Pubblicato Martedì, 02 Novembre 2021
Scritto da Santino Verna

RICORDO DI UN AMICO DI ATRI:

RAFFAELE FRATICELLI

Il primo novembre, solennità di Ognissanti, entrava nella Pasqua eterna il poeta Raffaele Fraticelli. Non poeta dialettale come viene definito, ma poeta nel vero senso della parola. Amico di Atri, perché era giunto più volte nella cittadina acquaviviana per declamare componimenti in vernacolo e incontrare gli amici.

Nato a Chieti nel 1924, aveva vissuto dolorosamente la pagina della guerra, rifugiandosi nella torre campanaria della Chiesa della Trinità, dopo Corso Marrucino, vicino al Seminario Regionale. Rimase sempre affezionato a quella Parrocchia, dove era impegnato nell’organizzazione di campi estivi. Era un nonno e un papà premuroso con i ragazzi, come ha ricordato un suo amico e concittadino, Cesare Di Giovanni, docente di latino e greco al liceo “G.D’Annunzio” di Pescara, di dieci anni più giovane, adesso in pensione

Nel 1954 cominciò la collaborazione di Raffaele con la neonata sede regionale RAI di Pescara. Fu coinvolto dal Dott. Edoardo Tiboni che voleva valorizzare i talenti abruzzesi attraverso la scatola sonora. Nacque il personaggio di “zì Carminuccio”, l’abruzzese alle prese con la burocrazia. Tra le poesie più celebri di Fraticelli quella del Venerdì Santo, sulla processione più famosa d’Abruzzo e forse d’Italia, perché risalente secondo la tradizione al IX secolo, e soprattutto perché ha per sottofondo il Miserere di Selecchy.

Raffaele Fraticelli si conquistò l’affetto degli abruzzesi che ne conoscevano all’inizio solo la voce. Una signora molto anziana era incantata dalle poesie, piene di spunti di riflessione, spiritualità e umanità e desiderava conoscere il poeta dal vivo. Se lo immaginava diversamente e rimase un po' delusa quando avvenne l’incontro nella sua casa. Fisicamente esile, sempre elegante, era un uomo raffinato e dolce.

Il 29 ottobre 1983, quasi alla fine del servizio in RAI, incontrò S. Giovanni Paolo II nell’aula “Paolo VI” in Vaticano. Gli consegnò un libro di poesie. Il poeta chietino fu presentato al Papa, dall’allora Arcivescovo di Chieti-Vasto Mons.Vincenzo Fagiolo, alla vigilia della partenza per la capitale dove il Papa lo aveva chiamato per ricoprire il ruolo di Segretario della Congregazione dei Religiosi. L’occasione fu offerta dalla restituzione della visita del Papa polacco giunto a San Salvo e Termoli, il 19 marzo dello stesso anno, per l’annuale incontro con i lavoratori. S. Giovanni Paolo II era devoto del padre davidico di Gesù, non solo perché era stato operaio (come S. Giuseppe), ma perché si chiamava Karol Joseph. Alla rappresentanza del popolo chietino e vastese (il Card. Fagiolo si era impegnato per la rinascita della diocesi di Vasto, poi incorporata a Chieti, formando diocesi unica come la quasi totalità delle Chiese in Italia), si aggiunse il folto drappello della RAI di Pescara, perché le telecamere di Via De Amicis avevano ripreso la visita a S. Salvo (per Termoli erano arrivate da Campobasso). Prima dell’incontro con il Papa, il futuro porporato Vincenzo Fagiolo aveva celebrato la S. Messa nella Basilica di S. Pietro, con i suoi sacerdoti e i pellegrini. Fraticelli rappresentava in pari tempo la diocesi di origine e residenza e la sede RAI, con giornalisti, impiegati e tecnici con le loro famiglie. C’era l’eco di un evento straordinario, perché un Papa non tornava nella diocesi di Chieti-Vasto da otto secoli.

Raffaele riattivò due tradizioni popolari nel Chietino, con il commento in vernacolo: la pantomima del lupo di Pretoro e l’assedio dei Saraceni a Villamagna, rispettivamente con l’intercessione di S. Domenico di Sora (o di Colfornaro) e S. Margherita di Antiochia. La rappresentazione di Pretoro poteva esser letta come un contraltare di Cocullo, dove la statua dell’Abate benedettino, originario del comune di Foligno, è ricoperta dai serpenti. E invece le due kermesse sono complementari.

Con la caratterizzazione di zi Carminuccio, fu voce solista del Sant’Antonio, del coro di Teramo, diretto dal M° Ennio Vetuschi, deceduto tre mesi fa. Fraticelli assunse i panni del cantastorie, in dialetto abruzzese, alle prese con un brevissimo canto sulla vita di S. Antonio Abate, ovviamente riplasmata, con tanto di benedizioni finali, perché la famiglia visitata, nel nome di S. Antonio, doveva offrire alla squadra, talvolta improvvisata, di cantori e suonatori (Fraticelli suonava pure la chitarra), doni in natura, anche per sfidare i rigidi inverni abruzzesi.

Ad Atri ricordiamo Raffaele Fraticelli, il 28 luglio 1996, per “Poesie e serenate”, uno degli appuntamenti di spicco della città dei calanchi. Era venuto su invito di Nino Bindi, nato al Cielo otto mesi fa. E ora si sono ritrovati in Paradiso, anche con Tonino Anello, l’alter ego di Raffaele Fraticelli, il suo omologo per Atri che con Chieti condivide la fede cattolica e i buoni sentimenti umani e cristiani della gente d’Abruzzo.

SANTINO VERNA