LA STORIA CI CONSEGNA UNA DATA DA RECUPERARE

LA FESTA DI SANTA REPARATA "DELLA VENDEMMIA"

La festa del Patrocinio di S. Reparata, v. e m., ad Atri, cadeva l’8 ottobre,
giorno in cui la protettrice della cittadina è ricordata nel Martirologio
 

Di S. Reparata, conosciamo il martirio, avvenuto all’età di dodici anni, a Cesarea di Palestina, sotto Decio. La storia incontra subito la leggenda, perché il corpo, come era avvenuto per altri Santi, fu messo in una barca senza remi, e sarebbe approdato, secondo alcuni a Nizza, secondo altri sulle coste della Campania. Nel primo caso si spiega la devozione di S. Reparata nella città francese, legata storicamente a Genova, nel secondo, il legame con Teano.

L’8 ottobre è legato particolarmente a Firenze, dove la Santa era eponima della primitiva Cattedrale, poi ricostruita con il nome di S. Maria del Fiore. Secondo la leggenda era  l’8 ottobre 406 quando le truppe fiorentine sconfissero l’ostrogoto Radagaiso, giunto dall’Italia Settentrionale. La vittoria avvenne qualche settimana prima, ma i fiorentini la postdatarono al “dies natalis” di S. Reparata, tuttora venerata in Cattedrale, con offerta del cero e della ghirlanda di mirto.

Atri, recepì tardi la devozione a S. Reparata. Il 1° ottobre 1223, quando fu riconsacrata la Cattedrale, alla presenza di Vescovi e Abati abruzzesi, tra gli altari altari non c’era quello con eponima la Vergine di Cesarea. Il culto fu portato nel secolo seguente, grazie a mercanti fiorentini, legati all’Abruzzo perché luogo di rifornimento di lana e zafferano. Il Vescovo Marco Ardinghelli, domenicano conventuale vissuto in S. Maria Novella (chiesa magistrale del suo Ordine a Firenze), volle l’istituzione ufficiale del culto di S. Reparata ad Atri. E fu costruita la Chiesa, accanto alla Cattedrale, anche se quella che conosciamo nella fisionomia attuale risale al XVIII sec. Sull’episodio fiorentino, fu ricalcata la leggenda, ambientata in un Medioevo non ben identificato, della respinzione dei Saraceni. Il miracolo veniva rievocato, con drammi sacri e il più importante è “La Vergine di Cesarea”, di autori vari, con musica del M° Antonio Di Jorio, rappresentato due volte (senza alcun nesso con le feste di S. Reparata), in Piazza Duomo, la prima nel 1964, alla presenza del Maestro di Atessa, la seconda, un quarto di secolo dopo.

La data prevalente per festeggiare S. Reparata, fu quella dei “Trionfi”, la IIa domenica di Pasqua (“in albis”) e il lunedì seguente. In quel giorno si ricordava la pace tra Atri e Città S. Angelo, perché all’inizio della seconda metà del XIII sec. erano aumentati alcuni conflitti tra le fazioni cittadine, perché la città dei calanchi da filoimperiale era diventata filopapale. Questa soluzione aveva significato il libero comune con podestà purchè guelfo e la sede vescovile. Poiché la pace era stata siglata l’11 aprile e questo giorno può cadere nella Settimana Santa o in quella “in albis”, fu scelta la data mobile dell’antica prima domenica dopo Pasqua, con il lunedì seguente.

L’8 ottobre (anche se la festa slittava alla domenica seguente), divenne festa minore di S. Reparata, detta “de venegne”, con allusione alla vendemmia. Il Capitolo Cattedrale si riuniva per le celebrazioni e in Cattedrale veniva esposto il busto argenteo della Santa, opera di Valerio e Teodosio Ronci (XVII sec.), eseguito quando Paolo V, per interessamento di Claudio Acquaviva, donò ad Atri le reliquie di Reparata. Infatti, per il triduo, la festa e la processione per le vie di Atri, il busto (custodito ora nel Museo Capitolare) è associato alla cassetta delle reliquie.

Il busto, fino alla prima metà del XX sec., era prelevato dai locali del Duomo e portato accanto al presbiterio, anche il 2 febbraio, in ricordo di un terremoto, quando Atri fu protetta dal Signore, per intercessione di S. Reparata. Il segno della protezione della vergine martire è visibile nel palmo della mano, pronto a sostenere il plastico del paese. Le statue a figura intera della Santa, non hanno suscitato grande interesse. Una è collocata nel Museo Capitolare, accanto ai simulacri di S. Pietro e S. Paolo, un’altra, nel prolungamento absidale della Chiesa, filiale della Cattedrale, con il nome della Vergine di Cesarea. E’ normale la poca attenzione verso quest’ultima, perché il visitatore rimane incantato dal baldacchino in legno di noce, originariamente collocato in Cattedrale e portato in S. Reparata dopo i penultimi restauri, per una migliore lettura del ciclo di Andrea Delitio.

La festa di S. Reparata “della vendemmia” si può dire inglobata in quella della Madonna del Rosario, la prima domenica di ottobre, come in tutte le Chiese dell’Ordine dei Predicatori. E’ una festa che sfiora l’antica data ottobrina della protettrice di Atri, perché può cadere tra il primo e il sette, attualmente giorno della Regina del SS. Rosario. All’inizio del secolo scorso, l’exploit della “Maggiolata” comportò la versione autunnale, della “Settembrata” a Pescara e dell’”Ottobrata” ad Atri. Ormai il ricordo del Patrocinio di S. Reparata si era affievolito, e la festa della Madonna del Rosario, era ed è la fierezza dei contradaioli di S. Domenico.

La “Festa dell’uva”, altro nome dell’Ottobrata, non ha data fissa, ma si svolge nell’imminenza della prima domenica di ottobre. E’ una festa, come in passato lo era il Patrocinio di S. Reparata, per riprendere il cammino dell’anno sociale e di quello pastorale. Senza dimenticare l’anno scolastico, il cui primo giorno era fissato al primo di ottobre, fino a non molti anni fa, e per questo i bambini della prima, cominciando la scuola nel giorno di S. Remigio, erano detti “remigini”.

SANTINO VERNA