Pubblicato Mercoledì, 04 Marzo 2015
Scritto da Santino Verna

C'ERA UNA VOLTA LA QUARESIMA: QUANDO LA MEMORIA DIVENTA NOSTALGIA...

TRADIZIONI QUARESIMALI AD ATRI

La Quaresima è sempre stata vissuta con partecipazione in Atri, colma di tradizioni religiose, per essere una cittadina all’ombra della Cattedrale dell’Assunta, sede vescovile dal 1251. Proprio una delle tante campane di Atri, con il rito del “crucifuje” dava inizio al tempo penitenziale, nel cuore della notte tra il martedì grasso e il mercoledì delle ceneri. Il sacro bronzo era nella cella campanaria della chiesa di S. Caterina (vulgo S. Agostino) e tra gli ultimi ad azionarlo fu Michele Pallini, sacrista della stessa.

Il giorno delle ceneri era caratterizzato dalla consumazione delle lenticchie, cibo povero evocante il gesto di Esaù, poi abbinato all’ultimo giorno dell’anno civile, questa volta con il cotechino, sostituito dallo zampone emiliano. Ma qui parliamo di globalizzazione gastronomica.

Rito nel corso della Quaresima ancora oggi osservato nella citta ducale, le Quarant’Ore, tradizione zaratina del tardo Medioevo, adottata dalla Riforma Cattolica e dalle famiglie religiose nate alla sua ombra (Gesuiti, Barnabiti, Cappuccini etc.) Era la pia pratica per riparare al Carnevale, unico periodo dell’anno in cui era lecito divertirsi in maniera sfrenata, soprattutto con le licenziosità alimentari, perché non essendoci frigoriferi, la grassa carne di maiale si doveva consumare tutta nei mesi di gennaio e febbraio. C’era pure il peccato della vendetta, facilitata dai mascheramenti.

Le Quarant’Ore nell’antica tradizione atriana, interessavano tutte le chiese intramurali, per 30 giorni consecutivi, partendo dalla Quinquagesima, l’ultima domenica del periodo prequaresimale, la domenica prima del mercoledì delle ceneri. Tanti cittadini partecipavano e anche i ragazzi vi andavano volentieri, perché poteva essere il momento della dichiarazione sentimentale. Nella gremita chiesa venivano passati bigliettini dove era scritta la propria intenzione.

Dopo il Concilio Vaticano II la pratica fu ristrutturata, per mutate esigenze della gente. Fu stabilito il venerdì, il sabato e la domenica, per otto turni, in un convenzionale ordine ascendente di dignità, con inizio dal venerdì prima dell’antica domenica di Sessagesima. Giorno della conclusione, la Domenica delle Palme, in Cattedrale. Nei turni fu inserita la Parrocchia di S. Gabriele, officiata dal 1964. Per interessamento di Don Paolo Pallini le Quarant’Ore ebbero spesso la presenza di sacerdoti stranieri che offrivano, negli incontri, testimonianze di luoghi missionari e periferie lontane. Non di rado della Chiesa del silenzio, presente nell’Europa Orientale. L’11, il 12 e il 13 marzo 1983, alla vigilia dell’Anno Santo della Redenzione, fu la volta dell’imago brevis della Chiesa dell’Est che soffriva, Mons. Pavel Hnilica (si pronuncia Niriza), confratello di Papa Bergoglio e amico di S. Giovanni Paolo II. Era venuto l’estate precedente per l’amministrazione della Cresima, sempre a S. Gabriele e gli atriani lo avevano conosciuto in occasione della peregrinazione della Madonna di Fatima.

Dal 1995 i turni della Pia Pratica sono stati ridefiniti, per l’impraticabilità di questa o quella chiesa. Avviene dove vi sono edifici artistici e monumentali come in Atri. In quell’anno era chiusa S. Giovanni (vulgo S. Domenico) e fu osservato un turno di riposo, passando la settimana successiva a S. Francesco.

Altra Pia Pratica, la Cordia Pia, ricordo della partecipazione di S. Francesco a quella del Signore. Si teneva nei venerdì di Quaresima nella chiesa del Patriarca dell’Ordine Serafico, come in tutte le chiese della famiglia conventuale. Attualmente è rimasta nella Basilica Inferiore di Assisi e in pochi altri luoghi. Non si tiene neanche nella Basilica del Santo a Padova, dove si fa invece la Via Crucis. La tradizione è stata fermata nell’argilla da Giuseppe Antonelli.

Il cammino della croce, promosso da S. Leonardo da Porto Maurizio, peraltro direttore spirituale di Isabella Strozzi Acquaviva, ultima duchessa d’Atri, è sentito in varie chiese di Atri, soprattutto in S. Nicola, dove Mons. Giuseppe Di Filippo la celebra nei venerdì e nelle domeniche di Quaresima.

Momento di sospensione del rigore penitenziale, la “mezza quaresima”, ovvero la IVa domenica. Un tempo ci si concedeva qualche svago in più. La liturgia sottolinea la peculiarietà di tale giorno con i paramenti rosacei. Una pianeta si conserva nella chiesa di S. Giovanni ed era presente su uno stallo dell’attiguo oratorio del SS. Rosario. Al suo posto si usa il viola, e nel clima del Grande Giubileo del 2000, il rosaceo è tornato nella chiesa di S. Chiara, sia per la domenica di cui stiamo parlando, sia per la IIIa di Avvento, caratterizzata dalla gioia per il Natale ormai alle porte.

La strada penitenziale della Quaresima in Atri era interrotta dalla festa di S. Giuseppe, in S. Nicola, dove tuttora si conserva il simulacro al termine della navata del Vangelo. La preparazione era avviata il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore. Fino alla prima metà del XX secolo si faceva la processione, con la presidenza del Parroco, per le vie dei quarti di S. Croce e S. Nicola, dove c’erano tanti ebanisti e falegnami. Tra gli organizzatori Michele Celommi, originario di Montepagano, contradaiolo di Capo d’Atri. La festa fu continuata, in forma minore, durante il parrocato di Mons. Aurelio Tracanna.

L’addobbo delle mimose, il freddo oratorio della Trinità sfidato dalla stufa, l’immagine del SS. Sacramento sulla facciata di S. Spirito…ma ancor più bella l’amicizia che si rinsaldava dopo la visita a Gesù Sacramentato, quando si era ospitati per un’oretta dal parente o dal compare nei pressi della chiesa interessata, col sottofondo sonoro e olfattivo del caffè e il conciso elogio di Giuseppe Addari che assieme alle sorelle Emilia e Rita era l’angelo custode delle antiche tradizioni quaresimali del paese dei calanchi.

SANTINO VERNA