Pubblicato Mercoledì, 24 Settembre 2014
Scritto da Santino Verna

UNA NUOVA RUBRICA PER SCOPRIRE LE BELLEZZE NASCOSTE DELLA CITTA'

PALAZZI E VIE MINORI DI ATRI

La rubrica che accompagnerà l’autunno 2014 riguarda i palazzi e le vie minori di Atri. Il centro storico è pieno di stabili aristocratici, a partire dal palazzo ducale, sede del Municipio. Attraverso le tre compagini atriane dell’Ottocento è possibile ricostruire la storia paesana: il clero, gli artigiani, le famiglie facoltose. Il clero (secolare e regolare) è legato alle undici chiese intramurali, alle confraternite e alle tradizioni religiose; gli artigiani ai mestieri un tempo assai diffusi e ora ridotti o scomparsi; le famiglie aristocratiche all’edilizia civile, ai rapporti con tante città italiane e straniere, al Teatro Comunale, l’unico della provincia di Teramo e uno dei pochi in Abruzzo.

Alle case si aggiungono le vie minori, vicoli, portici, larghi, androni e strade toccate dalle processioni e dalle manifestazioni, come Via Picena, dove la restaurata pavimentazione nel 1989 fu occasione di una vibrante festa estiva allietata da buona musica e da una gustosa cena.

Palazzi e vie minori significano i quattro quartieri rinascimentali di Atri: S. Croce (Capo d’Atri), S. Nicola, S. Giovanni (S. Domenico), S. Maria. Tutti con una chiesa di riferimento, rispettivamente S. Spirito, la Parrocchia di S. Nicola, S. Giovanni che nel XVII sec. assunse definitivamente la dicitura popolare di S. Domenico un po’ accantonata in questi ultimi anni a vantaggio del titolo primitivo, la Cattedrale di S. Maria che nell’accezione popolare non fa riferimento all’Assunzione.

I palazzi, come detto, riguardano la parte intramurale. Ci sarebbero pure piacevoli architetture in periferia, ma è storia recente, cronaca se vogliamo incasellare nella storia quello che ha più di 50 anni. Come sempre la storia è imbevuta di demologia, perché se si parla di Cocullo bisogna parlare dei serpari. E se si parla di Atri dobbiamo parlare dei faugni. E di una via minore che nella nuova toponomastica fa riferimento ai fuochi del solstizio d’inverno.

SANTINO VERNA