Pubblicato Giovedì, 23 Febbraio 2023
Scritto da Santino Verna

Atleta e combattente

MICHELE AMELII A DIECI ANNI DALLA DIPARTITA 

Ricordiamo Michele Amelii, pioniere del calcio nella città degli Acquaviva, a dieci anni dalla dipartita. Nato nel 1920 da Giovanni ed Ersilia Caduceo, trascorre la fanciullezza a Capo d’Atri. Il fratello maggiore, Domenico, suonava la grancassa nella banda di Atri e si trasferì a Roma, dove concluse prematuramente la giornata terrena.

Dotato di capacità atletiche, Michele partecipò a diverse gare prima dell’ultima guerra mondiale e promosse il calcio nella cittadina natale. Ha trasmesso l’amore per il pallone al nipote Michele, centrocampista dell’Hatria e per un breve periodo alla Renato Curi-Angolana, erede della Marconi Pescara con eponimo il talento marchigiano scoperto da Ilario Castagner.

Durante la guerra, Michele fu chiamato alle armi in India e ricordava fino a tarda età dell’esperienza extraeuropea. Componente dell’associazione combattentistica, ogni anno, in divisa, partecipava alla S. Messa nella Chiesa di S. Liberatore e alle manifestazioni commemorative nelle piazze F. Martella e duchi d’Acquaviva.

Era stato collaboratore, insieme al fratello Armando, di undici anni più giovane, venuto a mancare qualche anno prima di lui, del comitato dei festeggiamenti di S. Rita, la più sentita della città dei calanchi. Tornava così ai vecchi tempi, quando si cimentava nei giochi popolari del palo della cuccagna e della consumazione degli spaghetti, conditi da una grande quantità di peperoncino piccante.

Una volta, portò il nipote Daniele al circo, piantato nei pressi dello stadio “Eusebio Pavone”. Un breve numero era costituito dal pagliaccio che percorreva la platea con una clava di gomma, dando benevoli colpi a qualche ragazzo. Quella sera d’estate era accaduto un attimo di panico, perché nell’esibizione con i coccodrilli, nel tendone era andata via la luce. Qualcuno temeva l’aggressione del rettile, scivolato di mano dal domatore, ma era paura infondata in quanto era molto piccolo. Per giunta era pure un po' addormentato. La luce tornò dopo qualche secondo e durante la corsa del pagliaccio, Michele senior inchinò la testa e il clown sul capo calvo gli diede un innocuo colpo di clava. Con i nipoti partecipava con buon umore e allegria a momenti come questo.

Potevi incontrarlo ogni giorno, fino a quando ha avuto le forze per uscire di casa, nel centro della cittadina da lui tanto amata, sbucando da Vico Sanguedolce, stradina pedonale così chiamata dalla famiglia gentilizia dimorante nell’avito palazzo con coronamento a cortina, in quella Capo d’Atri dove ha colorato l’album dei ricordi, non solo delle tradizioni popolari, ma anche della vita quotidiana, dove accadono –direbbe Emiliano Giancristofaro- le storie del silenzio.

SANTINO VERNA