Pubblicato Mercoledì, 10 Dicembre 2014
Scritto da Aristide Vecchioni

PER NON DIMENTICARE: GLI EVENTI CHE CENTO ANNI FA SCONVOLSERO L'EUROPA 

LA GUERRA DEGLI ALTRI

TERZA PARTE: Retorica alluvionale e travisamento del passato

La fine del conflitto vede i Paesi belligeranti investiti da una paurosa crisi economica e sociale: collasso produttivo, disoccupazione, inflazione, proletarizzazione dei ceti medi, fallimento dei complessi siderurgici e meccanici (ILVA e ANSALDO), crollo della Banca Italiana di Sconto, limitazione dell’emigrazione transoceanica imposta dagli Stati Uniti. Gli operai metallurgici occupano le fabbriche del triangolo industriale Genova, Torino, Milano. Si teme una “rivoluzione socialista” sul modello bolscevico del ´17. L’establishement corre ai ripari dando inizio al tragico carnevale mussoliniano. Miti e riti del fascismo, senza alcun rispetto per la verità, occultano spudoratamente fatti sgradevoli, fasciano di retorica le ferite e nobilitano l’operato dei responsabili. Diventano segreti tutti i negoziati connessi alle offerte dell’Austria in cambio della non belligeranza. Si tace sulla nera pagina di Caporetto e sui processi per renitenza, disobbedienza e diserzione. E’ proibita la diffusione delle lettere dei soldati che denunciano la squallida vita di trincea e le nefandezze degli scontri. Viceversa, la guerra mondiale trova la sua consacrazione eroica, risorgimentale, populista. Come accennato, trabocca tutta una pubblicistica di carattere oleografico-propagandistico. Per i neri ciarlatani, la guerra appena conclusa assurge a icona della gioventù gagliarda e virile che, dopo i sacrifici, ribolle d’ira per la “vittoria mutilata”. L’ideologia fascista non consente ai sudditi lambiccarsi il cervello sul presunto diritto di pochi a scatenare guerre e decidere della vita e della morte di milioni di esseri. Essa prescrive: rassegnazione, obbedienza, fiducia nelle istituzioni, entusiastica partecipazione alle feste e celebrazioni di regime. Si approntano luoghi idonei per rimestare nelle pieghe d’anima psicosi eroica e inventiva storico-letteraria. Dappertutto, sorgono monumenti agli “eroi caduti”, “altari della Patria”, “parchi della rimembranza”, cappelle votive con l’empio motto “in deo vivunt pro patria mortui”. La dottrina del fascismo, in sostanza, coltiva odio per i “pacefondai”. Predica l’attivismo vitalistico violento e l’espansione imperiale. Lo sbocco di tale demenziale politica è noto: invasione dell’Etiopia (1935-1936), intervento nella guerra civile spagnola (1936-1937), Asse Roma-Berlino (1936), conquista dell’Albania (1939), Patto d’acciaio con Hitler e le sue scelte (1939), entrata in guerra a fianco del Reich e proditorio attacco alla Grecia (1940). Pietro Nenni, esule a Parigi, scrive nel suo Diario: E’ una guerra senza ragione, senza scusa, senza onore”. Lascerà oltre 50 milioni di vite stroncate (1).

Aristide Vecchioni

NOTE:

1) per Alberto De Bernardi   e Scipione Guarracino i morti della seconda guerra mondiale sono stati 60 milioni. Cfr. I tempi della Storia, Bruno Mondadori ed., 1989, vol.III, p.335.