Pubblicato Mercoledì, 31 Gennaio 2024
Scritto da Santino Verna

RICORDO DI GABRIELLA VERNA

UNA DONNA DI GRANDE FEDE, SIMPATIA E IRONIA

La sera del 24 gennaio scorso, un infarto miocardico stroncava la forte fibra di Gabriella Verna, storica impiegata delle poste. Rifletteva spesso sulla morte, con quel pizzico di ironia che la caratterizzava profondamente. Devota di S. Giuseppe, il Signore l’ha chiamata nel Regno dei Cieli, proprio di mercoledì, giorno ebdomadario del padre davidico di Gesù.

Nata il 13 giugno 1942, dal Comm. Avv. Santino Verna, tenente colonnello, docente di diritto ed economia e Sindaco di Atri negli anni della ricostruzione postbellica e Liberatina Taraborelli, venne alla luce, mentre davanti casa, passava la processione di S. Antonio. Il papà Santino era sotto le armi in Calabria e quando i subalterni seppero la nascita della bimba, vollero scegliere loro stessi il nome. Il mio nonno diede carta bianca, e in lizza erano i nomi di Gabriella e Luciana. Alla fine vinse Gabriella e le fu imposto questo nome, aggiungendo Antonietta e Domenica, perché era il giorno di S. Antonio e in omaggio al nonno materno, venuto a mancare nel 1906, quando la figlioletta Liberatina, aveva solo tre mesi.

Sul terzo nome, entrando nei meandri delle tradizioni abruzzesi, non dovette essere estranea la devozione a S. Domenico di Colfornaro, venerato alle falde della Maiella, e ovviamente a Guardiagrele, cittadina del nonno Domenico. Poteva essere benissimo S. Domenico di Guzman, venerato nella casa di Atri, accanto alla Madonna del Rosario di Pompei.

Gabriella entrò a scuola nel 1947 dalle Vincenziane, e soffrì moltissimo per la prematura dipartita della mamma Liberatina, la vigilia di Natale 1951. Avendo subito la “spagnola”, quando perse la mamma Maria, la malattia restò in incubazione e si trasformò in encefalite mortale. Dopo le medie, si iscrisse all’ITC “A. Zoli”, fresco di istituzione e si diplomò nel 1960. Conservò sempre ottimi rapporti con i compagni di classe e recentemente partecipò alla rimpatriata, con la regia di Armando Traini, presidente del sodalizio abruzzese-molisano a Padova.

Iscritta alla DC, seguì con attenzione e impegno la politica nazionale e locale, anche con fibrillazione, perché erano “anni formidabili”, come avrebbe detto Mario Capanna. Non visse la politica in presa diretta, e camminava sul sentiero del cattolicesimo popolare di La Pira, Moro, Zaccagnini, Dossetti.

Dopo l’attività nello studio legale del padre e una breve esperienza lavorativa alla Coldiretti di Teramo, nel 1985 entrò alle poste di Pescara, inizialmente presso la vecchia stazione ferroviaria, per poi passare alle Centrali di Corso Vittorio. Pendolare da Atri a Pescara, ogni mattina arrivava una ventina di minuti prima dell’ingresso in ufficio, il tempo di salutare Gesù, nella Chiesa del Sacro Cuore o in quella dello Spirito Santo.

Nel 2001 ottenne il riavvicinamento ad Atri, con trasferimento a Silvi Marina e nel 2006 collocata in pensione. Verso il 2000 aveva cominciato ad accusare problemi alla schiena, e dal novembre 2017, complice la prima caduta, cominciò a non uscire più di casa. Seguiva ogni giorno il Rosario, in diretta dalla Grotta di Lourdes, e ascoltava le meditazioni di sacerdoti e religiosi all’ombra dell’immagine dell’Immacolata. Ammirava con attenzione, durante la preghiera al Signore con il cuore della Madre della Chiesa, il ciclo musivo della Basilica del Rosario, uno dei frutti più splendenti del rinnovamento artistico-liturgico di Beuron.

Gabriella seguiva ovviamente la S. Messa domenicale e festiva sulla TV di Stato, e spesso anche quella feriale. Raccontava con entusiasmo soavi luoghi dello spirito come il Monastero delle Benedettine di Orte e la Chiesa di S. Andrea delle Fratte, dove S. Massimiliano celebrò la prima Messa. Scriveva e riceveva sms sul cellulare, ma non si era mai convertita a Facebook o Istagram. Guardava il TG e le previsioni del tempo e seguiva “Un posto al sole”. Se vedeva i quiz della RAI, era solo per ascoltare pochi minuti dopo le notizie. I lunghi pomeriggi nella casa di Vico Giardinetto, passavano con la “Settimana enigmistica”, dove aveva appreso tante informazioni del panorama internazionale, dalla capitale dello sperduto stato africano all’attore apparso poche volte sul grande schermo. Pregava la liturgia delle Ore, e chiedeva al Signore la grazia di sopportare il Calvario della ridottissima motricità.

L’ultima caduta, a Natale scorso, e il ricovero diurno, il giorno di S. Stefano. Fu una giornata molto movimentata. Si accostava spesso al Sacramento della Riconciliazione e all’Eucarestia, perché voleva comunicarsi dopo la riconciliazione con il Signore. Lo diceva a chiare lettere, senza giri di parole, con schiettezza e serenità.

Ha amato la famiglia, i genitori Santino e Liberatina, la zia Jole, il fratello Giovanni, la sorella Maria Teresa, la cognata Gina, i nipoti Tina, Alessandro e Santino, e ha sempre diffuso gioia. Le esequie sono state celebrate, nel primo pomeriggio del 26 gennaio, nella Chiesa di S. Nicola, dove il papà e la mamma si erano sposati nel 1936, e dove entrambi, furono esequiati. Una S. Messa con largo concorso di popolo, radunato nelle tre navate dell’antica Parrocchia, in una giornata fredda con l’incombenza della nebbia.

Ora Gabriella riposa nella parte nuovissima del camposanto di Atri. Parlava più del cimitero che del ciclo pittorico del Delitio. Forse la deformazione professionale intrisa di praticità la rendeva più attenta al cammino quotidiano della vita. Ma amava tantissimo Atri, e ne ricordava volti, storie e tradizioni, impressi nello schedario del cuore. E’ stata una donna di grande fede, simpatia e ironia, di poche parole, ma non per questo di poca conversazione, ricca di generosità, pazienza e serenità. E ora con tutti i nostri cari ci illumina dal Paradiso.

SANTINO VERNA