Pubblicato Mercoledì, 06 Giugno 2012
Scritto da Barbara Ferretti

 L’Associazione dei Professionisti e Tecnici Atriani

I NUOVI PIANI? UN PROGETTO SENZA FUTURO CHE CONGELA L’ESISTENTE E IGNORA LE ESIGENZE DI SVILUPPO DEL TERRITORIO

 

 L'Associazione dei Professionisti Tecnici Atriani, dopo aver consultato il materiale messo a disposizione, ha ribadito nell'incontro del 27 maggio quanto già affermato nel primo documento consegnato in passato e ha riconfermato le perplessità, le contraddizioni  e i dubbi.

Il progetto definitivo appare decisamente identico al progetto preliminare; atteggiamento coerente per il Coordinatore del progetto generale che fin dal primo incontro aveva asserito che i piani erano quelli; atteggiamento coerente quello dell'APTA nel riconfermare i propri dubbi. L'Amministrazione, invece, che con le parole non conferma quanto indicato nei documenti, ha mostrato la volontà di voler apportare le modifiche richieste.

L'APTA ha ribadito la condivisione dei concetti generali e dell'obiettivo di redigere piani sostenibili ma  pensa anche a “sviluppo sostenibile” inteso come risultante di sostenibilità economica – sociale – ambientale e urbanistica; sicuramente non  pensa a “crescita zero”, così come proposto dai nuovi piani, ma a una pianificazione che prende atto delle diversità del territorio e progetta il suo assetto futuro. Del resto,  un disegno del territorio senza progetto non è un piano e, se non valuta le peculiarità del territorio stesso, non è sicuramente sostenibile.

Bisogna partire dalla consapevolezza che Atri è una città anomala che non ha avuto la crescita tipica della maggior parte delle città. Pur essendo dotata di tutti i servizi (anche sovracomunali come l'ospedale, le scuole superiori, il tribunale ecc), pur avendo un centro storico e una campagna di pregio architettonico-ambientale e pur occupando una posizione privilegiata e vicinissima alla costa non solo non è riuscita a crescere ma è stata anche abbandonata dai suoi cittadini. Nell'ultimo periodo, l'unica occupazione di suolo avuta è quella del fotovoltaico. Ed ora, a causa della sua mancata crescita, rischia di perdere anche i servizi.

Fin dal primo incontro, invece, è emerso che i nuovi piani sono basati su una analisi limitata che ha tralasciato le differenze delle diverse parti del territorio atriano e di conseguenze i diversi aspetti architettonici, sociali e ambientali, le diverse economie e  gravitazioni che ci caratterizzano e differenziano Atri Centro dalle Frazioni; i progettisti hanno sempre parlato per slogan condivisibili ma generici e che scaturiscono dalle esigenze del momento storico che viviamo e non da quelle concrete di Atri.

Non sarebbe stato forse il caso di valutare le strategie per il comune di Atri e quindi per lo sviluppo del suo turismo,  del suo artigianato locale, delle sue possibili energie alternative, della sua sicurezza ambientale, ecc invece di preoccuparsi di imporre il concetto attualmente “di moda” di “consumo zero di suolo” in un posto da cui si è “fuggito” più che “tornato”?

Per il territorio, ci è stato proposto un PRG che congela l'esistente. Difatti, non permette la soprelevazione perchè impone una altezza massima di mt 7,50 ( a causa della pendenza del terreno sono rarissimi edifici con altezza massima minore ); non permette l'ampliamento perchè non può annullare  il problema della distanza di mt 10,00 tra pareti finestrate e aumenta quella dalle zone agricole;  non risolve il problema della mancanza del posto auto qualora fosse possibile l'ampliamento o nei casi di suddivisione delle unità abitative esistenti.

Per il Centro Storico, ci è stato proposto un Piano Particolareggiato che non valuta il disutilizzo forzato dei piani terra  perchè non tratta il problema delle altezze interne, che in passato erano concepite in maniera diversa rispetto alle norme attuali, e propone la chiusura di alcuni terrazzi tralasciandone tanti altri esistenti.

Hanno presentato nuovi piani che “predicano” la sicurezza ma che non presentano ancora la  microzonazione sismica,  nonostante le ultime tragedie e la norma regionale vigente da dicembre che obbliga tale studio;  che “predicano” la liberalizzazione delle destinazioni d'uso ma stabiliscono (Art. 3 comma 3 NTA) che: “è facoltà dell'Amministrazione, previo adeguata ed esauriente motivazione, apporre divieto e/o dettare particolari condizioni restrittive alle destinazioni d'uso...”;  che impongono la raccolta delle acque piovane per gli edifici privati ma dimenticano le potenzialità e i rischi del fiume Vomano e la problematica delle acque sulle strade; che “ingessano” completamente il territorio agricolo; che non considerano minimamente l'housing sociale che invece potrebbe far arrivare finanziamenti e dare una abitazione alle giovani coppie, agli anziani, alle famiglie monoreddito, ecc.

Si potrebbe continuare ancora. Ma questi esempi sembrano sufficienti per ribadire le contraddizioni tra il “dire” e i documenti presentati.

Per quanto concerne lo svolgimento dell'incontro di domenica, non possiamo che segnalare  meraviglia. Sembrava quasi che noi tecnici locali conoscessimo le norme proposte più dei progettisti stessi. Di particolare meraviglia sono state, poi, sia l'affermazione del Sindaco che ha sostenuto che un piano non è un atto politico sia quella del Coordinatore Arch. E. Nonni quando ha affermato la limitata importanza della zonizzazione riportata nelle tavole grafiche. In realtà un piano è proprio l'espressione di scelte politiche, che non vanno confuse con scelte di partito, e le indicazioni di zona nella cartografia sono un aspetto essenziale della regolamentazione urbanistica. A questo punto  viene la curiosità di sapere “come” e “da chi” sono stati definiti gli obiettivi dei nuovi piani.

Comunque, i professionisti tecnici locali stanno predisponendo, con pieno spirito di collaborazione, a titolo gratuito e senza finalità di curriculum, un documento in cui saranno segnalate, in maniera esemplificativa alcune delle parti  meno comprensibili delle Norme Tecniche di Attuazione e le loro eventuali modifiche. In futuro, qualora dovessero restare delle dimenticanze, si provvederà,in accordo con le proprietà, a presentare le osservazioni che sembrano l'unico obiettivo concreto di questi piani.

Al momento chiediamo di lavorare ancora per non lasciare, dopo tanto sforzo economico per i cittadini atriani e dopo quattro anni di pianificazione, un semplice disegno dello stato attuale e il  futuro di Atri nelle lottizzazioni ad oggi approvate.

L'APTA si augura di poter partecipare, prima o poi, ad un nuovo incontro in cui finalmente l'obiettivo vero sarà  lo sviluppo sostenibile del territorio Atriano e la partecipazione sarà intesa come “ascolto e condivisione” e non come “informazione e segnalazione di eventuali errori”; d'altra parte sullo stesso sito del piano strategico si legge: “partecipare significa dire la propria e prendere parte alle decisioni”.

                                                                                                                Il Presidente dell'APTA
                                                                                                                 Arch. Barbara Ferretti