Pubblicato Martedì, 17 Ottobre 2023
Scritto da Santino Verna

Curiosità storiche

UN SUCCESSORE DEL CICADA CON LA PORPORA:
IL CARD. FRANCOIS BUSTILLO.

Nell’ultimo Concistoro di Papa Francesco, alla vigilia dell’apertura del Sinodo, è diventato Cardinale il Vescovo di Ajaccio e di tutta la Corsica, Mons. Francois Bustillo, ispanofrancese, O.F.M.Conv. E’ il secondo francescano conventuale insignito della porpora da Papa Francesco, dopo P. Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica di S. Pietro e Presidente della Fabbrica, Vicario Generale del Papa per la Città del Vaticano. Entrambi sono gli unici Minori Conventuali Cardinali dell’era contemporanea.

Il Card. Bustillo è “successore” del Card. Giovan Battista Cicada, legato all’ospizio di S. Andrea in Atri, perché Aiaccio ha inglobato la diocesi corsa di Mariana, della quale fu Amministratore il porporato genovese. Uno degli strascichi della rivoluzione francese, fu la riduzione delle diocesi, e la Corsica ne ebbe una soltanto, ovvero quella del capoluogo, Ajaccio.

Giovan Battista Cicada (talvolta recensito come “Cicala”) nacque a Genova nel 1510. Entrò giovanissimo nell’amministrazione della Chiesa, e nel 1543 gli fu affidata la Chiesa di Albenga, antica sede nel Ponente. Stava per esser aperto il Concilio di Trento, e non era obbligatoria la residenza per i Vescovi, pertanto potevano amministrarla attraverso delegati. Per questo, sbrigativamente, il porporato genovese viene più associato a Mazzarino e Richelieu che a figure insigni come Federigo Borromeo o Cesare Baronio. I principi della Chiesa, potevano anche non essere Vescovi, ma semplici Sacerdoti o Diaconi, non per nulla esistono ancora le tre classi.

Il Cicada per un periodo della non lunga vita amministrò la diocesi di Mariana, storicamente legata a Genova e Pisa. Senza metter piede nell’autonomismo, la Corsica è più Italia della Sardegna. Mentre il sardo è una lingua, il corso è un dialetto imparentato con vari vernacoli dell’Italia Centrale. Il porporato concluse la giornata terrena nel 1570 e venne tumulato nella Chiesa romana di S. Maria del Popolo, la cui piazza è il prologo dell’antica Via Lata che porta a Piazza Venezia.

Benefattore dell’ospizio di S. Andrea in Atri, annesso all’omonima Chiesa, il Card. Cicada cominciò ad esser ricordato nel 1951, quando fu aggiornata l’odonomastica intramurale. La via dell’Orfanotrofio (ovvero dell’Ospizio di S. Andrea), la strada che porta Piazza Duomo alla Chiesa di S. Giovanni, ebbe per eponimo il porporato ligure. La scelta cadde su di lui e non su due altri ecclesiastici direttamente legati a quella via: il Beato Francesco Ronci, anche lui Cardinale e stretto collaboratore di Celestino V, nato nel cuore della lunga strada ora Cicada e P. Claudio Acquaviva, Preposito Generale della Compagnia di Gesù che trasformò l’ex-ospizio, nel 1606, in Collegio, dove si formarono il letterato Stefano Ferrante e l’economista, docente universitario, a Napoli, Troiano Odazii. Il Ronci e l’Acquaviva erano già virtualmente accontentati, perché il primo aveva una stradina pedonale dove fino agli inizii del XX sec. abitava un altro ramo della famiglia (ma senza riferimento al Beato Francesco), il secondo era stato omaggiato attraverso il più illustre, Beato Rodolfo, figlio del fratello minore, martire a Salsette nel 1583, insieme ad altri confratelli della Compagnia. Via Beato Rodolfo Acquaviva, ad un tiro di schioppo dalla piazza oggi con il nome della dinastia associata ad Atri, fiancheggia la Chiesa di S. Chiara.

L’intestazione di una via ad un principe della Chiesa, in qualche modo, inorgogliva gli atriani, felici di accogliere un porporato, quando giunge in Cattedrale o in altre Chiese della cittadina. Il ripristino della Cattedrale, dopo i penultimi restauri, fu celebrato con la visita di due Cardinali (Cento e Antoniutti), a distanza di un anno e mezzo, con l’elevazione del massimo edificio sacro cittadino alla dignità di Basilica Minore, per volontà di S. Paolo VI. Il programma religioso di una festa elettrizza non pochi, una volta sicuramente più di oggi, quando arriva un ecclesiastico che porta la carezza e la benedizione del Papa.

Lo stabile annesso a S. Andrea, dove rimane solo la facciata trecentesca con il portale di scuola atriana (la costruzione campanaria, è aggiunta di molto tempo dopo), per gli atriani rimane ancora il “Cicada”. O, per metonimia, il “Convitto”, nel ricordo del luogo dove alloggiavano gli studenti delle scuole cittadine fino a mezzo secolo fa. Qualcuno lo chiama “Stabilimento”, in ricordo della Scuola di Arti e Mestieri, più tardi dell’Avviamento Professionale. In pochi lo chiamano “i Gesuiti”, famiglia religiosa operante nella cittadina fino al 1767, sei anni prima della soppressione decretata da Papa Clemente. E tanto meno “Collegio”. Da qualche settimana Atri ha virtualmente un altro “Cardinale”, legato alla sgargiante storia paesana, dove lo zucchetto rosso (privilegio più comprensibile e più immediato del pallio, portato dai Vescovi di Tarbes e Gaeta, indissociabili dal dogma dell’Immacolata Concezione, rispettivamente per le apparizioni di Lourdes e la promessa del Beato Pio IX), caratterizza diverse visite del Vescovo alla Cattedrale, ora Concattedrale, ma sempre reggia dell’Assunta nel cuore della città dei calanchi.

SANTINO VERNA