Pubblicato Lunedì, 18 Luglio 2022
Scritto da Santino Verna

I SANTI GIOACCHINO E ANNA

I NONNI DI GESU’ NELLA CATTEDRALE DI ATRI

Il ciclo pittorico della Cattedrale di Atri ha per tema, nei pannelli, la vita di Gesù e di Maria, tratta dai Vangeli canonici e apocrifi. Opera di Andrea Delitio e collaboratori, risale alla seconda metà del XV sec. I tre lunettoni che per tre quarti chiudono il coro, hanno per soggetto S. Gioachino e di conseguenza, S. Anna, entrambi legati all’infanzia di Maria Santissima, eponima della Cattedrale.

I nonni di Gesù, solo dal 1969 sono festeggiati insieme, per volere della riforma liturgica di S. Paolo VI. In precedenza, S. Anna era festeggiata, come ora, il 26 luglio, mentre lo sposo nella domenica tra il 15 e il 22 agosto. La scelta di tale giorno, aveva influssi bizantini. Un Santo doveva essere incasellato accanto (prima o dopo) al Mistero del quale era partecipe. Per questo S. Gioachino, fu abbinato alla solennità dell’Assunzione di Maria in Cielo. Papa Sarto, per restituire alla domenica carattere cristocentrico, assegnò al nonno di Gesù la data del 16 agosto.

Con l’unificazione delle feste dei due Santi, il 26 luglio, nella mentalità popolare è rimasto il giorno di S. Anna, protettrice delle partorienti. Per volere di Papa Francesco è la giornata mondiale dei nonni, e allora dobbiamo chiamare correttamente la festa, dei SS. Gioachino e Anna.

L’altare di patronato Acquaviva, nella navata destra della Cattedrale di Atri, fu eretta all’inizio del XVI sec. , in pietra della Maiella, opera di Paolo De Garviis, da Isabella Piccolomini-Todeschini, moglie del duca Andrea Matteo. Dedicata alla Madonna e a S. Anna, divenne popolarmente altare di S. Anna, e S. Gioachino, ancora una volta rimase in secondo piano. L’agile e raffinato manufatto era ubicato accanto al presbiterio, nel passaggio interno tra l’Altar Maggiore e la Chiesa di S. Reparata. Per il popolo atriano era l’altare “degli sposi”, perché vi si celebravano i matrimoni. Dove oggi è l’altare di S. Anna, con gli stemmi, sul ciborio, Acquaviva d’Aragona e Piccolomini-Todeschini, era la cappella (per la verità altare, ma in Atri si usano molto le metonimie) della Madonna dei Miracoli, con il sarcofago del Beato Nicola.

Pala d’altare è la tela riecheggiante lo stile dei Carracci, raffigurante Maria Bambina, accompagnata da Anna e Gioachino. L’opera per tanti anni fu custodita nel Museo Capitolare e sostituita da un quadro più modesto, sempre con il medesimo soggetto. Grande la devozione a S. Anna, nome molto comune, un po' meno a S. Gioachino, e gli atriani con il nome del nonno di Gesù, sono sempre stati pochissimi.

Questo nome riacquistò una fetta di popolarità, con Papa Gioachino Pecci, Leone XIII, il Pontefice della Rerum Novarum, legato ad Atri, per almeno due motivi: la beatificazione di Rodolfo Acquaviva e compagni nel 1893 e la canonizzazione di S. Rita, nel 1900. Dodici mesi dopo, concesse alla Chiesa di S. Spirito il breve dell’indulgenza, nella festa della Santa degli impossibili. Questa può essere lucrata (termine oggi fuori moda, peraltro presente nel motto del Vescovo Giuseppe Morticelli, sulla cattedra atriana durante il pontificato di Leone), dal 21 al 29 maggio di ogni anno.

L’altare di S. Anna, l’unico coperto da volta a crociera, testimonianza della precedente architettura, nella prima campata della navata destra, è uno dei due cimeli del De Garviis, insieme al coevo fonte battesimale, la cui vasca includa la vaschetta dei leoncini. Un altare più legato all’arte che alla devozione.

In Atri la devozione ai SS. Gioachino e Anna si sviluppò nella Chiesa di S. Spirito, custodita dagli Agostiniani Scalzi che associavano la condizione sponsale dei genitori di Maria e nonni di Gesù, a quella di S. Monica e soprattutto di S. Rita. Il culto si accentuò con la presenza dell’attiguo ospedale, dove le gestanti andavano a partorirsi, quando il parto era problematico. Il simulacro vestito, manufatto ottocentesco, ritrae S.Anna e la Madonna nell’iconografia tradizionale, con aureola santorale per la Santa e quella delle dodici stelle per l’Immacolata. I colori della veste di S. Anna erano tradizionalmente il rosso, l’azzurro e il verde, anche se all’inizio dell’età contemporanea il rosso poteva andare verso il rosa o l’arancio. La statua di S. Gioachino, invece, nel 1824 fu trasformata in S. Francesco Saverio, perché gli atriani volendo ricordare la missione di S. Gaspare, non disponendo dell’immagine del patrono delle missioni, attuarono il cambiamento.

La festa di S. Anna, con programma soltanto religioso, è sempre un appuntamento molto amato dai contradaioli di Capo d’Atri, e da quanti, trasferiti nel rione S. Antonio, tornano nei luoghi dell’infanzia. Due “colonizzazioni ravvicinate”, per dirla con linguaggio demologico, sono state la festa dell’anziano e quella di S. Anna, nel quartiere dei fiori a Pineto.

La festa dell’anziano, nata negli anni ’90, dall’idea di Antonino Modestini, si svolgeva in Piazza Mambelli, con celebrazione nella Chiesa di S. Gabriele. L’allora Parroco Don Paolo Pallini accolse, insieme al gruppo parrocchiale, la festa con grande gioia.

La festa di S. Anna a Pineto, nel quartiere la cui odonomastica ha i nomi dei fiori (soluzione analoga a tante altre città), è preceduta da novena e ha un programma religioso e ricreativo. I momenti di aggregazione si svolgono intorno alla cappella, dove diventa tangibile e visibile la preghiera ai nonni di Gesù e a tutti i nostri nonni.

SANTINO VERNA