolineato il Card. Martini), non ha menzionato Atri, perché la diretta è avvenuta quando ormai la redazione cartacea aveva chiuso i battenti. Era il 1995 e Atri l’ultima volta per la trasmissione radiofonica “Dedalo” era scivolata sul settimanale della RAI, due anni prima.

Forse Atri è più bella vederla in televisione o ascoltarla in radio che dal vivo, per qualche atriano. O meglio è anche bella ammirarla sul piccolo schermo. Perché c’è il sano orgoglio campanilistico della diffusione in tutta la penisola, anche nel nebbioso appartamento di Voghera, divenuta famosa con Giorgio Gaber. E quando ci fu la S. Messa in Cattedrale per televisione, un parrocchiano, andò a Messa di buon’ora e tornò nella casa nei pressi di S. Maria per gustarsi la splendida Basilica e lo straordinario evento come una gioia che riaffermava la tenerezza delle radici.

SANTINO VERNA