VICO PREPOSITI

UN SUGGESTIVO ANGOLO DELLA CITTA' CON LE SUE STORIE E I SUOI PERSONAGGI... 

Nel rione Porta Macelli, già Porta Ancellaria, è Vico Prepositi che prende nome dall’illustre famiglia atriana che abitava nella stradina. E’ un vicolo in salita che parte dall’antica via Pomerio (od. Rodolfo Cherubini) e sbuca in Via S.Agostino che ha conservato la vecchia dicitura pure con le revisioni dell’odonomastica (1951 e 1996), dato il riferimento alla chiesa di S. Caterina degli Agostiniani (vulgo S. Agostino).

Fino a non molti anni fa il vocio della gente era il sottofondo di tutto l’arco della mattinata del lunedì, con il mercato settimanale. Vico Prepositi era il passaggio obbligato di diversi compratori, dopo la visita (e l’acquisto) alle bancarelle, diretti ai negozi del centro storico, oppure al Corso Elio Adriano, per una serena sosta nel cuore di Atri o un caffè in uno dei bar.

Prepositi è un cognome derivante da una funzione. Praepositus Paradisi è S. Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti che sconfigge il dragone infernale. Il Preposito (in Toscana Proposto e nelle regioni dell’Italia Settentrionale Prevosto) è in pratica l’Arciprete. In Abruzzo tale dizione non si è mai imposta. In alcuni luoghi il Parroco della Chiesa Maggiore (o Madre o Matrice) è designato Prevosto, in Atri mai. La prima dignità capitolare era ed è l’Arcidiacono, mentre il Parroco di S. Maria nella Concattedrale era prima il Vicario Curato e attualmente il Parroco.

La famiglia Prepositi aveva dato cittadini illustri come il pittore Giuseppe, vissuto nel XVIII secolo e ritenuto da Nicola Sorricchio, allievo di Francesco Solimena. Addirittura l’allievo prediletto. Questa sottolineatura poteva essere dettata dal campanilismo, perché il Prepositi rimase sempre ad Atri, con casa e bottega nel vicolo che prende nome dal suo casato. Sua opera è il S.Agostino per la chiesa di S. Spirito degli Agostiniani Scalzi in Atri. Probabilmente fu legato a Serafino Tamburelli, artista atriano che lasciò il segno del talento anche nella chiesa atriana di S. Giovanni.

L’opera di Giuseppe e Serafino è riscontrabile nelle due tele degli Arcangeli psicopompi (accompagnatori dell’anima): Michele e Raffaele nella chiesa della Trinità, sempre in Atri. Come tradizione le opere erano collocate all’ingresso delle chiese (sormontano le acquasantiere della chiesa del Sacro Cuore a Pescara, dove per nove mesi soltanto fu Parroco Mons. Vincenzo D’Addario, compianto indimenticabile Arcivescovo di Teramo-Atri), ma nell’oratorio della Trinità hanno avuto collocazione diversa. Nel 2001, con i restauri promossi dall’Arcidiacono Mons.Giuseppe Di Filippo, le tele sono state messe a lato dell’altar maggiore. E’ l’unica chiesa di Atri dove si celebra ancora “coram Deo”, anche se per esigenze di spazio nel presbiterio questa soluzione fu adottata per la chiesa di S. Giovanni.

Due discendenti del Prepositi erano fratelli dal carattere diverso. Uno era molto igienista, l’altro anticonformista. Il primo si lavava le mani scrupolosamente prima di pranzare, il secondo dava una lavata veloce. Quando l’igienista faceva la frittata, il fratello per dispetto buttava a terra la sua porzione e la mangiava davanti agli occhi dello scandalizzato.

A Vico Prepositi ha abitato per tanti anni con la famiglia, la Signora Maria Luisa Volpe, moglie di Massimo Cellinese e madre di Massimiliano e Maurizio, stimati professionisti. La Signora Luisa, pescarese vissuta all’ombra delle chiese di Stella Maris e S. Giuseppe, aveva le radici alle falde della Maiella e non aveva mai perso la cadenza di Fara Filiorum Petri. Compositrice di poesie in vernacolo sempre ricche di spunti di riflessione, sapeva recitare benissimo Modesto Della Porta, il poeta guardiese ammesso ai banchetti degli umanisti abruzzesi Cesare De Titta, Luigi Illuminati, Evandro Marcolongo e Ireneo Tinaro.

La Signora Luisa sapeva dispensare sempre il sorriso a tutti e si recava spesso a visitare gli ammalati e gli anziani, all’ospedale e alla casa di riposo. A Carnevale indossava sempre una vistosa maschera e aveva classe pure nel costume. Girava per le vie del paese e, per non farsi riconoscere, salutava i concittadini e i presenti con l’inchino. Gli atriani ovviamente la riconoscevano ma amava praticare questo gioco divertente. Ebbe anche una piccola parte con il marito Massimo nel film “Ti amo Maria” di Carlo Delle Piane (1997), proiettato in Piazza duchi d’Acquaviva, anche se non fu facile seguirlo in religioso silenzio, perché tutti erano tentati di commentare quando scorgevano il balcone fiorito proprio o del parente e dell’amico. E ci fu l’applauso per Massimo e Luisa, presenti pure nella kermesse “Serata sotto le stelle”, iniziata a Largo Forcella nel 1998, erede di “Poesie e serenate”, manifestazione più modesta, nata a Largo Cherubini e proseguita per un’edizione a Piazza duchi d’Acquaviva, con la partecipazione straordinaria di Raffaele Fraticelli.

SANTINO VERNA