Pubblicato Domenica, 22 Febbraio 2015
Scritto da Marino Spada

PROVOCANTI RIFLESSIONI SULLA MANIFESTAZIONE A DIFESA DEL PUNTO NASCITA

INDIGNAZIONE E RASSEGNAZIONE NON FAVORISCONO LA PARTECIPAZIONE!

Dal  resoconto della stampa si legge che erano quasi 500 i partecipanti alla manifestazione svoltasi sabato 21 Febbraio per le vie del centro della nostra città contro la chiusura (già dichiarata) del punto nascita dell’Ospedale di Atri. Un numero risicato  e  sotto le aspettative per uno scopo, quello della manifestazione, che va letto in modo inequivocabile: rassegnazione e indignazione.

Rassegnazione verso una decisione  presa da tempo e posticipata solo di alcuni mesi, ma la cui sorte appare del tutto scontata. Indignazione verso la politica che non sa comprendere  più da tempo e non solo in questa scelta che le persone non sono  dei numeri sui quali stabilire cosa e dove deve restare aperto un presidio pubblico, che sia nella sanità piuttosto che nella giustizia. Dall’avvento dei cosiddetti tecnici al Governo del Paese, i numeri hanno preso il posto della comunità. Prima i Tribunali, le sezioni distaccate, il cui taglio orizzontale e indiscriminato ha causato e sta causando vittime della malagiustizia. Prendiamo l’esempio calzante della nostra regione. Se è vero che sezioni distaccate di Tribunali come quello di San Valentino  in Abruzzo Citeriore(PE)  andavano chiusi per sperpero di denaro e risorse umane, non è altrettanto giustificata la chiusura di Atri e Giulianova. Due realtà completamente diverse, il cui bacino è ampiamente sufficiente per giustificare la loro sopravvivenza e il cui costo, nel caso di Atri, era pari a zero. Niente affitto, niente costi di gestione. Risultato: cause civili e penali arenate a Teramo, tempo di attesa di una sentenza a data indeterminata, locali presi in affitto a nostre spese per allocare uomini, mezzi e scartoffie. Nel versante della Sanità siamo destinati alla stessa sorte. Tutto deve rientrare a Teramo. Atri e Giulianova sono destinati, pezzo dopo pezzo a restare dei semplici pronto soccorso la cui accettazione è solo di facciata. Nessun radiologo a disposizione, nessun specialista per una visita, medici di turno con orari massacranti e infermieri demotivati.  Il presidio ospedaliero di Atri verso il tracollo completo. Nessuna speranza, nessuna alternativa. Ridimensionamento. La parola che si legge nei giornali, che si ascolta in tv o alla radio.

A che serve dunque manifestare si è chiesta buona parte della gente che vive ad Atri, a Montefino, Bisenti, Pineto e altrove? Se siamo solo dei numeri e non delle persone, se siamo solo dei sudditi e non dei cittadini,  se non abbiamo alcun diritto ma solo dei doveri a cosa serve perdere tempo dietro a delle bandiere, slogan e proponimenti politici? Finiamola per favore con i cortei inutili e  passerelle.  Smettiamola una volta per tutte di dire che siamo contro i nostri compagni di partito(Pd), minacciando autosospensioni di massa! Ma chi se ne frega! Alla gente interessa chi si adopera perché certe cose non accadano prima, il dopo è tutto inutile. La strumentalizzazione politica non fa più breccia, non scalda i cuori della gente. Inutile minacciare dimissioni, invocare ricorsi, affermare di essere contro il Presidente della Regione. 

Qualcuno è stato eletto anche perché si battesse per salvare l’Ospedale di Atri e della gente. Domando: siete disposti a lasciare la poltrona in segno protesta? Se siete con la gente dimettetevi in massa: non dal partito ma dalla vostra carica. Presidente di Provincia, Sindaco e Consiglieri regionali: dimettetevi! Solo così farete veramente l’interesse e  il bene della vostra comunità da cui avete attinto i voti e da cui aspettate un prossimo voto. Ricordatevi che una battaglia si può anche perdere, ma con onore!

MARINO SPADA