Pubblicato Giovedì, 09 Novembre 2023
Scritto da Santino Verna

Storia e leggenda

SANT’OMOBONO NELLA CATTEDRALE DI ATRI

Il 13 novembre la Chiesa festeggia S. Omobono Tucenghi, protettore dei sarti. Fu il primo Santo “laico” italiano, canonizzato con regolare processo. Nato nella prima metà del XII sec. a Cremona, fiorente città di mercanti con abiti lavoratori dei tessuti e della lana, Omobono proveniva da una famiglia agiata, e dopo la dipartita dei genitori, continuò l’attività mercantile, beneficando i poveri.

Sposò una donna bisbetica, e non sappiamo se ebbero figli. Andava ogni giorno in Chiesa, e talvolta trascorreva pure la notte tra le sacre mura. Morì nel 1197 al canto del Gloria, con le braccia incrociate sul petto. I concittadini lo acclamarono Santo, e ne vollero la canonizzazione, arrivata nel 1199, per volere di Innocenzo III. La salma fu trasportata dalla Chiesa di S. Egidio (od. S. Omobono) in Cattedrale. E’ patrono di Cremona e compatrono di Modena, perché nel giorno della sua festa del 1630, la città emiliana, vittima della peste, non registrò nessun defunto. Quel 13 novembre segnò la fine dell’epidemia, meglio conosciuta come “peste manzoniana”.

I modenesi avevano chiesto l’intercessione presso il Signore alla Madonna della Ghiara, venerata nella vicina Reggio, presso il Santuario, affidato ai Servi di Maria. Come ringraziamento eressero la Chiesa del Voto. E ogni anno, viene festeggiato il compatrono, anche se messo in ombra, ovviamente, dal protettore S. Geminiano. Per questo i modenesi vengono chiamati talvolta “geminiani”. Una copia dell’immagine della Madonna della Ghiara, di Lelio Orsi, uno dei più grandi pittori emiliani del XVI sec. è custodita nel Museo e in qualche modo ricorda le relazioni tra Atri e l’Emilia. Margherita Pio, appartenente alla più potente famiglia di Carpi, sposò Giovan Girolamo Acquaviva e tra i figli ebbero il Beato Rodolfo, così chiamato da uno zio materno, vissuto in Emilia.

Ad Atri, S. Omobono è venerato nell’altare di S. Nicola, presso la Cattedrale. Secondo la leggenda un mercante orientale approdò al porto di Cerrano e per ringraziare il Signore, eresse una Chiesa presso l’antico porto, tra Pineto e Silvi, e un altare in Cattedrale, affidato alla Congrega dei Sarti. La città dei calanchi ha sempre avuto ottimi maestri dell’ago e del filo, e tra questi ricordiamo Pasquale Tritapepe (1890-1951), fuggito dodicenne a Roma, per schivare la famiglia un po' autoritaria, dove cominciò a riparare le uniformi dei pompieri. Aveva la possibilità di rimanere nella capitale, dove si erano stabiliti altri maestri atriani, ma per ragioni di cuore si trasferì a Castellamare Adriatico, quando non esisteva ancora Pescara. Era il 1909 e conservò i contatti con l’aristocrazia romana. Lavorò pure per Casa Savoia. Il suo ricordo era vivo nel Dott. Loreto Tini, profondo conoscitore delle tradizioni atriane.

Pasquale Tritapepe è stato ricordato dodici anni fa a Teramo, in occasione dell’annuale festa dei sarti, nel giorno di S. Omobono. Ad Atri, la Congrega dei Sarti, il cui stemma campeggia ancora sull’altare presso la porta laterale mediana della Cattedrale, l’abituale entrata in alternativa al portal maggiore, organizzava la festa di S. Nicola, con sfilata dei “faugni” alle prime luci dell’alba del 6 dicembre. Subito dopo, come nella solennità dell’Immacolata Concezione, S. Messa, all’altare di S. Nicola, con i banchi disposti intorno. Lo stendardo della Congrega è custodito nel Museo Capitolare. I sarti presenziavano in prima linea, e non erano numerosi gli atriani, in quanto giorno feriale. L’altare della Congrega, ha la tela con Maestà tra i SS. Nicola e Omobono, immediatamente riconoscibili dall’iconografia (il primo vestito da Vescovo latino con qualche accenno bizantino), opera di Giustino Di Giacomo (XIX sec.) La Sacra Conversazione sormonta il paesaggio di Atri, dove spiccano chiese e torri campanarie, case e vicini terreni.

La festa di S. Nicola, con processione lungo le vie intramurali del piviere, fu ripristinata nel 1979, grazie a Don Antonio Toscani. La sensibilità ecumenica della Chiesa e la presenza di diversi immigrati dall’Europa Orientale, ad Atri e dintorni, ha sollecitato più volte una maggiore attenzione all’antico patrono dei sarti atriani.

SANTINO VERNA