Pubblicato Martedì, 20 Giugno 2023
Scritto da Santino Verna

EMILIANO GIANCRISTOFARO AD UN ANNO DALLA DIPARTITA
UN VERO AMICO DI ATRI

Ricordiamo il Prof. Emiliano Giancristofaro, ad un anno dalla dipartita. Aveva pochi giorni prima compiuto 84 anni e la salute non era in perfette condizioni. Fu salutato, il giorno delle esequie presiedute da P. Francesco Concato, nella Chiesa di S. Antonio di Padova in Lanciano, la sua città, da una schiera di amici, dove spiccavano personalità della cultura e gente umile.

Il Professore era amico di Atri, perché cittadina ricca di arte e tradizioni popolari. Ormai pensionato si era interessato alla tradizione dei “faugni” e per alcune edizioni, ha sacrificato il sonno, per partecipare al rito dell’Immacolata. La kermesse era stata un po' trascurata dagli antropologi del passato, forse perché Atri non rientrava nell’area dannunziana, attenzionata dal Vate, sensibile alla tradizione dell’amata regione. Giancristofaro, nel volume sulle tradizioni popolari d’Abruzzo, nel 1995, con prefazione di Alfonso M. Di Nola, principe dei demologi italiani, dedicò qualche riga alla tradizione antelucana dell’8 dicembre, mettendola in relazione con analogo rito a Torino di Sangro.

Sui fuochi dell’8 dicembre si discute ancora. Tradizione certamente di origine pagana, fu cristianizzata nel V sec. con il Concilio di Efeso, quando la Regina del Cielo fu proclamata Madre di Dio. Forse la spiegazione più semplice, apprezzata da Giancristofaro, era la Messa in orario antelucano, quando i contadini, tornando dalle campagne senza illuminazione artificiale, rischiaravano il cammino, con fasci di canne ben legate e accese. La Messa alle prime luci dell’alba è una tradizione dell’Avvento, per ricordare ai cristiani la vigilanza e l’attesa del Signore.

Il Prof. Giancristofaro era amico di Atri, anche per via di “Italia Nostra”, l’associazione ambientalista del quale fu autorevole presidente. La sezione atriana nacque nel 1987, dopo alcuni anni di rodaggio, per la salvaguardia dell’ambiente e dell’arte della città dei calanchi. Il docente frentano veniva spesso ad Atri, per le tante adunanze della sezione, nel 2000 con eponimo Giorgio Bassani, giunto nella cittadina, su invito del Prof. Antonio Pavone.

Apprezzava tantissimo l’opera della sezione atriana di “Italia Nostra” e tra le idee che hanno preso corpo, ricordiamo il calendario dell’anno 2000, presentato nel novembre precedente, con la partecipazione straordinaria del mitico Emiliano. Il calendario, con foto in bianco e nero, e commento del Dott. Aristide Vecchioni, oggi ultranovantenne, era un tuffo nella Atri non segnata dagli infelici interventi urbanistici, come la demolizione del complesso monastico di S. Pietro.

Il filone del calendario divenne un ottimo dialogo dell’associazione con la città. Si pensò pure al tema dei casolari di campagna, sparsi nel vasto territorio comunale di Atri, e tra questi la “torretta”, costruzione appena fuori dal centro, nei pressi del camposanto, la cui fisionomia evoca da lontano una chiesa bizantina. Il Prof. Giancristofaro lodava spesso e volentieri le bellezze di Atri, opere di arte e di umanità, da offrire ai turisti e ai cittadini, con grande entusiasmo.


SANTINO VERNA