Pubblicato Martedì, 14 Ottobre 2014
Scritto da Santino Verna

MONS.ANTONIO IANNUCCI NEL CENTENARIO DELLA NASCITA

IL GRANDE PASTORE DELLA DIOCESI DI PESCARA

In pieno esordio della Grande Guerra, nasceva a Bolognano, all’epoca in provincia di Chieti, Mons. Antonio Iannucci, Arcivescovo di Pescara-Penne. Nacque il 13 giugno 1914 e fu sempre fiero di quel giorno in cui la Chiesa Universale festeggia il Santo di Padova, il Santo di tutto il mondo.

Entrato dopo la scuola elementare nel Seminario di Chieti, per l’ottima media nel profitto ottenne l’ammissione all’Almo Collegio Capranica e vi conobbe il giovanissimo Giulio Andreotti con il quale mantenne sempre l’amicizia. Ordinato sacerdote nel 1938 fu nominato Parroco di S.Agostino a Chieti e nel periodo bellico e della ricostruzione rivelò le doti di pastore, organizzatore e promotore di opere sociali, salvando tanti giovani dalla strada, attraverso l’avviamento al lavoro proprio all’ombra della Parrocchia.

Con la nascita della diocesi di Penne-Pescara nel 1949, voluta da Pio XII, fu il principale collaboratore del suo primo Vescovo, Mons. Benedetto Falcucci, facendo la spola tra Chieti e la città dannunziana, profondamente colpita dall’ultimo conflitto. Nel 1955 Pio XII lo nominò Vescovo titolare di Adriania e Ausiliare del Vescovo di Penne-Pescara. La consacrazione fu compiuta a Pescara dal Card. Giovanni Piazza, già Patriarca di Venezia.

Ormai cecuziente, Mons. Falcucci era vicinissimo alle dimissioni, nonostante l’età non avanzata. Aveva 54 anni nel 1959, quando il suo amico e antico compagno di studi, S.Giovanni XXIII ne accolse la rinuncia e nominò il giovane Mons. Iannucci nuovo Vescovo della Chiesa di Penne-Pescara. Si ritrovava sulle Dolomiti, per un momento di riposo estivo, quando fu convocato a Roma per la nomina a Vescovo a tutti gli effetti della neonata Chiesa della città adriatica.

Fece costruire diverse chiese a Pescara e in diocesi, e ipotizzò il trasferimento della Cattedrale da S. Cetteo allo Spirito Santo, annesso alla curia vescovile, nell’omonima piazza, nella parte più centrale di Pescara. Ma significava fare un torto alla Chiesa Madre di Pescara, dove l’Orbo Veggente, certamente non assiduo fedele, aveva vissuto pagine fondamentali della fanciullezza. Il Vescovo Antonio, chiamato più con il cognome che con il nome di Battesimo, dall’aspetto ieratico con la statura elevata e il volto diafano, non si scompose e fece della sua chiesa di Via L’Aquila, la Concattedrale della città adratica. Aveva tre sedi cattedralizie per le celebrazioni della Chiesa particolare: oltre allo Spirito Santo, S. Cetteo e la chiesa del Sacro Cuore, nei pressi della stazione centrale ferroviaria.

Ai sacerdoti diocesani locali, si aggiunsero tanti preti provenienti soprattutto dall’Italia Settentrionale, a volte religiosi che passavano allo stato clericale. Era tanto il bisogno di sacerdoti per una città che diventava sempre più grande e prendeva praticamente il posto dell’Aquila come capoluogo di regione. La ciliegina sulla torta o forse la bastonata fu la localizzazione della sede regionale RAI per l’Abruzzo nel cuore di Pescara, per volere dell’allora Ministro delle Poste Giuseppe Spataro, amico di Mons. Iannucci.

Nel 1977 dopo un quadriennio di preparazione, Pescara, grazie all’Arcivescovo Iannucci fu sede del Congresso Eucaristico Nazionale. Per una settimana, in settembre, la città dannunziana che celebrava il mezzo secolo di storia, ospitò diversi esponenti della Chiesa, della cultura e della politica. Insigni porporati come il Legato Pontificio Card. Giovanni Colombo e il Card. Albino Luciani che l’anno seguente sarebbe diventato Papa con il nome di Giovanni Paolo I. Era stato compagno di studi alla Gregoriana di Mons. Iannucci, entrambi legati a P. Felice Cappello, il gesuita che consumava i pasti in ginocchio, per umiliarsi, dopo aver ricevuto un elogio.

Il Congresso Eucaristico fu concluso dal Beato Paolo VI. Per Pescara fu un evento eccezionale perché era una avvenimento la visita del Vicario di Cristo, prima del Pontificato planetario di S. Giovanni Paolo II. Papa Montini, felicemente regnante non è stato a Loreto, a Pompei, nella sua Brescia, neppure ad Assisi, lui che era terziario della chiesa di S. Francesco nel luogo natio a pochi passi dal palazzo avito (e ne soffrì molto), ma ha messo piede a Pescara. Frutto del Congresso Eucaristico la Fondazione che porta il nome del Papa bresciano per l’assistenza e la riabilitazione dei diversamenti abili e degli anziani attraverso le forme di convitto e semiconvitto. Si coniuga con l’Opera Juventutis (un ragazzo che si trovò un volantino pensava che si trattasse della Juve), per la formazione professionale degli assistiti. Tanti hanno appreso lavori manuali e si sono inseriti nel mondo del lavoro.

Nel 1982 S. Giovanni Paolo II promosse Mons. Iannucci Arcivescovo Metropolita. Il Card. Baggio intendeva fare due Metropolie nella regione, L’Aquila e Pescara, sopprimendo Chieti, ma la fermezza di Mons. Iannucci non fece strappare il pallio alla città di S. Giustino, sua diocesi di formazione, ordinazione e incardinazione.

Sempre lucido e attento ai problemi pastorali, politici, culturali e sociali, in conformità al codice di diritto canonico presentò le dimissioni nel 1989. Gli furono subito accolte dal Papa polacco che nominò Arcivescovo, Mons. Francesco Cuccarese. E il 30 giugno 1990 nella Cattedrale gli consegnava il pastorale. Mons. Iannucci si ritirò nella sua casa a Colle S. Donato, mantenendo vivamente i contatti con le sue opere. In Atri non è stato molte volte. L’ultimo incontro pubblico con gli atriani fu il 19 novembre 1994 per una conferenza all’aula-magna della scuola media “F. Barnabei”, sei mesi prima dell’inaugurazione a Salvo D’Acquisto. L’autista si fermò davanti alla Cattedrale, pensando che l’appuntamento fosse nei pressi, e la conferenza cominciò con qualche minuto di ritardo.

Il 14 ottobre 2008 l’incontro con sorella morte. Le esequie furono celebrate nella Cattedrale di Pescara, presente il quarto Arcivescovo della diocesi, Mons. Tommaso Valentinetti. Ora il corpo riposa in S. Cetteo, nella navata dell’Epistola. Il suo motto è “Opere et sermone” che letto allo specchio potrebbe suonare “Ora et labora”, il motto benedettino che conoscono anche i più profani che riassume in una frase telegrafica l’opera di un grande pastore secondo il cuore di Cristo.

SANTINO VERNA