Pubblicato Martedì, 17 Gennaio 2023
Scritto da Santino Verna

TRADIZIONI ABRUZZESI

UN SANT’ANTONIO PARTICOLARE A CIVITAQUANA

Venerdì 20 gennaio 2023, all’agriturismo “Marganella” di Civitaquana, alle 20.30, sarà  la volta de “Lu miraquele de Sant’Antonie”, di Ciriaco Panaccio, rappresentazione cantata e recitata sul Santo più famoso di gennaio. A prima vista la denominazione della perfomance evoca S. Antonio di Padova, ricordato come Taumaturgo e Intercessore presso il Signore.

La rappresentazione, nel solco della tradizione abruzzese, ha un personaggio in più: S. Atanasio, discepolo e biografo di S. Antonio, Vescovo di Alessandria, una delle sedi più importanti della cristianità antica, perché cattedra di S. Marco, collaboratore di S. Pietro. S. Atanasio, la cui festa è il 2 maggio, ottava dell’Evangelista Marco, patrono di Venezia e del suo storico territorio, scrisse la “Vita Antonii” e partecipò al Concilio di Nicea (325). Nella tradizione abruzzese ha influito la “Historia Sancti Antonii”, opera di un giullare dell’Italia Settentrionale (XIV sec.)

Nella rappresentazione il discepolo può esser scambiato per il maestro e viceversa. L’iconografia popolare ha raffigurato S. Antonio, con la lunga barba bianca, segno dell’età veneranda e vestito da monaco o frate, perché nell’immaginario della gente, il religioso per antonomasia, era il francescano, con saio cinerino, dal colore non ben definito, e cingolo trinode. Essendo Abate, S. Antonio non di rado è stato rappresentato con la mitra, insegna episcopale ed abbaziale, insieme al pastorale che nell’iconografia antoniana diventa il bastone (altro richiamo dell’età avanzata), alla cui estremità è applicato il campanello, evocazione dell’Abate che richiama i monaci all’obbedienza, con il tocco del sacro bronzo.

Ciriaco Panaccio, membro dell’associazione “Fontevecchia” di Spoltore, è animatore, anche attraverso la zampogna e la ciaramella, di innumerevoli tradizioni abruzzesi. L’associazione spoltorese è gemellata con la sezione A.N.A. di Atri, presieduta da Alvaro Guardiani. Per questo Ciriaco (affettuosamente chiamato Cecetto) è giunto diverse volte nella città acquaviviana. Ricordiamo la giornata di ringraziamento dell’alpino, nata dopo il Grande Giubileo del 2000 nella Parrocchia di S. Gabriele, con l’accoglienza di Don Paolo Pallini e trasferita nella Chiesa di S. Liberatore, legata alla vocazione religiosa e missionaria del Beato Rodolfo, e in tempi recenti, trasformata in Sacrario dei Caduti delle due guerre del XX secolo. La giornata del ringraziamento, si è svolta, fino allo scoppio della pandemia, in un giorno tra Natale e Capodanno, mentre nenie natalizie risuonavano nella Chiesa di Piazza duchi d’Acquaviva.

Cecetto ha animato anche la kermesse del bue di S. Zopito a Loreto Aprutino, il lunedì di Pentecoste, giorno dell’arrivo delle reliquie del leggendario Santo, la cui venerazione, all’inizio del XVIII sec. costituiva un contraltare alla vicina Penne, perché Loreto aspirava alla sede vescovile, come pure Città S. Angelo.

Questa versione del S. Antonio Abate è stata portata il 7 gennaio di quest’anno, a Moscufo, nel giorno dopo l’Epifania, perché in alcuni luoghi, già si entra nell’atmosfera del patrono degli animali. Addirittura a Fara Filiorum Petri, paese delle farchie, il clima di S. Antonio entra in azione già a Natale. Forse è una convenzione, perché a Fara “cipollara”, dal toponomo longobardo, l’atmosfera delle farchie si respira tutto l’anno, come avrebbe detto Emiliano Giancristofaro, il più grande studioso delle tradizioni popolari abruzzesi del XX secolo.

SANTINO VERNA