CENTO ANNI FA NASCEVA LA MAGGIOLATA AD ATRI

La tadizione continua...

Atri ricorda quest’anno il secolo di musica folkloristica. Il festival della canzone regionale si svolse nella città dei calanchi, durante i festeggiamenti di S. Rita, nel 1922. Il nome “Maggiolata” nacque ad Ortona, in quell’anno, proprio in riferimento al mese mariano. Ad Ortona, fu ovviamente abbinata alla festa del Perdono di S. Tommaso Apostolo. In Toscana “Maggiolata” ha un significato diverso, perché indica una serie di canti che salutano l’arrivo del mese di maggio, analogo alla festa del Verde Giorgio di S. Giovanni Lipioni, all’estremità meridionale della Provincia di Chieti. La kermesse itinerante si ferma davanti alle case, e il padrone ricambia l’augurio con doni in natura.

In precedenza, appena terminata la Grande Guerra, il festival si chiamò “Piedigrotta d’Abruzzo”, perché ripeteva in versione abruzzese, quanto avveniva nella periferia partenopea. In Atri già si svolgeva una simile festa, fissata la 13 giugno, festa di S. Antonio di Padova, con carri trainati dai buoi, e la sfilata lungo Corso Elio Adriano, la strada più larga della cittadina. La partenza era nell’allora Piazza del Popolo, e così rimase per le storiche Maggiolate degli anni ’20.

Regista, organizzatore e protagonista della kermesse primaverile, il M° Antonio Di Jorio, padre della canzone abruzzese. Era giunto in Atri nel 1921, con la consorte, Caterina Rafanelli, e la figlioletta in fasce, Pasquina, quasi rammaricata di non essere nata nella città degli Acquaviva, ma in Atessa. Grazie all’opera del M°Prof. Concezio Leonzi, direttore dell’archivio-museo del maestro di Atessa e del coro folkloristico che ne porta il nome, abbiamo conosciuto il poliedrico Di Jorio, un artista che ha spaziato dal melodramma alla musica per banda, dalla musica per pianoforte all’operetta, dalla canzone napoletana alla polifonia sacra. L’indimenticabile Maestro fu precursore del Festival della Canzone italiana di Sanremo.

Per il profano, Antonio Di Jorio rimane soprattutto e prima di tutto il compositore delle più significative canzoni abruzzesi. Questo grazie ai cori che ne hanno diffuso in tutto il mondo le pagine. In primis al coro “A. Di Jorio”, l’associazione più longeva di Atri insieme al circolo studentesco. Il Maestro di Atessa ha avuto tra i principali parolieri gli umanisti Luigi Illuminati, Evandro Marcolongo, Cesare De Titta, Giuseppino Mincione e Raffaele Tini.

La “Maggiolata” era caratterizzata da allegri cori, composti da giovani con il costume della festa. I canti erano accompagnati dall’organetto diatonico o dalla fisarmonica. Atri ha vissuto il secondo periodo d’oro del folklore abruzzese, il più significativo. Il primo, comincia nel 1888, sul sagrato della Chiesa di S. Maria di Gesù a Francavilla al mare, dove ora sorge il monumento a Francesco Paolo Michetti. In quella piazza fu eseguita da un coro, la prima canzone abruzzese della storia.

La tradizione riprese dopo la IIa guerra mondiale, e già nel 1946 abbiamo la “Festa di maggio” nello sgargiante cartellone di S. Rita. Se negli anni ’20 la cittadina non aveva una formazione corale stabile, nel secondo dopoguerra comincia la storia dei gruppi folkloristici, composti dalla cantoria di S. Francesco, da giovani e ragazze di Atri, con il costume riecheggiante quello del XIX secolo.

Nel 1973, quando comincia il terzo periodo del folklore regionale, su proposta dell’Assessore Prof. Pino Zanni Ulisse, la “Maggiolata” viene trasferita al pomeriggio del 15 agosto, anche se la dicitura originaria è sostituita dalla “sfilata di carri aprutini”. Due anni dopo, la kermesse è prolungata, in Piazza G. Marconi (poco dopo il cambiamento in Duchi d’Acquaviva), con la rassegna di cori, dove intervengono compagini da tutta Europa. La sfilata di carri raggiunge l’apice nel 1982, e diventa una kermesse di interesse nazionale. Presentatrice della rassegna è Ivana Vaccari, primo volto femminile del TG3-Abruzzo, entrato nelle case di tutta la regione nel dicembre 1979.

Nel 1989 prologo della kermesse, è la presentazione del secondo LP del coro “A. Di Jorio”, diretto dal M°  Prof. Concezio Leonzi, con organico quasi completamente rinnovato, e tante voci giovani. I canti risuonano nel Chiostro della Basilica Concattedrale, e tra i brani, “Famme murì”, musica di Antonio Di Jorio e testo di Cesare De Titta, con interpretazione di Anna Tatasciore. Una canzone struggente, dove possiamo ricostruire qualche brandello della vita del poeta trilingue di S. Eusanio del Sangro, dotato di velocipede anche per smaltire i lauti pranzi alle falde della Maiella, dove si recava, altre volte, in sidecar, mentre l’amico al volante ne ascoltava qualche confidenza.

Nel 1998 e nel 1999, la “Maggiolata” fu sostituita dal Corteo Storico, forse con l’intenzione di cancellare questa non antichissima tradizione atriana, nata cento anni fa. Nel 2000, riprese la consuetudine dei carri dipinti trainati dai buoi, anche se, per motivi di organizzazione, fissata al 13 agosto. Intanto stava riprendendo vigore la tradizione della Porta Santa, un tempo aperta alle 17, durante i Primi Vespri dell’Assunta e con pochi fedeli.

E oggi la tradizione continua, dopo un secolo, regalando agli atriani, agli abruzzesi e ai turisti di tutto il mondo, tanta musica e poesia, tramandata da nonni e bisnonni, in un contesto di valori e di socialità.

SANTINO VERNA