Pubblicato Venerdì, 30 Gennaio 2015
Scritto da Nicola Dell'Arena

VOLTI E STORIE DELLA NOSTRA CITTA'

SERENO VARIABILE: ATRI-PENNE  LA SFIDA CONTINUA

Nella sfida di Sereno Variabile per Penne hanno trasmesso la tessitura del tovagliato come fosse una prerogativa di Penne. Con quello che si visto Penne ha avuto il coraggio e la creatività di continuare in una attività antica.

Fino agli anni sessanta anche ad Atri si svolgeva questa attività ma era fatta dalla singola persona o come si dice adesso, industria a carattere familiare, ma poi l’industrializzazione forzata ha distrutto tutto.

Mia nonna paterna, all’anagrafe era indicata come filatrice, produceva alla fine  dell’ottocento tovagliato di lino e cotone, a dire di mio padre bello e richiestissimo. E qui devo raccontare due storielle che facevano parte della realtà della fine dell’ottocento. 

Un giorno mio padre, era ragazzo, aveva fame e per sfamarsi tenta di prendere dei fichi secchi senza riuscirci. Cadde e nel cadere ruppe qualche filo del telaio. Apriti cielo! Scappò da casa, in giro per i vicoli di Atri, senza mangiare tornò a casa la sera e non vi dico altro: botte da orbi. Era così fino agli anni sessanta, e le botte servivano per ricordarti di stare più attenti, di non rovinare le cose perché non c’erano i soldi per ricomperarle. Non so se il fatto avvenne nella casa dove adesso abita Vincenzo Melchiorre oppure in quella più vicina a S. Rita dove sono nato e vissuto, perché mio padre non me l’ha mai detto.

La seconda storiella. Mia nonna lavorava per molte famiglie ed anche per quelle facoltose. Lavorò tanto per la famiglia Torinese che questa alla fine la pagò con due cassapanche di legno di noce massiccio, che aveva fatto fare per loro ma poi, non so il motivo, furono date a mia nonna. Le due cassapanche le conservo ancora sembrano giovani e fatte da poche anni anche se hanno superato abbondantemente il secolo.

La gastronomia locale, sempre presente in queste trasmissioni, è stata giustamente rappresentata: arrosticini per Penne e pecorino per Atri. Gli arrosticini sono stati da sempre il cibo della montagna abruzzese e giustamente sono stati presentati da Penne e nella tradizione atriana sono entrati solo negli ultimi 20 anni. Il pecorino di Atri è invece famoso e ricercato da secoli in tutto l’Abruzzo. I due prodotti, entrambi provenienti dalla pecora lavoro e vanto di tutto l’Abruzzo, non poteva mancare in questa trasmissione. L’unica cosa che non so se il sapore del pecorino di oggi è rimasto uguale a quello di una volta, soprattutto di quello conservato con olio e crusca (la canji).

Pochi ci hanno fatto caso ma abbiamo assistito ad una azione storica. Per la prima volta delle suore di clausura (delle clarisse del primo convento italiano dopo Assisi) si sono fatte riprendere ed hanno parlato in televisione. Non solo ma erano comodamente sedute davanti al computer per comunicare con il mondo esterno.  La suora ha parlato di amore, fede e aiuto ai più bisognosi, loro che a volte vivono della generosità degli atriani, ha parlato con parole di speranza per un mondo sperduto ed in crisi. Nel vedere la vecchia campanella al solito posto mi ha fatto ripensare alle tante volte che l’ho suonata per ricevere o portare qualcosa ed alla ruota lì vicino, che tanti bimbi ha salvato dalla morte, come purtroppo negativamente accade oggi.

Ci sarebbero tante cose da dire della trasmissione bellissima e piacevolissima ma per finire mi limito solo al tavolo senza gambe del miracolo di Cana. Per la prima volta fu notato da un amico di Ireneo Janni il quale cercò di sfarfugliare che c’erano ed eravamo presenti io, mio zio Nanuccio e mi piace dirlo padrone della cattedrale in senso buono, e lo stesso Ireneo oltre a qualche altra persona che non era di Atri.

Termino col dire che Atri e Penne devono continuare questa sfida ma in senso buono e positivo. Devono  collaborare e coordinarsi con manifestazioni ed eventi, possibilmente non nello stesso giorno, per attirare più turisti nelle meravigliose ed amabili nostre terre. Due perle che devono cogliere l’occasione d’oro per ridiventare amiche per il bene e la prosperità di entrambe. Entrambi meritano il mio augurio ad majora.

Nicola Dell’Arena