Pubblicato Lunedì, 02 Marzo 2015
Scritto da Santino Verna

L'AFFETTUOSO RICORDO DI UN PRETE REGISTA CHE FREQUENTAVA LA NOSTRA CITTA'

DON ATTILIO MONGE E IL PROGETTO DI UNA RIPRESA DI ATRI

Domenica 5 ottobre 1997. L’Umbria è stata visitata pochi giorni prima dal sisma. Un tendone è presente sul lungo sagrato della Basilica Papale di S. Maria degli Angeli. Sta per iniziare la S. Messa trasmessa sulla TV di Stato. Alla consolle l’allora coordinatore delle celebrazioni, Don Attilio Monge, entrato nella Pasqua eterna il 26 febbraio scorso.

Un’ora dopo sente parlare di Atri e in un batter d’occhio gli viene in mente la Cattedrale e la denominazione mariana che l’accompagna dalla sua nascita. Viene timidamente abbozzata la possibilità di una S. Messa per Raiuno, prima di mettesi a bordo della Golf per tornare nella Capitale. Il sogno si avvera il 20 dicembre 2009, in occasione del primo anniversario del ripristino del Duomo dopo gli ultimi grandi restauri, iniziati nel 2004. Ma Don Monge non è più il regista perché l’ultima regia l’ha fatta nel gennaio precedente. Alla consolle, nei pressi della Cattedrale di Atri, è stavolta Don Ciro Sarnataro, sacerdote di Napoli, amico di Mons. Bruno Forte, da più di 30 anni regista delle SS. Messe in televisione.

Don Attilio Monge era nato a Monasterolo di Savigliano nel 1928. La missione di due suore che facevano apostolato della buona stampa significò l’incontro con la neonata Società S. Paolo. Nel 1940 entrò tra i paolini, dove emise la professione religiosa perpetua. Prima del sacerdozio ebbe importanti incarichi nella congregazione, stimato dai Beati Giacomo Alberione, fondatore e Timoteo Giaccardo. Fu legato a Don Giuseppe Zilli, storico direttore di “Famiglia Cristiana”, originario di Fano Adriano.

Raccolse l’ultimo respiro di Don Alberione e fu testimone della visita al capezzale che gli fece il Beato Paolo VI, felicemente regnante. Don Monge lavorò un fecondo periodo nel cinema, sempre nel carisma paolino delle comunicazioni sociali, e fu produttore esecutivo del “Pinocchio” di Comencini che rappresentò un momento ecumenico perché il regista gardesano era valdese. E’ stata sicuramente la più riuscita opera cinematografica sul gaio ometto di legno, anche con qualche licenza poetica.

Alto, magro, diafano, andava spesso in giacca e cravatta, con la discreta croce all’occhiello. Timido, riservato, a volte un po’ rude, si sentiva sacerdote e scrittore in tutto e per tutto.

Nel 1984 fu chiamato dalla CEI, su invito dell’allora Segretario Generale Mons. Egidio Caporello, Vescovo di Mantova, per curare le regie delle SS. Messe sulla TV di Stato, perché la realizzazione nasce da una collaborazione tra Vescovi italiani e RAI. Si alternava con Don Franco Costa, Don Natale Soffientini, il già ricordato Don Ciro Sarnataro e P. Ferdinando Batazzi, francescano della provincia toscana. Autore anche dei testi, con Don Monge collaborò per tanti anni Benedetto Nardacci, storico speaker della Radio Vaticana, legato ad Atri, perché per alcuni anni passò le vacanze a Silvi Marina, con l’immancabile visita alla Cattedrale e ai monumenti racchiusi nel centro storico. Altre voci fuori campo Enrico Longo Doria (speaker della diretta da Atri), di Torino, proveniente dalla TV dei ragazzi come attore, Franca Salerno, della Radio Vaticana, Domenico Caruso, della RAI di Napoli e Remo Bertinelli, di Fidenza.

Le regie di Don Attilio erano precise sin dall’inserto preregistrato che spiegava il paese e la chiesa dove entravano le telecamere di mamma RAI. In Abruzzo ha curato più volte la regia: dal Santuario del Miracolo Eucaristico di Lanciano, dalla Basilica di Collemaggio, dalla Cattedrale di Pescara e dalla Scuola della Guardia di Finanza dell’Aquila. In questo caso non possiamo parlare di Abruzzo, perché se abbiamo parlato di simbiosi tra CEI e TV di Stato, la giurisdizione è dell’Ordinariato Militare. Come coordinatore, inviando Don Ciro Sarnataro, ha curato un’altra diretta dal Miracolo Eucaristico, prima del grande intervento di restauro nel 1996 e dalla Cattedrale di Chieti.

L’Abruzzo forse è stato un po’ penalizzato nella programmazione delle celebrazioni liturgiche per la RAI, perché in condominio con il Molise. Poiché negli anni ’80 e ’90 le dirette dal Molise erano diverse, l’Abruzzo si riteneva già accontentato. Da poco era nata la regione ecclesiastica abruzzese-molisana, con l’entrata di tre diocesi molisane, in precedenza legate a Benevento e a Napoli.

Momento culminante dell’attività mediatica di Don Attilio la regia per la beatificazione di Don Alberione il 27 aprile 2003, sul sagrato della Basilica Vaticana, con la presidenza di S. Giovanni Paolo II che personalmente celebrava le beatificazioni (ora sono appannaggio della Chiesa locale dove presiede un Cardinale con il Vescovo diocesano). Nella stessa liturgia veniva pure beatificata Madre Eugenia Ravasco.

Nel 2004 gli subentrò come coordinatore Don Antonio Ammirati, giovane sacerdote dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, già aiuto regista di P. Batazzi e Don Sarnataro (lo stesso ruolo svolgeva per Don Monge, Suor Livia Sabatti, della famiglia paolina).

Ma Don Attilio continuò il lavoro per la RAI, riservandosi una regia al mese. L’anno paolino, voluto da Benedetto XVI, siglò la sua attività, con la S. Messa dal Tempio di S. Paolo in Alba, Casa Madre della congregazione, nella solennità dei SS. Pietro e Paolo, domenica 29 giugno 2008.

Il suo ultimo pulpito è stata “Vita pastorale” dove mensilmente ha tenuto la rubrica “Il diavolo e l’acquasanta” dove con tre temi tornava non di rado all’attività della ripresa televisiva. Se ne è andato nell’anno della vita consacrata, voluto da Papa Francesco, lui che apparteneva ad una congregazione religiosa.

In Paradiso ha ritrovato P. David Maria Turoldo, protagonista della regia televisiva più bella della sua vita, domenica 2 febbraio 1992, dalla casa di cura “S. Pio X” di Milano dove il poeta servita era ricoverato. Tenne lui l’omelia, seduto accanto all’altare e anche un pensiero dopo la Comunione. Ma anche tanti altri uomini di Chiesa che hanno vissuto l’apostolato dei media (una volta dicevamo “buona stampa”) dai corregionali Don Cacciami e Don Peradotto a Dante Alimenti a Giuseppe De Carli.

Grazie Don Attilio, perché tanti ammalati e anziani, grazie a te, hanno potuto seguire la S. Messa dal letto o dalla poltrona, hanno potuto scoprire paesi sconosciuti della penisola, rivedere il paese natio o i luoghi, ormai trasformati e globalizzati, delle armi durante l’ultimo conflitto.

SANTINO VERNA