Pubblicato Sabato, 29 Novembre 2014
Scritto da Nicola Dell'Arena

IL PUNTO

LA "SPAVENTOSA" BUROCRAZIA CHE UCCIDE L'ECONOMIA

Negli ultimi mesi sollecitato dalla ditta di manutenzione mi sono accorto che la centrale termica di un condomino non aveva il CPI (Certificato di Prevenzione Incendio). Sono almeno 15 anni che non c’è questo certificato e finora non è successo nulla. Gli impianti di riscaldamento sono progettati per garantire la sicurezza, appena nasce un problema l’impianto automaticamente si spegne e non succede niente.

A motivo della sicurezza è obbligatorio per legge che l’impianto sia dotato del CPI. Ciò significa che un tecnico (ingegnere, architetto, perito, geometra) prepari tutta la documentazione necessaria che poi un tecnico (quasi sempre ingegnere) dei Vigili del Fuoco verifica la documentazione e l’impianto e concede il CPI.

In Italia ci sono migliaia di tecnici tra comuni e Vigili del Fuoco adibiti a questo compito. In sintesi si svolge attività intellettuale e burocratica pagata profumatamente che distrugge ricchezza e riempie di carta interi palazzi. Però noi cittadini non rinunciamo alla nostra sicurezza.

Il sistema della tassazione, che prima avveniva in modo diretto e basato sul consumo, ed adesso in modo misto e basato su tutto. Un sistema copiato dall’America, che molti dicono civile e giusto, ma per me, per andare controcorrente, è un sistema barbaro e spione.  Con questo sistema abbiamo migliaia di consulenti pagati profumatamente per preparare carte (adesso molto meno) e migliaia tra finanzieri e agenzia delle entrate per controllare (e scusate se dico cose forti per spiare  all’interno delle nostre case)  e accertare gli errori dei consulenti o dei furbi che sbagliano appositamente per non pagare le tasse.

Anche questo sistema rientra nell’attività intellettuale e burocratica che brucia ricchezza e meno male che i computer negli ultimi anni ci aiutano a non preparare carta voluminosa e inutile. Ci rendiamo conto di quanta carta consumiamo per riempire due o tre righe di F-24?

Ogni tanto mi chiedo se è giusto e valido, dal punto di vista economico, far pagare le tasse all’industria. Non ci rendiamo conto che le tasse pagate fanno aumentare il costo del prodotto e che alla fine le paghiamo noi al momento dell’acquisto del prodotto.

La burocrazia è spaventosa. Unendo insieme  burocrazia e attività intellettuali, dove quasi sempre si annida la tangente,  la miscela è esplosiva e il malcapitato vive un incubo. In Italia per aprire una qualsiasi attività passano mesi e mesi di permessi in diversi enti istituzionali con tantissime carte da preparare e presentare per ottenere una firma o un timbro.  Dietro al timbro c’è sempre un tecnico che svolge attività intellettuale: tutto lavoro inutile, costoso e che non crea ricchezza.

Si parla di 6-8 mesi di perdita di tempo prima di poter avviare una attività al contrario dei pochi giorni che ci vogliono in altri stati. Non solo, ogni passaggio ha un costo che alla fine pesa sul costo del lavoro.

Tutta la burocrazia pesa sullo stato (e qualsiasi governo non riesce ad abbassare i costi dello stato), maggiore personale inutile, carte che fanno ingigantire archivi, timbri e firme di cui poi nessuno si prende la responsabilità. Naturalmente lo stato scarica questi costi sulle imprese e sui  cittadini.

 Mentre finivo di scrivere il governo trionfalmente annuncia 400.000 posti di lavoro  a tempo indeterminato in più e il pomeriggio l’ISTAT comunica che la disoccupazione è arrivata al 13,2% come ai tempi degli anni settanta. Monti vedeva ogni giorno la luce in fondo al tunnel, Renzi ogni giorno vede posti di lavoro, forse stando nel deserto dei conti pubblici si hanno miraggi.

Nicola Dell’Arena