STORIE D'ALTRI TEMPI

LARGO FOROSETTO: GAETANO PALMA

UN PERSONAGGIO MISTERIOSO SPARITO NEL NULLA...    

Gaetano Palma era soprannominato “mastr caddan pit zzzi” (in italiano maestro Gaetano piedi zozzi). Il titolo di “mastr” era tanto per lui visto che a quel tempo ad Atri era riservato solo a pochi muratori bravi.

Era un ottimo e bravissimo meccanico che in gioventù aveva lavorato nelle industrie del nord. Aveva studiato nella valente scuola di arti e mestieri di Atri. Andato in pensione torna a vivere ad Atri. Viveva da solo in un appartamento a piano terreno nella zona centrale di largo Forosetto. Senza figli e senza moglie, ogni tanto una signora di Mutignano veniva a trovarlo, non si è mai saputo se fosse la moglie o addirittura se fosse stato sposato.

La solitudine le aveva fatto perdere le regole della convivenza civile per cui non si lavava mai e la sua casa, si mormorava che fosse piena di pidocchi, di pulci e di topi. Per questo motivo gli fu affibbiato il soprannome di “piedi zozzi” e largo Forosetto si chiamava “spiazz pducch”. Ad onor del vero in quegli anni tutti, anche noi ragazzi sia ricco che povero, combattevano con i pidocchi che sono immediatamente spariti con il lavaggio dei capelli e l’uso dello schampoo.

Nonostante la solitudine spesso anche lui si fermava nelle cantine per bere un bicchiere di vino ma non è mai stato visto ubriaco, come accadeva per altri personaggi. Nelle cantine restava da solo poiché lui non legava con gli altri ma neanche i nostri genitori prendevano l’iniziativa di parlare con lui, pertanto rimaneva sempre un personaggio misterioso e della sua vita si aveva scarse notizie.

Era per noi ragazzi un giocattolo, come altri personaggi. Quando lo vedevamo per strada qualche ragazzo gridava “mastr caddan pit zzzi” e cominciava la girandola e il divertimento. Ore ed ore a correre attraverso i vicoli di San Rocco e di via della Trinità, altro che palestra. Diecine di ragazzi correvano e lui correva dietro ai ragazzi per acchiapparli ed eventualmente per affibbiare qualche ceffone. Ogni tanto si nascondeva negli androni e usciva all’improvviso e noi ragazzi che cambiavamo subito direzione. La sfida valeva anche per tutti i ragazzi che non avevano urlato la fatidica frase.

Sinceramente non si è riuscito a capire se anche lui era il protagonista di un gioco delle parti, se si divertiva e se era contento, se passava così parte della sua solitudine, se pensava davvero di acchiappare ragazzi veloci e pieni di vigore rispetto alla fiacchezza dell’età avanzata. La differenza di età era enorme: lui settantenne e noi attorno ai dieci-dodici anni.

Un fatto lo devo raccontare. Un giorno dalla sua casa usciva tanta acqua. Tutti avevano paura, specialmente quello che abitava sopra, paura ad entrare a causa dei topi, paura di cosa potesse accadere poiché non si conosceva il  problema e paura per la reazione del maestro perché  non si sapeva se fosse in casa e per l’invasione di una proprietà privata. Ad un certo punto toccò a me, presi coraggio (oggi si direbbe incosciente) ed entrai. Gaetano era uscito ed aveva lasciato aperto il rubinetto dell’acqua. Chiusi il rubinetto e non successe nulla, anzi l’acqua persa aveva lavato il pavimento, né morsi di topi né denuncia, probabilmente il maestro non ha mai saputo del fatto. 

Nella sua vita fece una promessa che mantenne: “Io morirò ma il mio corpo non lo troverete mai”. E così è stato. Il pomeriggio di un 14 agosto partì, forse per Elice dove andava quasi tutti gli anni per la festa di san Rocco, a piedi e da allora non si è saputo più niente di lui. Il cadavere non è stato mai trovato. Nessun segnale di incidente che avesse potuto coinvolgerlo. Ad oggi dai calanchi non è riuscito mai un corpo. Niente di niente. Sparito nel nulla. La sua morte è avvolto nel più grande mistero della storia atriana che io conosca.

Nicola Dell’Arena