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Pubblicato Mercoledì, 21 Febbraio 2024
Scritto da Santino Verna

Da 50 anni custode della antica tradizione

IL CORO “ANTONIO DI JORIO”  SU RETE 8

Per una settimana, il coro “A. Di Jorio”, diretto dal M° Prof. Cav. Concezio Leonzi è entrato, nel primo pomeriggio, nelle case di tutti gli abruzzesi e i molisani, nella trasmissione “Di pomeriggio”. Le puntate sono state motivate dal mezzo secolo della compagine corale della città dei calanchi.

Era il 1974 quando Massimo Di Febbo, proprietario della taverna “Alla Campana d’Oro” in Piazza Duomo, volle l’istituzione di un coro, con il nome del M° Antonio Di Jorio, ancora vivente. In Abruzzo quasi ogni paese aveva il suo coro folkloristico e Atri nel capoluogo ne aveva due.

La trasmissione ha avuto la location della sala polifunzionale “S. Agostino”, indirettamente legata al Maestro di Atessa, perché nei dieci anni della felice attività in Atri, suonò all’organo di quella Chiesa tante volte. Quando debuttava il coro con il suo nome, la Chiesa di S. Agostino era ancora impraticabile e forse era presente l’ipotesi della trasformazione in auditorium, pur rimanendo aula per le celebrazioni liturgiche, soluzione attuata nel maggio 2001.

Il coro, composto da 51 elementi più tre musicisti, ha eseguito le più belle canzoni abruzzesi, con armonizzazione del Prof. Leonzi. Il Maestro direttore è stato intervistato ed è stata l’occasione per ripercorrere il mezzo secolo di storia. Una storia cominciata ufficialmente al Comunale, con una sessantina di elementi, alla presenza di Antonio Di Jorio, residente a Rimini.

La compagine nella prima parte del percorso ha girato tutta Europa e ha cantato in due occasioni ecclesiali di sommo spessore: a Pescara per il Congresso Eucaristico Nazionale concluso da S. Paolo VI e ad Atri, nella Cattedrale, per la visita di S. Giovanni Paolo II. Alla fine degli anni ’80 l’organico fu quasi totalmente rinnovato, con massiccia presenza di giovani, e fu la volta del secondo LP, presentato l’antevigilia della solennità dell’Assunta, nel chiostro della Cattedrale.

Sono stati intervistati pure il Presidente Antonio Manco e il Vice-Presidente Antonio Mazziotti. Il Presidente Manco ha ricordato la rinascita del “Di Jorio”, grazie alla commedia musicale “Paese mè”, rappresentata la prima volta nel 1968 e riproposta nel 2005. E’ l’imago brevis del genere musicale presente solamente nel coro di Atri e portato in diversi luoghi con largo consenso di pubblico. Il Vice Mazziotti ha parlato dell’importanza del coro, dove non è un problema essere stonati, perché anche la tessera sbagliata contribuisce a formare il mosaico.

Nell’attuale organico sono presenti due cantori della prima ora, Raffaele Pavone e Carmelita Di Dorotea. Altro veterano del coro, Alberto Anello, regista e attore, protagonista di commedie musicali e non solo, figlio del poeta dialettale Antonino, corista per tanti anni.

Tra i brani eseguiti “Mare Nostre”, da più di un secolo cavallo di battaglia dei cori abruzzesi. Un canto squisitamente atriano, perché ha il testo del Can. Prof. Luigi Illuminati, docente all’Università di Messina e la musica di Antonio Di Jorio. Il poeta trilingue pensava sicuramente all’Adriatico e la canzone sarebbe stata l’inno della festa del mare, ipotizzata dall’indimenticabile Pino Perfetti, autorevole componente di “Italia Nostra”, per la riconquista di una simbolica fetta di spiaggia per il comune di Atri. Un canto ricco di poesia e serenità, ha detto il Prof. Leonzi e non poteva mancare nella ripresa di Rete 8.

Nel corso dell’anno saranno tante le celebrazioni per il mezzo secolo del coro “A. Di Jorio”, la cui sede è accanto al Comunale, dove tantissime volte si è esibito il Maestro di Atessa, insigne promotore culturale. Tra queste, a novembre, la partecipazione del coro “Natissa” di Aquileia, “gemellato” con il coro della città ducale. Per la città di Atri sarà un ulteriore emozionante momento di cultura e socializzazione. Complimenti al coro, al Prof. Concezio Leonzi, a tutta la valorosa compagine che continua la gloriosa tradizione ceciliana, nella felice atmosfera di Atri città d’arte.

SANTINO VERNA