E POI PARLIAMO DI CULTURA

Cultura: ad Atri questa parola è strausata, spesse volte aggrappandoci alla sua storia e alle secolari tradizioni. Ma queste non bastano a farne una “città di cultura” nel vero senso della parola, e ce lo conferma il pubblico esiguo che segue le manifestazioni culturali. Solo per fare un esempio: i Mercoledì della Cultura, che Giovanni Verna organizzava con la passione che conosciamo, erano quasi sempre disertati, anche in presenza di grossi nomi della scienza e del sapere (nonostante il simpatico buffet). Non parliamo poi dei concerti a teatro: fior di artisti si sono esibiti alla presenza di uno sparuto gruppo di appassionati, al limite della vergona. Ma forse l’altra sera, venerdì 1° giugno, ad Atri si è toccato il fondo. Alla presentazione del libro “Storie di lettere” di Sabatino Ciocca, nell’Auditorium S. Agostino c’erano solo due persone, dico due, e il Sindaco Astolfi, mentre il centro storico era invaso da centinaia di giovani alle prese con la febbre del venerdì sera. La presentazione si è svolta lo stesso, nel rispetto dell’impegno preso. L’attore Carlo Orsini ha letto, con la solita professionalità, alcuni passi del libro, come se l’auditorium fosse strapieno; l’autore Sabatino Ciocca, che ha in passato lavorato ad Atri come regista, ha fatto la sua prolusione, certamente con l’amaro in gola, ma con la professionalità che lo contraddistingue. Qualcuno sicuramente lamenterà la scarsa pubblicità dell’evento: tutte chiacchiere. C’erano manifesti dappertutto. Doveva forse passare la macchina col megafono, come i venditori di patate? Dov’erano i “colti” di Atri? Allora prima di parlare di cultura, non sarebbe il caso che noi atriani riflettessimo un po’?

Concezio Leonzi