UNA NUOVA RUBRICA CURATA DA SANTINO VERNA

ANTICHI MESTIERI DI ATRI

Rinomata per il suo artigianato, Atri nel suo centro storico aveva tante botteghe che non erano soltanto luoghi di lavoro, ma anche di ritrovo, quando non c’era ancora il piccolo schermo e, ovviamente, nessuno poteva immaginare la rivoluzione informatica. La passeggiata quotidiana prevedeva spesso la sosta dall’amico artigiano, barbiere, sarto, calzolaio o falegname.

L’artigianato è rimasto implicato nella storia e nelle tradizioni popolari di Atri. Nella Cattedrale di Atri esisteva la Congrega dei Sarti con l’altare dei SS. Nicola e Omobono, nella navata destra. E ogni anno, il 6 dicembre, memoria liturgica di S. Nicola di Mira (o di Bari), organizzavano la festa con l’accensione e la sfilata dei “faugni”, i fuochi del solstizio invernale che sottolineano la fine della fase discendente del sole e annunciano l’annuale ritorno della bella stagione.

L’artigianato ha avuto felici espressioni artistiche come il pulpito nella chiesa di S. Giovanni, non più utilizzato, ma musealizzato, seguendo la sorte del pergamo di Giovanni Pisano nell’eponima città. Dall’uso liturgico all’ammirazione dei turisti e dei cittadini più avanti negli anni che attraverso un manufatto ricostruiscono episodi della fanciullezza e momenti lieti della vita.

Le attività hanno riguardato anche il mondo femminile, come l’arte dolciaria delle clarisse che conservano il servizio di “ostiarole”, locuzione cara al compianto maestro Luigi Braccili che faceva però riferimento alle Figlie di S. Giuseppe a Chieti. Il giornalista rosetano si è occupato egregiamente degli antichi mestieri e da lui traggo molti spunti per questa carrellata nel paese dei calanchi.

SANTINO VERNA