Pubblicato Martedì, 05 Aprile 2022
Scritto da Nicola Dell'Arena

Opinioni \ Riflessioni

AZIONI DEL PAPA E TELEFONATE

25 marzo. Papa Francesco compie due gesti di grande importanza  per la crisi tra Russia e Ucraina. Il primo non é stato avvertito da nessuno mentre il secondo è stato vissuto da tutto il mondo.

La mattina, all’udienza con il Cif (Centro italiano femminile), Papa Francesco dice “Pazzi gli stati che spendono il 2% del PIL in armi. Mi sono vergognato”. Il pomeriggio, alle 17,00 la consacrazione del mondo al Cuore immacolato di Maria. Il Papa è nettamente contrario, in contrasto con i cardinali tedeschi, all’invio di aiuti militari (armi e persone all’Ucraina).

Il rimprovero della mattina è durissimo e travolge in pieno il governo italiano ma anche i governi europei. Sono anni che in Europa vige il 2% e in Italia solo ora si ricordano di applicarla. È un chiaro segno di provocazione nei confronti della Russia e di continuare a buttare benzina sul fuoco della guerra. L’Italia ha approvato di inviare 2000 militari e armi in Ucraina, altra provocazione che porterebbe alla terza guerra mondiale.

Dopo l’Atto di consacrazione torno a casa e faccio in tempo a sentire il TG. Se Putin vuole la pace Macron è pronto a parlare con Putin. Se Putin vuole la pace Draghi è pronto a parlare con Putin.

Mi chiedo, questa volta Macron e Draghi vanno con le mani vuote, come è stato finora, o portano qualche segno di pace? Mi chiedo, cosa è accaduto per questo repentino cambiamento? Sono stati i fatti del Papa o la richiesta russa di pagare in rubli?

Per me, le parole e l’Atto di consacrazione hanno avuto un certo peso per fermare la deriva da guerrafondaio che stava permeando l’Italia. I sondaggi dicono che tra il 70 e 80 % di italiani non vogliono né l’invio di armi in Ucraina e né l’aumento del 2% delle spese militari.

29 marzo. Macron e Putin  parlano al telefono per 1 ora. Macron parla di tregua e di rispetto del diritto umanitario e chiede che sia garantita una operazione umanitaria nei prossimi giorni. Parlano anche del pagamento in rubli del gas. Putin risponde che “i nazisti (i giornali italiani li chiama nazionalisti) si arrendono a Mariupol”. Lo stesso giorno, il tedesco, Scholz parla per 1 ora al telefono con Putin, stesso argomento e materia di Macron.

30 marzo. Draghi parla al telefono, per 45 minuti, con Putin. Draghi comincia alla meraviglia “La chiamo per parlare di pace” ma subito però butta la bomba il cessate il fuoco unilaterale e segnali di de–escalation. Anche Draghi parla del pagamento del gas in rubli.

Risultato finale, visto gli sviluppi successivi, Putin non è arretrato di un millimetro, l’unica cosa concessa è quella di “continuare a restare in contatto”. Sono irriverente ma penso che a telecamere spente Putin si sia fatta una risata.

I tre hanno detto che sia l’Ucraina che la Russia sono favorevoli che facciano i garanti della sicurezza nell’accordo che stanno trattando. Ma anche i tre sono d’accordo nel farlo. Qualche fiorellino a Putin l’hanno portato.

Nicola Dell’Arena