Pubblicato Mercoledì, 11 Gennaio 2023
Scritto da Santino Verna

IL GRANDE VESCOVO DELLA DIOCESI DI ATRI

MONS. GILLA VINCENZO GREMIGNI
A 60 ANNI DALLA NASCITA AL CIELO

Il 7 gennaio 1963, concludeva prematuramente la giornata terrena, mentre si concedeva qualche giorno di riposo, a Ghiffa, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, l’Arcivescovo Gilla Vincenzo Gremigni, M.S.C., figura veneratissima, uno dei protagonisti della Chiesa italiana del XX secolo.

Nato a Castagneto Carducci (Livorno) nel 1891, da Giovanni e Caterina Badalassi, dopo la prematura dipartita del babbo, si trasferì con la mamma ad Omegna, in quel Piemonte Orientale che sarebbe stata per due volte la patria adottiva. All’Oratorio dei Missionari del Sacro Cuore, maturò la vocazione religiosa e sacerdotale e nel 1915 fu ordinato presbitero.

Nel 1921 fu nominato Parroco del Sacro Cuore del Suffragio, il piccolo Duomo di Milano, come viene definito a Roma, per l’architettura novecentesca riecheggiante l’aspetto del massimo monumento della città manzoniana. Si conquistò l’affetto e la stima dei parrocchiani, e anche la benevolenza del futuro Papa Pio XII. Severo contro il fascismo, difese sempre i diritti della Chiesa. Fu anche segretario di Mons. Turchi, Arcivescovo dell’Aquila ed ebbe modo, già da sacerdote, di conoscere ed esplorare l’Abruzzo appenninico.

Nel 1945 Papa Pacelli lo nominava Vescovo di Teramo, divenendo Amministratore di Penne e Atri, perché l’ultimo Vescovo della giurisdizione così composta, Mons. Carlo Pensa, era cecuziente e malato. Nel 1949, quando Pio XII, ridisegnava a livello ecclesiale un lembo d’Abruzzo, con la nascita della diocesi di Penne-Pescara, affidava quest’ultima a Mons. Benedetto Falcucci, Ausiliare di Chieti e nominava Mons. Gremigni, Vescovo di Teramo e Atri. L’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, compiva il solenne ingresso, con il saluto dell’allora Sindaco di Atri, Comm.Avv. Santino Verna, sul sagrato della Chiesa di S. Spirito, come voleva il cerimoniale per il novello Vescovo di Atri. Attento alla magnificenza e alla liturgia, Mons. Gremigni ripristinò l’uso dello zucchetto cardinalizio, tradizione risalente al XIV secolo.

Nella Cattedrale di Atri tenne vibranti sermoni anticomunisti, ma dobbiamo comprenderne il senso, perché c’era la minaccia della cortina di ferro. Avviò le pratiche per i lavori del Duomo di Atri, al quale mostrò sempre particolare affetto, come per il Monastero delle Clarisse. Per la città di Atri, sollecitò la nascita del circolo ACLI e solennizzò il dogma dell’Assunta, nel 1950, con la Cattedrale atriana vestita a festa.

Nel 1951 fu trasferito a Novara, una delle più grandi diocesi d’Italia. Con dolore lasciava le diocesi di Teramo e Atri. Volle compiere l’ingresso nella città gaudenziana con mitra e pastorale della Cattedrale, portati da Mons. Aurelio Tracanna, Arcidiacono del Capitolo. A Novara ottenne da Pio XII la nomina di due Vescovi ausiliari, privilegio molto raro, e furono Mons. Edoardo Piana Agostinetti e Mons. Ugo Poletti, divenuto poi Arcivescovo di Spoleto e Cardinale Vicario, quando il corrispettivo prelato per la Città del Vaticano non veniva insignito della porpora. Nel 1958 Papa Pacelli gli conferiva il titolo personale di Arcivescovo.

Pittore della domenica, Mons. Gremigni ebbe attenzione per l’arte. Le due sponde del Lago Maggiore, quando veniva annunciato il Concilio Vaticano II, aveva due pastori innamorati dell’arte, come via pulchritudinis, l’Arcivescovo Gilla Vincenzo e il futuro S. Paolo VI. L’antico Vescovo di Atri e Teramo ebbe la gioia di vedere l’apertura del Concilio. Non fu tra i protagonisti dell’assise ecumenica, ma tra i sostenitori, da Vescovo secondo il cuore di Cristo.

SANTINO VERNA